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Pensare di costruire il secondo piano dell’Unione bancaria e del mercato unico dei capitali senza avere costruito il primo piano di un minimo di unione fiscale è velleitario e, alla lunga, pericoloso per la stabilità della casa europea. Ieri il prezzo del gas è sceso sotto i 40 euro a megawattora, ma c’è un’avidità che sfocia nella rapina di bottegai e imprenditori italiani che hanno fatto e fanno grandi profitti perché sussidiati dallo Stato per il caro energia e ora che è sparito non abbassano i prezzi o alzano quelli del carrello della spesa. Entrambi si saldano con i rincari edilizi figli della droga grillina del superbonus. Si aggiungono i tedeschi che fanno sui salari come noi con la scala mobile negli anni ’70/’80. Il miracolo della crescita italiana lo può bloccare solo questo circolo perverso. Si fermino tutti.

Continuare a pensare di potere costruire il secondo piano dell’Unione bancaria e del mercato unico dei capitali senza avere costruito il primo piano di almeno un minimo di unione fiscale europea è di sicuro velleitario. Alla lunga può essere addirittura pericoloso perché semplificando una casa costruita con queste modalità avrà problemi seri di stabilità. Se si continua a parlare di unione bancaria e di mercato unico dei capitali, ma passi avanti non se ne fanno per quanti sforzi si facciano qualche motivo serio deve pure esserci.

E ce ne è uno grande come una casa, il bisticcio di parole è voluto, ed è proprio quello che riguarda la persistente assenza di una volontà collettiva di mettere qualche minimo di capacità fiscale in comune. Il risultato finale è che, se tutto va bene, si resta immobili. Dobbiamo riconoscere che Fabio Panetta, autorevole membro italiano del board della Bce, su questi punti strategici mette in guardia tutti da tempo. Entrando più nei dettagli sull’unione bancaria siamo fermi sulla possibilità di utilizzare un fondo di garanzia europeo dei depositi bancari che dovrebbe essere a vantaggio di tutti, ma è evidente che senza soldi e, cioè, senza che intervengano insieme gli Stati sotto la bandiera dell’Europa non si può fare niente.

Peggio, alcuni Stati del Nord Europa non solo non vogliono mettere niente in comune di finanza pubblica, ma vogliono mettere anche un requisito in più di capitalizzazione delle banche a fronte di quanti titoli pubblici detengono in pancia e così le banche del Sud Europa avrebbero ancora meno credito da dare alle imprese. Come si possa, poi, pensare di fare l’unione dei mercati dei capitali senza fare prima un emittente sovrano unico di titoli resta un altro mistero glorioso. Se continuiamo con il mercato dei titoli sovrani tedesco, francese, italiano, olandese, non andiamo ovviamente da nessuna parte. Non siamo partiti con la sequenza giusta e perseveriamo nell’errore.

Così non andiamo molto lontani perché stiamo continuando a portare a spasso un elefante tenendolo per la coda e ogni proposta di riforma della gestione delle crisi aprendo a interventi di un fondo comune europeo di garanzia dei depositi cade all’istante per assenza di presupposti fondanti con il rischio reale che la coda non tenga più l’elefante. C’è poi il capitolo europeo e italiano non più sostenibili dei profitti sussidiati di imprese e commercianti che rischiano di fare saltare la crescita dell’economia europea e italiana per un’avidità che sfocia nella rapina senza che nessuno intervenga.

Ieri il prezzo del gas è sceso sotto i 40 euro a megawattora toccando il minimo e riportandosi sotto i livelli precedenti la guerra in Ucraina. Le imprese italiane, più ancora di quelle tedesche, le aziende commerciali italiane e tutti i bottegai riuniti, più ancora di quelli tedeschi, hanno fatto e fanno grandi profitti perché gli Stati sono intervenuti e hanno consentito loro di fronteggiare il caro energia di origine bellica. Da otto mesi questi prezzi dell’energia, grazie anche al tetto europeo voluto da Draghi di cui nessuno parla, sono crollati, ma né imprenditori né bottegai hanno diminuito i prezzi di vendita finale dei loro prodotti. I commercianti in casa nostra fanno di peggio perché addirittura continuano ad aumentare i listini del carrello alimentare mentre continuiamo anche a pagare la droga della follia grillina del Superbonus sui prezzi dell’edilizia.

A completare il quadro ci sono, poi, i tedeschi che non solo vedono la loro economia superata nei tassi di crescita da quella italiana, ma hanno preso anche il nostro posto degli anni Settanta e Ottanta quando con la scala mobile loro accusavano noi di fare saltare l’Europa con la rincorsa tra prezzi e salari. Adesso le cicale d’Europa sono diventati tedeschi e olandesi e, a loro modo di vedere, noi dovremmo pagare con il caro tassi della Bce causa inflazione anche i loro sperperi. Questo è troppo.


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