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Il presidente del Consiglio Mario Draghi

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Per la prima volta l’Europa ci guarda con invidia, non con disprezzo e ci chiede: come avete fatto in Italia a tenere la scuola sempre aperta? Come avete fatto a riaprire l’economia in sicurezza? Tutto questo è avvenuto perché c’è un capo del governo, Mario Draghi, che ha fatto quello che non ha voluto fare nessuno nel mondo, si chiama Green pass anche sul lavoro, e lo ha voluto fare quando gli altri perdevano tempo. Terza dose e vaccini ai bambini con super Green pass permettono di andare avanti sulla strada già attuata che è quella della campagna di vaccinazione. Un itinerario che premia la responsabilità tutelando il bene comune che è anche l’unico possibile. Come ci insegnano la scienza e la storia. Se oggi qualcuno è contro in Italia deve avere ben chiaro che si pone contro l’igiene pubblica. Il miracolo di questo Paese è che il personale docente è vaccinato al 94% e tutti corrono a fare la terza dose

PER UNA volta la Germania siamo noi e la Germania è l’Italia. Per la prima volta l’Europa ci guarda con invidia, non con disprezzo. Tutti i ministri dell’educazione dell’Europa si riuniranno a Bruxelles il 29 novembre e la domanda di tutti che circola alla vigilia dell’incontro è una sola: come avete fatto in Italia a tenere la scuola sempre aperta? Ci dite qual è il segreto per avere un numero così basso di contagiati? Ancora. Noi cresciamo più delle nostre previsioni e meglio degli altri, gli altri intesi come Germania crescono meno delle loro previsioni e molto molto meno di noi. Ancora.  Tutto questo è avvenuto perché c’è un capo del governo, Mario Draghi, che ha fatto quello che non ha voluto fare nessuno nel mondo, si chiama Green pass anche sul lavoro, e lo ha voluto fare quando gli altri perdevano tempo.

Oggi tutti fanno quello che noi abbiamo fatto ieri e tutto questo è potuto accadere perché c’è un gruppo di ministri tecnici che opera con metodo dentro una visione di lungo termine e con un timoniere che ha la capacità di guardare più avanti degli altri. Questi sono i fatti. A fronte dei quali si fa circolare la bufala che la scuola italiana non è sotto controllo. Oppure si discute se andare o meno alle elezioni per un proprio microscopico interesse interrompendo l’azione di un governo che è oggetto di invidia in Europa.

C’è un libro profetico di molto tempo fa, “La rincorsa frenata” edizioni il Mulino, dell’attuale ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che spiega bene la situazione. Noi italiani quando dobbiamo inseguire siamo straordinari, quando prendiamo noi la posizione e assumiamo la leadership ci rompiamo, ci frazioniamo. È proprio questo ciò che non deve accadere. Perché per la prima volta dopo decenni siamo nella condizione di potere dimostrare di essere capaci di affrontare i problemi decisivi del Mezzogiorno e delle campagne così come furono affrontati nel Dopoguerra.

Come impareggiabilmente documenta Ercole Incalza siamo davanti alla sfida di spendere in un solo anno per il Sud 26,5 miliardi mentre in sette anni (2014/2020) ne abbiamo spesi 3,8 sui 54 ricevuti in dote. Mettiamo in discussione la stabilità del Paese mentre stiamo per annunciare il nuovo super Green pass arrivando ancora una volta prima degli altri e senza mettere in discussione i principi costituzionali. Ci tocca di assistere a talk show politici da pollaio che continuano a parlare di scuole pollaio proprio mentre sono in via di erogazione tre miliardi e cinquecento milioni per rifare le scuole e sistemare solai sempre a partire dal Mezzogiorno e dopo avere effettuato 35 mila ispezioni per la sicurezza nelle scuole dall’inizio di febbraio a oggi.

Questo Paese è fatto così. Ha dentro di sé i cromosomi di un sistema malato di comunicazione che genera la malattia di sistema che a sua volta determina una comunicazione malata. Il nostro circolo perverso. La via italiana della rinascita possibile ai tempi del Covid 19 che sono quelli del nuovo ’29 mondiale è tracciata. Ha fatto scuola in Europa. Terza dose e vaccini ai bambini con super Green pass permettono di andare avanti sulla strada già attuata che è quella della campagna di vaccinazione. Che è un itinerario che premia la responsabilità tutelando il bene comune e che è anche l’unico possibile. Come ci insegnano la scienza e la storia.

Perché a nessuno passa più per la testa di opporsi al vaccino contro la poliomielite? Perché ormai da tempo immemorabile non si muore più di morbillo? Perché con i vaccini si sono sradicate negli anni malattie che hanno ucciso generazioni di famiglie? I “mostri” ci saranno sempre da Pasteur in avanti,  ma dalla metà dell’Ottocento fino a oggi il mondo ha attuato sempre la strategia di procedere sistematicamente con le campagne di vaccinazione. Se oggi qualcuno è contro in Italia come fuori, al netto degli evidenti interessi ideologici e del ricatto subito dalle formazioni estremiste, deve avere ben chiaro che si pone contro l’igiene pubblica.

Il miracolo di questo Paese straordinariamente inseguitore è che il personale docente è vaccinato in Italia al 94% e i ragazzi lo sono all’80%. Questo Paese non è più inseguitore ma dà la linea. Sono numeri che devono fare riflettere e che devono rendere evidente a tutti che egoismi individuali arrecano un danno grave all’intero Paese. Siamo ai soliti giochi contro il Mezzogiorno che ha bisogno come il pane di un’economia che resti aperta in sicurezza e di un governo che incida sulla macchina esecutiva perché si esca dal pantano regionalista e si apra la nuova stagione degli investimenti pubblici effettivi per riunificare le due Italie nelle infrastrutture immateriali e materiali puntando stabilmente sul capitale umano e sulla transizione digitale.

Se alcuni pezzetti del Nord impoverendosi nel lungo termine possono comunque pensare di rimanere agganciati a qualche subfornitura tedesca, chi rischia davvero grosso è proprio il Mezzogiorno. Bisogna che le donne e gli uomini della comunità meridionale si rendano conto che chi mette a rischio questa stabilità italiana e la sua capacità di essere punto di riferimento in Europa sta portando il Paese nel fossato e priva il Mezzogiorno della sua ultima grande opportunità. Che è la possibilità concreta di trasformare il Piano nazionale di ripresa e di resilienza  (Pnrr) in una crescita sostenibile, inclusiva e di lunga durata dell’Italia. Il valore che questo governo di unità nazionale ha rappresentato non può essere disperso. Per cui se di certo è importante che chi ha rappresentato questa stagione garantisca in casa e fuori, dal Colle più alto, l’indirizzo e la guida di lungo termine del processo di cambiamento, bisogna che qualcuno magari con un stile diverso e con un equilibrio diverso garantisca fino al 2023 questo profilo di leadership di governo. Che non può per principio costitutivo essere partitico perché diventerebbe divisivo e immediatamente incompatibile con la formula dell’esecutivo di unità nazionale.

Bisogna che il bando da cinque miliardi dell’edilizia scolastica parta a giorni e sia attuato quest’anno come il prossimo. Bisogna che il Recovery Plan vada oltre le importantissime realizzazioni delle Ferrovie, avendo come bussola ferma il Mezzogiorno e integrando nei fatti lo spirito ricostruttore di un Paese che ha deciso  di rialzare la testa e che, per una volta, non si spaventa di conservare la posizione. Non si spaventa di continuare ad essere il punto di riferimento per l’Europa.


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