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Questa lezione di verità dimostra che al Paese serve un nuovo Patto sociale che generi un rapporto su basi diverse tra Stato e mondo della produzione e liquidi la stagione delle favole populiste che creano voragini nel bilancio pubblico. Il problema non è Eurostat, ma italiano. Siamo a Pinocchio quando crede al gatto e alla volpe e mette i soldini sotto terra perché così nasce l’albero dei soldi e ne paga le conseguenze perdendo i suoi soldini. Il ministro Giorgetti è credibile quando va contro basi elettorali della coalizione del governo decidendo quello che è giusto. Fondi europei e economia resiliente permettono di costruire un patto fondato sulla realtà e sulla consapevolezza che il primo problema è quello di non fare saltare i conti. Tutti, maggioranza e opposizione, siedono su un cratere che non erutterà solo se saranno credibili.

Siamo arrivati alla prova del nove della credibilità di una politica che è in grado di parlare al Paese dicendo le cose come stanno. Sono in ballo 120 miliardi di crediti di imposta cedibili che sono pari ai 120 miliardi di opere previsti dal Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr).

Siamo costretti oggi a fare i conti con la doppia follia della stagione grillina populista e questo accostamento numerico serve solo a spiegare la portata del fenomeno. Si è deciso di fare due cose che producono consenso: un reddito di cittadinanza praticamente a tutti, a chi ne aveva sacrosanto diritto e a chi non lo aveva affatto, e soldi regalati sempre a tutti per ristrutturare il bene più amato dagli italiani che è la casa.

L’impossibile diventava possibile creando una voragine nel bilancio pubblico nazionale. Che oggi incide con i nuovi criteri contabili di Eurostat direttamente sul bilancio ordinario dello Stato facendo esplodere il deficit e, soprattutto, togliendo a chi governa qualunque margine di intervento. Non nascondiamoci, però, per carità con il solito metodo ragionieristico del più ridicolo giornalismo italiano dietro la solita Europa. Il problema è solo italiano.

Il problema è che non si possono buttare soldi che non ci sono con mezzo Paese che non ha la sanità, non ha gli asili nido, perde ogni giorno pezzi di welfare e tutto intero si trova privo di medicina territoriale. Non abbiamo tutto ciò che serve e buttiamo 50 miliardi l’anno per ristrutturare le case con un incentivo che non c’è in nessuna parte del mondo e mettiamo a rischio il bilancio pubblico del Paese. Siamo semplicemente davanti a qualcosa di irrealizzabile perché si è promesso ciò che produce un conto così salato da togliere ogni margine di manovra contro il caro energia e per fare qualsiasi cosa da qui alla fine dell’anno.

Siamo alla favola di Pinocchio quando crede al gatto e alla volpe e mette i soldini sotto terra perché così nasce l’albero dei soldi e ne paga le conseguenze perdendo anche tutti i suoi soldini. Succede oggi la stessa cosa all’elettorato italiano che ha creduto ai suoi santoni e ora fa i conti con la realtà che supera sempre la propaganda del Vangelo dei loro santoni. Ha fatto bene Giorgetti ad andare contro alcune basi elettorali del centro destra per salvare i conti pubblici come aveva già fatto con la manovra in materia di finanza pubblica prendendo decisioni impopolari a salvaguardia del bene supremo del bilancio dello Stato che appartiene a tutti.

Anzi, per certi versi, i nuovi criteri di Eurostat grazie alla via di fuga della sospensione del patto di stabilita europeo ci permettono di scaricare con meno danni le follie del 2021 e del 2022 che non sono il superbonus comunque esagerato, ma la cedibilità senza regole dei crediti di imposta e le truffe che hanno accompagnato questo fenomeno. Andare oggi avanti così avrebbe voluto dire buttare dai tre ai cinque miliardi al mese in una situazione in cui non hai più margini per fare altri debiti, la Bce non ti compra più i titoli di stato, i tassi di interesse continuano a salire e così via. Follia su follia. Irrealtà su irrealtà .

Quello che serve oggi assolutamente è una politica che abbia il coraggio di parlare con chiarezza e già a partire da domani dica alle forze produttive e sociali che serve un nuovo rapporto tra Stato e mondo della produzione. Che la stagione delle favole e dell’irrealtà è finita e bisogna costruire insieme un nuovo patto sociale e che se ne deve vedere traccia scritta nel documento di economia e finanza di aprile e riscontri puntuali a giugno con la legge di assestamento. Bisogna che sia chiaro a tutti che è un problema serio decine di migliaia di posti di lavoro a rischio, ma è un problema serissimo praticamente irrisolvibile quello di fare saltare il bilancio pubblico.

Perché a quel punto sono a rischio le pensioni come gli stipendi pubblici. Deve essere chiaro a tutti, maggioranza e opposizione, che sono seduti su un cratere che se dovesse eruttare manda tutto in fumo. Se il Partito democratico non è in grado di rompere questo legame sotterraneo con il mondo dell’irrealtà grillino allora sì che va gambe all’aria. Non si tratta qui di fare una politica di destra o di sinistra, ma l’unica possibile per non mandare a scatafascio il Paese. La colpa, a onore del vero, non è solo dei Cinque stelle perché quando si tratta di fare regali sono tutti di manica larga, ci marciano un po’ tutti. Solo ammettendo oggi che il disastro non è colpa esclusiva di uno o di altri si può trovare la solidarietà per trovare la soluzione oggi. La gerarchia delle responsabilità esiste indubbiamente ed è chiara a tutti. Ovviamente chi è più colpevole di tutti non se lo vuole sentire dire, ma come il governo è stato costretto a tagliare con l’accetta per trovare la soluzione dicendo con forza “sospendiamo e basta” così ora bisogna tagliare con l’accetta il dibattito sulle colpe che sono peraltro lampanti per trovare il consenso necessario di tutti e mettere insieme la toppa sul buco.

Che può venire solo da un nuovo patto sociale che generi un rapporto su basi diverse tra Stato italiano e mondo della produzione. La regola della spesa della nuova governance europea in gestazione vieta di continuare a credere alle favole, ma la grande occasione degli investimenti legati al Pnrr e le performance delle esportazioni italiane che continuano a stracciare tedeschi e francesi a loro volta ci dicono che esistono i margini per costruire un nuovo, vero, patto sociale fondato sulla realtà e su una consapevolezza comune. Che è anche quella di bandire il terrorismo delle previsioni catastrofiste delle associazioni delle imprese e dei media che hanno nascosto il miracolo dell’Italia di Draghi attentando al bene comune perché hanno inciso negativamente sulle aspettative. Oggi le cose sembrano andare meglio anche sul versante della comunicazione. Ognuno faccia il suo e tutti ne approfittino.


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