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Abbiamo capito che qualcosa di profondo è successo nelle teste della comunità economica e civile del Sud. Abbiamo la certezza che saranno queste teste a capovolgere il mondo. Il racconto dello stereotipo di un Sud che chiede aiuto è morto per sempre. Perché la storia e la geografia cambiano il quadro geopolitico, determinano un nuovo ordine mondiale e modificano il racconto che le donne e gli uomini del Sud hanno voglia di fare di se stessi. Il tubo supermoderno che parte o passa dal Sud Italia e porta l’energia rinnovabile per mantenere aperte le fabbriche del Nord e della manifattura tedesca segna un cambio di paradigma mondiale che ha fatto scattare la scintilla nel nuovo Mezzogiorno dell’orgoglio e della volontà di raccogliere la sfida. Che è quella di costruire la filiera industriale del futuro e di smetterla di piangersi addosso.

Il mondo si è capovolto o per lo meno si sta capovolgendo. Se avete ancora qualche dubbio sul fatto che Napoli sarà la vera capitale del Mediterraneo e che il grande hub energetico e manifatturiero del nuovo mondo sarà guidato dal Mezzogiorno d’Italia toglietevelo dalla testa. Perché la prima giornata di lavori del Festival Euromediterraneo dell’economia (Feuromed) organizzato da questo giornale ci consegna un dato inequivoco.

Ci permette di dire a tutti di farsene una ragione perché se il mondo non si è capovolto o non si sta neppure capovolgendo perché non volete vederlo, poco male. Questa prima giornata di lavori di Feuromed ci regala un cartellone formato gigante con su scritto a più mani usando caratteri cubitali: il mondo lo capovolgeremo noi. Quindi, non ce ne sarà per nessuno. Abbiamo capito che qualcosa di profondo è successo nelle teste della comunità economica e civile del Mezzogiorno. Abbiamo la certezza che saranno queste teste a capovolgere il mondo. Abbiamo la sicurezza che il racconto dello stereotipo di un Sud che chiede aiuto è morto per sempre.

Perché la storia e la geografia hanno cambiato il quadro geopolitico, hanno determinato le condizioni ineludibili di un nuovo ordine mondiale e, cosa infinitamente più importante, hanno modificato il racconto che le donne e gli uomini del Sud hanno voglia di fare di se stessi. Rivendichiamo a questo giornale il piccolo merito di avere stimolato in ogni modo questo processo culturale e sento il dovere di esprimere un grazie pubblico a Patrizio Bianchi, presidente dell’advisory board del nostro Festival Euromediterraneo dell’economia, e a tutti gli autorevoli membri che ne fanno parte perché con le loro competenze e la loro libertà hanno dato un contributo potente all’avvio di questo processo di verità che restituisce orgoglio, capacità ideativa e spirito organizzativo.

Fa un certo effetto apprendere che i treni più moderni della metropolitana di Milano, ma anche quelli di Honolulu, sono stati costrutti a Reggio Calabria. Fa un effetto doppio perché è vero e perché non lo diceva nessuno. Ora invece lo si racconta. Fa un certo effetto ascoltare un modenese che conosce le imprese come pochi, Giulio Santagata, scandire a voce alta che l’osservatorio di Nomisma su un campione rilevante di imprese certifica che in termini qualitativi e quantitativi la piccola manifattura innovativa del Mezzogiorno ha raggiunto i livelli di quella del Nord del Paese. Quel tubo supermoderno che parte dal Sud Italia e porta l’energia rinnovabile per mantenere aperte le fabbriche produttive del Nord del Paese e quello stesso tubo che partendo da Tunisi e passando per lo stesso Sud Italia consentirà di tenere aperta la grande manifattura tedesca, ci consegna un cambio di paradigma mondiale che ha fatto scattare la scintilla

Quella dell’orgoglio e della volontà di raccogliere la sfida, che significa costruire la filiera industriale del futuro, e di smetterla di nascondersi o di piangersi addosso. I capi delle più grandi aziende pubbliche e private italiane, tre ministri in prima linea come Adolfo Urso, Gennaro Sangiuliano e Nello Musumeci, organizzazioni multilaterali come la Fao con il suo vice direttore generale Maurizio Martina, la Commissione europea con il suo ministro dell’economia, Paolo Gentiloni, che ha aperto i lavori di Feuromed, e una squadra di direttori generali che hanno fornito risposte puntuali su ogni singolo dossier mostrando apprezzamento per il concept paper elaborato dall’advisory board del festival, ci dicono che la scelta di unire le due sponde del Mediterraneo in un disegno di sviluppo che investe sull’economia di pace e parte dal capitale umano è la priorità strategica del Paese e la scommessa che l’Europa non si può permettere di perdere.

Non si tratta più di dare un aiuto al Sud o di rispondere ai bisogni essenziali del popolo africano, ma di capire che acqua e cibo possono essere strumento di pace o motivo di guerra e che l’unica possibilità che ha l’Europa di fare crescita aggiuntiva e di rimanere nel gruppo di testa del nuovo Mondo passa per il Mezzogiorno d’Italia. Feuromed è nato per questo. Oggi si replica.


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