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Giorgia Meloni a colloquio con Kais Saied

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La partita è prendere atto dell’urgenza di mettere in campo tutto il possibile affinché l’Africa intera non finisca nelle mani di un colonialismo dispotico costruito con le armi dei russi, i soldi dei cinesi, e il peso di vecchi e nuovi dittatori. L’Europa deve essere l’alternativa a tutto ciò portando lo sviluppo nei territori africani perché solo quando avranno lo sviluppo in casa non emigreranno più. Questa è la lungimiranza del Piano Mattei, che raccoglie la traccia morale anticipatrice di La Pira, ma è evidente che non lo può attuare da sola l’Italia. Ci vuole un investimento europeo solidale. Altrimenti si cade nel velleitarismo.

Il viaggio della Meloni in Tunisia rientra in una strategia che appartiene alla tradizione italiana di qualunque colore politico di cercare alleati che siano capaci di porre un argine ai flussi migratori e allo scandalo del traffico di esseri umani con il suo carico di morte e di sofferenze. La storia ci insegna che questo tipo di approccio di politica estera conduce tendenzialmente a dare un po’ di soldi a questo o quello tra dittatori vecchi e nuovi o mezzi dittatori ottenendo in cambio spesso anche molto poco perché si ha a che fare con un sistema generale tendenzialmente molto scorretto, di sicuro opaco, dove gli stessi poteri dittatoriali o autocratici sono alla fine poteri molto deboli.

Ogni governo europeo, in particolare del Sud Europa, ha il dovere di tentare di cambiare le cose, ma ha ragione la Meloni quando dice che l’Europa sta sottovalutando il ruolo dell’Africa nel nuovo mondo e non ha ancora ben compreso che ciò che va sotto il nome di Piano Mattei è il tentativo di rispondere a un problema vero. Perché è sicuro  che l’Africa è una possibile risorsa per l’Europa, ma se si riesce a indirizzarla in una certa maniera inserendola in un circuito virtuoso in cui oggi fa ancora molta fatica a stare.

Altro che nuovo colonialismo italiano, francese o europeo. Qui la partita vera è quella di prendere atto dell’urgenza di fare insieme tutto il possibile affinché l’Africa intera non finisca nelle mani di un colonialismo dispotico costruito con le armi dei russi e i soldi dei cinesi. L’Europa deve essere con i fatti, mettendoci cioè le risorse, gli uomini e la diplomazia, l’alternativa a tutto ciò portando lo sviluppo nei territori africani, perché solo quando avranno lo sviluppo in casa non emigreranno più.  Questa è la lungimiranza del Piano Mattei, che raccoglie la traccia morale anticipatrice di La Pira, ma è evidente che non lo può attuare da sola l’Italia.

Ci vuole un investimento europeo solidale. Altrimenti si cade nel velleitarismo. Per cui a conti fatti due sono le osservazioni di fondo che ci devono guidare.

  1. È fondamentale che il governo del nostro Paese collocato al centro del Mediterraneo intraprenda iniziative politico-diplomatiche a Tunisi come in Libia, ma tutto ciò non è sufficiente perché serve sviluppare una vera e propria iniziativa di pace e di democrazia a tutto tondo. Bisogna costringere con ogni modo e forma questi dittatori a fare i conti con le regole occidentali e gli impegni riformisti reclamati dal Fondo monetario internazionale altrimenti si finirebbe con l’allargare ulteriormente l’area di influenza dittatoriale e involontariamente si lavorerebbe di fatto per il dominio autocratico russo-cinese.
  2. Un’iniziativa di pace e di democrazia così forte farebbe anche molto bene alla Meloni perché esprimerebbe il profilo più alto in politica estera dei conservatori in un mondo dove la globalizzazione è acciaccata e va recuperato il valore del multilateralismo a partire dalle università africane e dal loro gemellaggio con le università del Sud Europa.

Sono questi alcuni dei punti qualificanti della carta di Napoli di Feuromed e non smetteremo mai di spenderci per il primato dell’economia della pace che vuol dire dialogo culturale e religioso e sviluppo alla pari guadagnando l’indipendenza energetica e rafforzando l’industria cominciando da oggi a costruire la nuova classe dirigente del Mediterraneo. È questa la vera sfida del futuro. Che riguarda l’Italia come l’Europa.


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