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Vladimir Putin e Elvira Nabiulina

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La governatrice Nabiullina ha detto che non si può andare avanti a lungo con le scorte (“il tempo è limitato”) e che gli effetti delle sanzioni sono crollo del Pil, inflazione alle stelle e catene di produzione anche per i riarmi da cambiare. A conferma che la sanzione ideata da Draghi di congelare le riserve estere della banca centrale ha colpito. Effetti a catena (dati FMI) di guerra e sanzioni: il mondo perde quasi un punto di Pil (0,8%) fermandosi al 3,6%, l’Europa arretra ancora di più perdendo più di un punto (al 2,8 dal 3,9%) per Germania e Italia si tagliano le previsioni di 1,7 e 1,5% dovendo pagare il conto più alto perché hanno le economie più dipendenti dalla Russia sul piano energetico. Morale: avanti sulle sanzioni perché fanno molto male, ma senza superare la soglia tabù del gas che nel breve metterebbe a terra le economie italiana e tedesca e farebbe un gran male a tutti. Nel frattempo mentre il governo Draghi compra gas ovunque non ci si può permettere che non entri in funzione Porto Empedocle perché il tar autorizza la condotta ma non il rigassificatore o perché alla soprintendenza nessuno ha chiesto nulla. Siamo molto oltre la soglia del ridicolo

Il prodotto interno lordo russo calerà dell’8,5% con un peggioramento di undici punti rispetto alle previsioni di gennaio secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI). È sicuramente una previsione fortemente negativa che è di certo fortemente positiva rispetto a quello che accadrà realmente anche se la guerra non sarà lunga e anche se le sanzioni non saliranno ancora di livello. Due ipotesi, purtroppo, ampiamente improbabili. Il tasso di inflazione passa dal 6,7% al 21,3% in un tempo ristrettissimo che è il tipico circuito perverso che prelude alla cosiddetta sindrome Argentina che coincide con il default sovrano di un Paese. Il tasso di disoccupazione è raddoppiato, ma siamo solo agli inizi.

La governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, ha detto testualmente in un suo discorso alla Duma che “le sanzioni hanno colpito in un primo momento il mercato finanziario anche se ora avranno un impatto più forte sull’economia”. Perché sono saltate molte delle catene di produzione, mancano i componenti occidentali di quelle catene, e gli effetti si vedono a occhio nudo sulla produzione in generale ma anche direttamente sull’industria del riarmo. Ha detto la Nabiullina che non si può andare avanti a lungo con le scorte (“il tempo è limitato”) e ha di fatto confermato che l’idea lanciata dal capo di governo italiano, Mario Draghi, non dalla presidente della BCE Christine Lagarde, e cioè la sanzione mai pensata e mai realizzata prima nel mondo di congelare le riserve estere di una banca centrale, ha ottenuto il risultato che si prefiggeva colpendo al cuore l’economia di quel Paese. Le aziende russe dovranno adattarsi perché, ha aggiunto la governatrice, “i problemi principali riguarderanno le restrizioni sulle importazioni e alla logistica del commercio estero”.

La Nabiullina ha parlato il linguaggio della verità: “I produttori russi dovranno cercare nuovi partner, una nuova logistica o passare alla produzione di prodotti delle generazioni precedenti”, ma “per tutto questo ci vorrà tempo”. Ha detto anche che la Banca centrale russa sta valutando di emettere rubli digitali cosa che misura millimetricamente la gravità della situazione finanziaria che è alla base della conseguente crisi economica. Diciamo le cose come stanno: secondo l’istituto di statistica Rosstat i prezzi di frutta e verdura in Russia sono già saliti del 35%, il costo del denaro per le imprese è balzato alle stelle, Goldman Sachs e la Banca Mondiale prevedono una contrazione del pil del 10%. Ultimo dato allarmante: entro i primi di maggio Mosca dovrà rimborsare un forte prestito finanziario ma rischia di non onorare la scadenza perché la maggior parte delle sue riserve valutarie sono bloccate. Su tutto ciò incombe il rischio di default non più solo tecnico ma sovrano a tutti gli effetti al quale la stessa Nabiullina ha annunciato di volersi opporre in sede legale sulla base di un presupposto: Mosca potrebbe onorare il suo debito, ma non può farlo solo per via delle sanzioni dell’Occidente.

Questo, sempre, a proposito della loro efficacia e di chi le riduce con molta prosopopea a robetta in questo o quel talk televisivo.

Che tutto ciò abbia effetti collaterali rilevanti su Italia e Germania prima di tutti, ma sul mondo intero entrato a tutti gli effetti in uno scenario di economia di guerra, è evidente e fuori di discussione. Avrà effetti economici paragonabili alle onde lunghe sismiche, dopo un evento tellurico importante, riduce la crescita e fa aumentare l’inflazione. Il mondo perde quasi un punto di Pil (0,8%) fermandosi al 3,6%, l’Europa arretra ancora di più perdendo più di un punto di Pil (scende al 2,8 dal 3,9%) e, per l’Italia, l’ipotesi di crescita (2,3) è quasi dimezzata rispetto alla previsione di gennaio (3,8%) con un taglio dell’1,5%. Sorte analoga, anzi un po’ più aggravata, per la Germania che, come l’Italia, è l’economia più dipendente dalla Russia sul piano energetico e che vede tagliate le precedenti previsioni dell’1,7%.

Morale: dobbiamo andare avanti sulle sanzioni economiche alla Russia perché fanno molto male – le parole di Putin di segno opposto a quelle della governatrice sono ridicole – ma fermandoci a nostro avviso, davanti a quella soglia tabù del gas che nel breve e medio termine metterebbe a terra le economie italiana e tedesca e farebbe un gran male a tutti. Attenzione, però, quello che non ci possiamo proprio permettere è che mentre il governo italiano acquisisce la leadership europea nelle politiche sanzionatorie nei confronti della Russia e il primato sempre europeo nella campagna di nuovi approvvigionamenti in Africa anche rispetto alla stessa Francia, in Italia dopo 26 anni e con tutto quello che è successo non possa entrare in funzione il rigassificatore di Porto Empedocle perché il Tar autorizza la condotta ma non il rigassificatore o perché alla Soprintendenza nessuno ha chiesto nulla e nessuno sa come si esprimerebbe. Siamo molto oltre la soglia del ridicolo visto che lottiamo contro un doppio shock mondiale, pandemico e guerra europea, con l’aggravio di una ulteriore frenata cinese da “politica zero Covid” e conseguenti grandi chiusure economiche, che dovrebbe almeno consentirci di raggiungere standard minimi di civiltà attuativa degli interventi. Standard che dovrebbero, peraltro, valere e essere operanti indipendentemente dalla eccezionalità. Che è invece pienamente in atto, in questo caso, visto che il nostro governo cerca gas ovunque.

Non è ammissibile che situazioni analoghe a quelle di porto Empedocle si ripetano a Spezia e ovunque. Che l’Italia che dice no con le bandiere della politica della demagogia e con i poteri delle burocrazie asservite puntualmente riemerga. Non è ammissibile che di fronte ai rischi reali della terza recessione ci sia ancora chi perde tempo per difendere i balneari e fare battaglia di retroguardia sul catasto o, peggio ancora, chi fa nulla per sveltire le pratiche burocratiche che accelerano gli investimenti, dalla messa in funzione del rigassificatore alla spesa produttiva prevista dal Piano nazionale di ripresa e di resilienza, anche in quei settori che più stanno soffrendo il morso dell’economia di guerra. Di questa Italietta della doppia morale non ne possiamo più.


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