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Non c’è vincolo europeo che tenga per impedire 15 miliardi di investimenti privati dell’Enel legati al rinnovo delle concessioni idroelettriche che aumentano la quota di energia pulita e a quelli infrastrutturali. Gli investimenti delle concessioni partono subito e fanno Pil subito. Occorre togliere i lacci agli investimenti di tutti i grandi player e vincere in Europa la partita del Repower Eu sui crediti di imposta perché è benzina che deve entrare dall’inizio del 2024 nel motore delle imprese. Si prenda atto che non basta qualche aggiustamento sui salari più bassi per smuovere consumi e investimenti. Solo il coraggio della riconciliazione tra sogni e realtà genera fiducia, evita che il bubbone non scoppi nel 2024 e sparisca dall’orizzonte degli anni a venire.

RALLENTIAMO, ma non fasciamoci la testa. Così abbiamo titolato ieri volendo dare conto che il focus speciale dei mercati sull’Italia è stato accantonato anche se non è sparito. Abbiamo anche sottolineato le ragioni per cui abbiamo superato indenni i primi due esami delle agenzie di rating internazionali e ci presentiamo con i compiti fatti davanti all’appuntamento per noi più delicato che è quello di venerdì 17 novembre quando uscirà il verdetto di Moody’s. Si è visto che in termini di finanza pubblica e di sostenibilità del debito chi guida il governo e chi ha la responsabilità dell’economia sono rimasti entrambi con i piedi per terra andando dritti dritti verso il pieno ritorno alla legge Fornero per le pensioni tagliando la spesa più alta al mondo, in rapporto al Pil, e cercando ovunque coperture sia mettendo nuove tasse sia riducendo i trasferimenti a ministeri, regioni e comuni.

C’è anche da dire che, per fortuna, sul piano economico e dei mercati le due guerre, Medio Oriente e Ucraina, non si sono per ora incastrate come si era temuto e non sono, dunque, sopraggiunti nuovi, veri shock energetici. Detto tutto questo e non dimenticandoci mai che le nostre banche non hanno mai fatto utili come adesso e che le nostre imprese corrono sui mercati esteri tanto da avere come Paese un buon avanzo commerciale e posizione finanziaria netta positiva, è abbastanza evidente a tutti che noi un problema grande quanto una casa ce lo abbiamo e riguarda la crescita. Non solo è sovrastimata, ma servirebbe in misura nettamente superiore per garantire una sostenibilità di lungo termine del nostro debito pubblico e abbassare la nostra spesa per interessi. Per uscire da questo circolo perverso ed evitare che scoppi il bubbone della crescita l’anno prossimo, serve oggi il coraggio di fare. Che non vuol dire promettere, ma fare.

Non c’è vincolo europeo che tenga per impedire 15 miliardi di investimenti privati dell’Enel legati al rinnovo delle concessioni idroelettriche che aumentano la quota di energia pulita e a tutti quelli infrastrutturali, a partire da Porto Empedocle, che sono strategici per l’indipendenza energetica italiana e europea. È in ballo un punto di Pil che raddoppia con l’indotto che genererebbe una produzione incrementale del 10% rispetto a quella attuale equivalente a quella ottenibile da 2GW di nuovo fotovoltaico. Gli investimenti legati al rinnovo delle concessioni idroelettriche hanno anche il vantaggio di partire subito e di fare Pil subito. Ovviamente non basta agire per risolvere subito questo problema che è il primo in assoluto per la capacità che ha immediatamente di incidere sul prodotto interno lordo italiano. Bisogna sostenere tutti i programmi di investimenti dei grandi player a lungo termine, a partire da Ferrovie, ma senza escludere nessuno. Così come occorre vincere in Europa la partita del Repower Eu sui crediti di imposta entro la fine dell’anno, non oltre, perché è quella la benzina che deve entrare dall’inizio del 2024 nel motore delle imprese private per fare investimenti di innovazione e creare occupazione di qualità.

Si deve prendere atto che non basta qualche aggiustamento sui salari più bassi per smuovere consumi e investimenti che ora sono fermi e devono invece ripartire immediatamente, non tra qualche mese. Serve il coraggio di fare scelte riformiste e operative e, soprattutto, di saperlo comunicare con il linguaggio della verità in casa e fuori. Perché solo questa operazione di trasparenza e di riconciliazione pubblica tra sogni e realtà può generare la fiducia che serve per evitare che il bubbone non scoppi nel 2024 e sparisca dall’orizzonte interno italiano per gli anni a venire. Sui nuvoloni che vengono dal mondo in subbuglio e dalla doppia guerra non possiamo essere noi a fermare l’acqua che piove dal cielo.

Noi dobbiamo operare in Europa e con la presidenza del G7 perché la geopolitica porti alla governance del nuovo ordine mondiale e blocchi la spirale perversa dei conflitti di matrici autocratica o terroristica. Soprattutto dobbiamo operare in casa per fare quello che noi possiamo fare, è tantissimo, per contribuire ad allontanare l’acquazzone e ad attenuarne eventualmente gli effetti facendo la crescita che noi da soli possiamo fare se solo la politica la smette di chiacchierare e si mette a lavorare su vincoli e ostacoli da togliere a chi si sveglia la mattina e vuole solo produrre reddito e occupazione. Soprattutto il Mezzogiorno, nelle sue componenti private, ha saputo sorprendere tutti negli anni della super crescita post Covid. Questo vuol dire che abbiamo un capitale umano e sociale su cui costruire da soli il nostro futuro. Bisogna, però, investirci ora, non domani. Sarebbe troppo tardi.


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