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Abbraccio tra Mattarella e Macron all'ingresso del Louvre

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Fa un pezzo positivo di politica estera perché toglie la precarietà dovuta ai continui cambiamenti di governo. Per nostra fortuna al Quirinale oggi c’è un Presidente che non ha più solo compiti di arbitraggio, ma quasi di fiancheggiamento del governo. Non è il semipresidenzialismo alla francese ma una forma più soft che si esprime in modo alto nei passaggi delicati. Il ruolo rilevante di Sangiuliano che appartiene alla prima fila dei ministri di qualità del governo guidato dalla Meloni. Che esprime oggi un suo proprio peso politico in Europa avendo mostrato nella politica estera e in economia una capacità affatto scontata di procedere nel solco tracciato da Mario Draghi. Uno dei pochi uomini al mondo che quando parla il mondo lo ascolta

LA GRANDE bellezza di Napoli a Parigi. La mostra onora i legami storici tra Francia e Italia, con il museo di Capodimonte che presta al museo del Louvre una sessantina dei suoi maggiori capolavori. L’unione tra queste due collezioni permetterà di avere una visione unica della pittura italiana in Francia. Nel darne notizia, la presidenza francese sottolinea come la visita della presidenza italiana sia una testimonianza della “relazione di fiducia ed amicizia tra i due presidenti, così come dei legami eccezionali che uniscono i nostri due Paesi. Questi legami si esprimono soprattutto attraverso una ricca cooperazione culturale bilaterale, che occupa un posto centrale nel Trattato del Quirinale”.

Dietro questo splendido simbolo della saldezza dei rapporti tra i due Paesi Fondatori dell’Europa, che guidano la pattuglia delle economie del Sud che salvano oggi l’Europa dalla recessione da caduta tedesca e impongono riflessioni europee comuni, c’è in realtà molto di più. C’è la forza di un semipresidenzialismo di fatto del Capo dello Stato italiano, Sergio Mattarella, che fa un pezzo di politica estera e è senza dubbio un’azione positiva perché toglie precarietà alla nostra politica estera dovuta ai continui cambiamenti di governo e allarga ancora di più anche in questa direzione il ruolo del Quirinale. C’è Macron che offre un pranzo all’Eliseo in forma privata a Mattarella. C’è l’incontro del nostro Capo di Stato con diplomatici italiani e francesi che fanno parte di uno scambio di formazione nell’ambito del Trattato del Quirinale. C’è un incontro con gli studenti dell’istituto Leonardo da Vinci, e poi la visita al Louvre, durante la quale il governo è rappresentato dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

Che si è espresso con queste parole: “Mi ritengo personalmente, oltre che istituzionalmente, onorato nel partecipare quale ministro della Cultura del governo italiano, a questo momento magico che oggi acquista anche un ulteriore significato, quello di favorire ed evidenziare gli stretti e positivi rapporti politici esistenti tra Italia e Francia, due colonne della comune cultura europea e, proprio grazie a ciò, due pilastri portanti dell’attuale assetto istituzionale del nostro Continente”. Sono parole che abbiamo voluto riprodurre perché esprimono il senso compiuto del migliore conservatorismo che valorizza la forza della comune cultura europea e mostrano piena consapevolezza degli ancoraggi istituzionali europei del governo Meloni.

Appartiene Sangiuliano alla prima fila dei ministri di qualità di un governo guidato da una premier, Giorgia Meloni, che esprime oggi un suo proprio peso politico in Europa avendo mostrato nella politica estera e in economia una capacità affatto scontata di procedere nel solco tracciato da Mario Draghi. Che è uno dei pochi uomini al mondo che quando parla il mondo lo ascolta. Si mettano l’anima in pace quei politici-intellettuali-accademici anche di livello ma divorati da miserevoli invidie sull’italiano più stimato nel mondo che non riescono neppure più a nascondere.

Per nostra fortuna in Italia al Quirinale oggi c’è Mattarella. Un Presidente della Repubblica che non ha più solo un compito di arbitraggio, ma compiti quasi di fiancheggiamento del governo. Non è il semipresidenzialismo alla francese perché Mattarella non ha il potere di cambiare un governo che cade quando il parlamento non gli dà più la fiducia anche se pure in Francia il premier deve prendere la fiducia sulle singole leggi. Qui, in Italia, non è così. Siamo a una fase di semipresidenzialismo soft in una fase di transizione delicata e di debolezza complessiva del sistema politico. Toccano al nostro Presidente della Repubblica alcuni compiti di affiancamento della politica soprattutto nei rapporti internazionali dove Mattarella può spendere il suo patrimonio di credibilità. Lo fa anche in altri campi come nel richiamo a non abusare dei decreti legge dove non viene ascoltato nonostante il richiamo punti correttamente solo a evitare che la lotta politica travalichi qualche linea rossa.

Tutte queste cose non sono di ordinaria amministrazione, ma rientrano nella partecipazione strategicamente cruciale alla costruzione delle soluzioni di governo. Proprio come è accaduto, ad esempio, quando in una fase di impasse molto preoccupante si è inventata la soluzione del governo di unità nazionale guidato da Draghi. È evidente che quando c’è stata una chiara indicazione di voto popolare abbiamo avuto il governo Meloni. Così come quando c’è stata una chiara maggioranza in Parlamento è nato il governo Conte-Salvini. Tutta questa magistrale capacità di azione di Mattarella rende oggettivamente più rilevante la figura del Presidente della Repubblica come rappresentante dell’unità della nazione. Sono cose importantissime a cui si aggiunge in più un interventismo politico, mai partitico, e tutto ciò rappresenta una risorsa per la Repubblica. Che è possibile solo se si ha un Presidente molto stimato dalla gente e consapevole del suo ruolo che con l’attuale sistema di elezione non è garantito. Può essere solo un regalo dal cielo. Come è oggi con Mattarella e come è stato in passato, in modo differente, con Ciampi e Napolitano.


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