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Olaf Scholz e Ursula von der Leyen

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I cittadini tedeschi non fanno salti di gioia per la decisione del cancelliere Scholz di fare 200 miliardi di debito pubblico per sostenere l’economia. Perché preferiscono ridurre i consumi piuttosto che vedere il loro Paese fare debito. La stragrande maggioranza dei giornali tedeschi muove dubbi e perplessità. Capite la gravità dell’errore politico commesso dal cancelliere Scholz che mette a rischio la nuova solidarietà europea, alimenta le distorsioni tra Paesi europei, non ne ricava consenso politico. In Italia questo lungo intervallo per arrivare all’incarico alla Meloni di formare il nuovo governo permette a tutti di fare giochini anche inimmaginabili, ciò indebolisce la Meloni e Draghi in una fase delicatissima per l’Italia che ha una sola strada da percorrere prima di tutte: vincere la sua battaglia in Europa, non in Italia, per un tetto al prezzo per tutti, disallineamento tra gas e energia da fonti rinnovabili e un nuovo Recovery energetico che metta tutti in sicurezza. Va detto soprattutto a Salvini che se continua a volere piazzare bandierine costringerà anche la Meloni a dovere fare i conti con le sue bandierine interne mentre sta invece tenendo una linea di responsabilità e di serietà istituzionale che va preservata integra fino al voto in parlamento del nuovo governo.

I cittadini tedeschi non fanno salti di gioia per il maxi intervento pubblico del cancelliere Scholz a favore di imprese e famiglie contro il caro gas. Preferiscono ridurre i consumi piuttosto che vedere il loro Paese fare debito. Sono nati e cresciuti con l’incubo della grande inflazione della Repubblica di Weimar dove un chilo di pane arrivò a costare da 250 a 400 miliardi di marchi e contribuì a una caduta rovinosa che spianò la strada al nazismo. La stragrande maggioranza dei giornali tedeschi muove critiche e solleva perplessità sulla decisione del cancelliere Scholz di fare 200 miliardi di debito pubblico per sostenere l’economia produttiva, di suo in fortissima difficoltà, e i bilanci familiari messi entrambi a dura prova dal caro bollette prodotto dal ricatto putiniano sul gas.

Tutti protestano in Germania perché arrivano i soldi pubblici, non perché non arrivano come accade in Italia. Capite la differenza e capite la gravità dell’errore politico commesso dal cancelliere Scholz che mette a rischio la nuova solidarietà europea, alimenta distorsioni gravissime tra Paesi europei che hanno più o meno spazi di bilancio, non ne ricava consenso politico, e fa entrare anche la Germania nel girone dei Paesi che non rinunciano a fare debito alla grande perché altrimenti non riuscirebbero ad andare avanti.

Parliamoci chiaro. L’unica incontestabile verità che emerge giorno dopo giorno sempre di più è la sorprendente scoperta di uno stato di arretratezza e di vulnerabilità della grande manifattura tedesca che nessuno poteva immaginare. Molto accresciuta, peraltro, a grande velocità dall’inadeguatezza attuale del timone politico della barca nei mari tempestosi della guerra nel cuore dell’Europa e dai costi sempre più evidenti e crescenti del pasticciaccio tedesco politico passato. Che è quello di avere intrecciato con Putin interessi sempre più evidenti che fanno parte di un disegno egemonico dell’Est che si è rivelato preoccupante per loro e per l’Europa stessa.

Dovevano almeno rendersene conto un po’ prima e, soprattutto, avevano il dovere di avvisare gli altri. Perché loro, a differenza di italiani e francesi, avevano gli strumenti e le informazioni per capire prima degli altri la gravità dell’attacco autocratico al mondo occidentale già in atto. Hanno avuto di sicuro a disposizione un bagaglio di conoscenze più approfondite che passa attraverso una connivenza con Putin, certo, ma anche con un’alleanza commerciale e industriale con la Cina di Xi Jinping che per lo meno, e non potrebbe essere diversamente visto che ne è uno dei due grandi player, crede e difende il modello di un’economia globalizzata.

In questa cornice internazionale si apre per l’Italia una fase delicatissima a causa della questione energetica che è un’emergenza assoluta per imprese e famiglie intrecciata, a sua volta, con la questione monetaria che vuol dire una Bce che alza i tassi sbagliando politica economica e compra anche meno titoli sovrani italiani di prima. Questo lungo, pur inevitabile intervallo, per arrivare quanto meno all’incarico alla Meloni di formare il nuovo governo permette a tutti di fare giochetti e giochini anche inimmaginabili.

Tutto ciò indebolisce la Meloni e indebolisce Draghi in una fase delicatissima per l’Italia. Che ha una sola strada sicura da percorrere prima di tutte: vincere la sua battaglia in Europa, non in Italia, per un tetto al prezzo per tutti, disallineamento tra gas e energia da fonti rinnovabili e nuovo debito comune per un nuovo Recovery energetico che metta tutti in sicurezza. Germania in primis che non può andare avanti a botte di maxi debiti da 200 miliardi alla volta ogni tre mesi se la situazione bellica con le sue pesantissime derivazioni economiche rimanesse intrappolata.

Intervallo lungo e giochini, che sono poi le solite bandierine della Lega più che di Forza Italia, lasciano tutti nell’incertezza su che cosa succederà. Quella stessa incertezza che ha da tempo bloccato il propellente della fiducia che era legato al fattore reputazionale di Draghi nella pienezza dei suoi poteri che valeva per consumatori e investitori sul piano interno e per i grandi partner internazionali nelle scelte di geopolitica sul piano esterno. Conte, Salvini e Berlusconi hanno sulla coscienza buona parte della grande crisi economica italiana di oggi che viene dal resto del mondo, ma si sviluppa più velocemente di quanto si immaginasse perché sono venuti meno gli anticorpi in casa e fuori avendo indebolito l’unico leader politico europeo che per nostra fortuna era anche capo del governo italiano.

Ora, e va detto soprattutto a Salvini, state almeno fermi per piacere. Perché se si continua a volere piazzare bandierine si costringerà anche la Meloni a dovere fare i conti con le sue bandierine interne mentre sta invece tenendo una linea di responsabilità e di serietà istituzionale che va preservata integra fino al voto in parlamento del nuovo governo. Invece Salvini non rinuncia a dire che dobbiamo fare anche noi come la Germania facendo subito nuovo debito pubblico alla grande per rispondere alle esigenze sacrosante di imprese, commercianti e famiglie tartassati dalla bolletta putiniana. È un po’ come se Berlusconi annunciasse che si è comprato un nuovo jet privato e Salvini dicesse “adesso lo faccio anch’io”. Ignorando il piccolo particolare della differenza tra le disponibilità economiche del primo e del secondo.

Nemmeno il dramma che sta vivendo l’Inghilterra per la follia del maxi debito solo annunciato della nuova premier della destra inglese riesce a contenerlo. Crollo della sterlina, tassi alle stelle, recessione grave, e lì c’è almeno una banca centrale sovrana nazionale che compra e si svena, ma almeno può farlo. Mentre noi abbiamo una sovranità europea condivisa e una banca centrale europea che sta a Francoforte con una guida azzoppata, madame Lagarde, che non sa dare la linea e vuole conciliare gli interessi di tutti finendo spesso con il cedere agli egoismi più forti. Uno come Salvini che si vuole fare accettare e aspira legittimamente a governare, queste cose non dovrebbe nemmeno dirle. Anzi, nemmeno pensarle.

Almeno la stagione elettorale della televendita riteniamola conclusa e smettiamola di mostrare le pentole come si fa nei mercati dove c’è sempre qualche occasione formidabile per l’allocco di turno che è una straordinaria fregatura. Ecco, almeno state fermi, per piacere, in questo intervallo di poche settimane. La frittata è stata fatta, ma se si persevera si squaglia tutto e non si recupera più nemmeno il recuperabile. Che è ancora tanto e di cui non si può perdere nulla.


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