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Abbiamo fatto decine di miliardi di sprechi e frodi da condannare duramente, ma la Francia ha dilapidato più di 650 miliardi di nuovo debito, rispetto al 2019, senza produrre una crescita apprezzabile. Quando arriveranno il 22 aprile i dati Eurostat sarà chiaro a tutti che il debito/Pil italiano è sceso al 137 dal 140 dopo un tetto del 154,9 nel 2020 ed è, quindi, sceso di oltre 17 punti rimettendo in moto l’economia italiana, la bella addormentata d’Europa, e guadagnando un rilevante credito internazionale mentre la Francia ha debiti con l’estero pari a 1/4 del Pil. Che cosa aspettano le agenzie di rating a cambiare il loro giudizio su Italia e Francia?


I veri debiti li vedremo il 22 di aprile con i dati dell’Eurostat sulla finanza pubblica dei Paesi europei e scopriremo che la Francia ha fatto debito molto più di noi, oltre i 650 miliardi, e non ha ottenuto niente. Come se avessero fatto quattro Superbonus ottenendo una crescita di prodotto interno lordo (Pil) pro capite, rispetto al 2019, dello 0,1% contro il 4,8 italiano. Rapporto analogo si ha con la Spagna che si ferma allo 0,1% di aumento di Pil pro capite, ma che è riuscita pur essendo un Paese più piccolo a fare malcontati oltre 300 miliardi di debito pubblico in più in quattro anni. Noi ne abbiamo fatti 400 in più, ma di questi circa la metà sono spesa per interessi. Per gli altri questo rapporto è invertito perché sono debiti contratti attraverso sbilanci primari che vogliono dire spesa pubblica effettiva in più.

Altrove hanno dilapidato risorse in assistenza pubblica e, rispetto al 2019, sono cresciuti se tutto va bene meno della metà di noi in Francia e poco più della metà di noi in Spagna in termini di Pil assoluto, non pro capite dove le cose per loro sono andate come già detto molto peggio sempre rispetto a noi. La Germania è addirittura ferma e, in termini di Pil pro capite, è ancora sotto addirittura dell’1% rispetto ai livelli del 2019. Sia ben chiaro.

Abbiamo fatto decine di miliardi di sprechi e frodi da condannare duramente senza se e senza ma su Superbonus e affini, non ultimi i bonus sismici, perché i profittatori sono sempre in agguato e hanno scavato i loro solchi speculando sulle cessioni dei crediti e sugli sconti in fattura, ma non ci dimentichiamo mai che la Francia ha dilapidato più di 650 miliardi di nuovo debito, sempre rispetto al 2019, per sostenere i redditi e tamponare la crisi sociale latente senza produrre una crescita apprezzabile. In termini di Pil pro capite, la stessa Spagna è ferma (+0,1%) mentre la Germania è addirittura sotto, noi invece continuano a fare crescita e occupazione. Per questo, a nostro avviso, le agenzie di rating dovrebbero cambiare il giudizio sull’Italia e sulla Francia migliorando nettamente il primo e peggiorando nettamente il secondo. Se avessimo fatto tutto bene anche sui superbonus, dando un po’ meno e evitando truffe e sprechi, saremmo riusciti a crescere lo stesso e avremmo fatto comunque meglio degli altri in termini di crescita di Pil assoluto e pro capite, mentre tutto il nuovo maxi debito pubblico francese è servito solo a disinnescare parzialmente la bomba sociale che c’è in Francia. Parigi è una delle città più ricche d’Europa, ma ha dentro l’atomica innescata dalle disparità sociali.

Non è un caso che i giornali francesi hanno da tempo lanciato l’allarme e Le Figaro ha aperto addirittura il giornale con un titolo che parla di debito pubblico fuori controllo avendo raggiunto la cifra monstre di 3100 miliardi, che sono quasi 250 miliardi in più di quello italiano. Noi abbiamo avuto dei profittatori che ci hanno fatto buttare al vento decine di miliardi, ma il resto dei bonus ha agito sulla crescita insieme alla spinta decisiva dei record sull’export, mentre loro in Francia hanno dato i soldi gratis alla gente, hanno dilapidato risorse in pensioni e assistenza sociale dove non puoi più toccare nulla, e non hanno neppure la nostra crescita. Quando arriveranno i dati dell’Eurostat sarà chiaro a tutti che il debito/Pil italiano è sceso al 137 dal 140 dopo avere toccato un tetto del 154,9 nel 2020 ed è, quindi, sceso di 17,8 punti. Capisco che negli anni prossimi mancheranno un po’ di entrate fiscali perché si potranno dedurre i crediti di imposta, il Pil però è cresciuto moltissimo e si è rimessa in moto l’economia italiana che era la bella addormentata d’Europa. Se prendiamo gli ultimi dieci anni, dal 2014 al 2023, il debito/ Pil italiano è sostanzialmente sempre lo stesso di un punto e mezzo in piùmentre quello francese è aumentato di quasi 15 punti.

Questa è la differenza tra un Paese che ha tenuto comunque sotto controllo la finanza pubblica nonostante gli errori dei superbonus, sprechi e frodi e prodotto supercrescita, mentre in Francia hanno fatto quattro Superbonus assistenziali con il risultato di un’economia che va male. Anche sul rapporto debito/Pil come indicatore principe, ci sarebbe qualcosina da dire. Perché è vero che in questo rapporto il debito è sostenuto dal prelievo fiscale di un Paese, ma è altrettanto vero che a sostenere il debito di un Paese sono complessivamente le sue risorse finanziare che, nel nostro caso, sono per tre quarti in mani italiane – esprimono la nostra ricchezza finanziaria – mentre i francesi hanno la metà del debito collocata fuori dal loro Paese.

Ancora: noi abbiamo un credito internazionale perché abbiamo una posizione finanziaria netta positiva, loro hanno uno stock di debiti esteri che è pari a un quarto del loro Pil. Se le agenzie di rating prendessero atto della realtà e potessimo pagare gli stessi interessi che pagano i francesi per collocare i loro titoli pubblici, noi risparmieremmo 25 miliardi l’anno e il nostro debito pubblico non sarebbe mai salito tranne i tre anni pandemici. Fa comodo un po’ a tutti, assicurazioni tedesche e investitori americani, comprare titoli pubblici italiani sicuri e prendersi un rendimento da Paese a rischio, ma è proprio questa la distorsione principe che va corretta raccontando l’economia italiana per quello che è realmente, ovviamente con il suo problema pesante di debito pubblico, ma anche con quelle che sono la sua forza finanziaria e la sua capacità ritrovata di fare crescita e tornare a produrre reddito e lavoro. Non può essere solo un caso che continuiamo a collezionare di mese in mese record di nuovi occupati.


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