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La sede di Strasburgo del Parlamento europeo

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La domanda è: l’Europa del debito comune che ne può fare un player globale è uccisa o no dalla vecchia Europa dei ragionieri tedeschi dello zero virgola? La richiesta di un cuscinetto di rigore estremo nasce da sfiducia nell’Italia e proviene dalla Germania che non rispetta la sua regola del freno al debito certificando che con tale stupidità si sono chiusi in gabbia da soli. Ora vorrebbero chiudere in gabbia l’intera Europa con la stessa stupidità. È troppo.

OGGI sul nuovo patto di stabilità e crescita europeo si comincia a giocare la partita della sfida tra passato e futuro dell’Europa. Il rischio capitale è che, prima o dopo che sia, per miopi ragioni di politiche interne nazionali, a prevalere sia il passato invece che il futuro. Purtroppo, l’Europa continua a non esistere come entità politica, ma come un gruppo di Paesi che non si fidano l’uno dell’altro. Bisogna capire se l’Europa che arriva oggi a litigare sul patto di stabilità e crescita è quella che ha fatto Next Generation Eu, l’Europa post Covid del debito comune e della solidarietà, che è l’unica che può affrontare le sfide future del digitale e della transizione ecologica e misurarsi con l’uscita possibile dalla guerra in Ucraina e dal conflitto del Medio Oriente o se invece è stata uccisa dalla vecchia Europa dei ragionieri tedeschi dello zero virgola del deficit e della gabbia dei debiti di quello che chiamano nuovo patto, ma è la riproposizione in peggio di tutto ciò che ha tolto al Vecchio Continente molti dei suoi primati e lo ha relegato a un ruolo di comprimario tra i grandi player globali.

In queste condizioni l’aria che tira è quella obbligata del nuovo rinvio e il gioco negoziale che l’Italia si accinge a mettere in campo parte dal potere di veto che è esercitabile su un pezzo del nuovo Patto. L’Italia si presenta all’appuntamento con quello che doveva essere il rush finale pronta a porre il veto sul braccio correttivo per approvare il quale è richiesta esplicitamente l’unanimità. Senza di essa regole e regoline dell’ultima ora non possono essere inserite e, dunque, tutto si blocca. Perché qui bisogna dire le cose come stanno. Si può discutere ovviamente ogni dettaglio, ma lo spirito con cui questa Commissione ormai a fine mandato ha approcciato dall’inizio il nuovo Patto esprimeva lo spirito solidale degli eurobond che hanno fatto seguito alla pandemia con la volontà dichiarata di superare la zoppìa ciampiana del patto sospeso di Maastricht per mettere finalmente al centro la crescita e recuperare il massimo di flessibilità possibile nei parametri di finanza pubblica. I quali devono esprimere l’obbligatoria serietà, ma non diventare a loro volta causa di mancata crescita e aumentata insostenibilità dei debiti nazionali.

Ovviamente questo vale soprattutto per l’Italia, ma anche ad esempio per la Francia, cioè per due delle tre principali economie europee. Si era partiti così. Che vuol dire partire con il piede giusto. Il punto è che, come abbiamo anticipato da un po’ mentre tutti in casa osannavano la virtù europea tedesca e parlavano masochisticamente solo del debito pubblico italiano, improvvisamente si è assistito a un brusco risveglio della Germania formalista e super rigorista degli errori passati che hanno già nuociuto all’intera Europa e che si ripresenta oggi con l’aggravante di un’economia in recessione e di un carico inusuale di pasticci fatti con la finanza pubblica.

Quindi non è più credibile e, peraltro, danneggerebbe anche se stessa. Resta il fatto, però, che il nuovo Patto che la Commissione voleva flessibile e orientato a favorire la crescita, è stato caricato dalla stessa Germania e dai suoi alleati del Nord di troppe regole nuove che ingarbugliano tutto e che, soprattutto, tradiscono totalmente il senso dello spirito nuovo che tutti avevano dichiarato di volere perseguire. La Germania e i suoi alleati si sono improvvisamente irrigiditi, anche questo lo avevamo anticipato, e hanno ripreso a parlare e preteso di metterlo nero su bianco che l’obiettivo minimo di deficit/Pil dei Paesi è di fatto l’1,5%. Perché con il solito computo ragionieristico che uccide ogni idea di Europa politica, pretendono un cuscinetto di sicurezza, come dicono loro, che li copre sul rispetto da parte di tutti sempre e comunque del tetto del 3% anche in presenza di qualsivoglia nuovo shock economico.

Si tratta, come ci insegnano le grandi crisi legate alla pandemia e ai nuovi conflitti, di un’eresia assoluta. Per di più la richiesta di questo cuscinetto, che denota solo mancanza di fiducia essenzialmente nei confronti dell’Italia, proviene da un Paese che manifestamente non è in grado di rispettare le regole di finanza pubblica che si è data da sola con il freno al debito e che ha dovuto riconoscere di avere ben 29 fondi speciali fuori bilancio per un ammontare complessivo di 850 miliardi. Per carità, se andiamo a fare i conti, si scopre che il peso effettivo del debito tedesco sul pil ovviamente sale, ma è nettamente più virtuoso di quello italiano e francese, ma il punto è che la regola interna che loro stessi si sono dati è fondamentalmente stupida e certifica che, con questa stupidità, si sono chiusi in gabbia da soli.

Ora, con la stessa stupidità, vorrebbero chiudere in gabbia l’intera Europa perché la formazione liberale del ministro delle Finanze Lindner è in forte difficoltà e ha bisogno di un trofeo europeo a spese degli italiani da dare in pasto ai suoi elettori e non scendere così, almeno si illude, sotto la soglia del 5% alle europee. Francamente, ci sembra davvero un interesse troppo piccolo di un partito troppo piccolo per colpire al cuore in un colpo solo Europa e Germania.


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