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Zingaretti, Conte e Di Maio

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Perché il Pd deve smetterla di porre veti a Conte per riaprire i cantieri e non si deve vergognare di mettere il Mezzogiorno al centro dei nuovi investimenti pubblici. Non c’è spazio per nuovi governi

IL PD deve smetterla di porre veti a Conte per riaprire i cantieri e non si deve vergognare di mettere il Mezzogiorno al centro dei nuovi investimenti pubblici. Non esistono scenari alternativi e non c’è spazio per nuovi governi nei giorni della Grande Depressione Mondiale. Con la politica dei veti si spiana solo la strada alla Troika in Italia e si mette in crisi l’Europa.

Nessun problema politico può consentire una simile sciagura. Sciupare con metodi da vecchia partitocrazia il regalo insperato del Papeete Beach di Salvini significa essersi arrugginiti anche nelle manovre di potere dell’altro mondo. Quello che non esiste più. Il teatrino delle parole di questi giorni misura la distanza abissale tra chi è tornato a cavalcare il palcoscenico della politica per meriti non propri e la gravità della crisi economica che supererà di sicuro il Coronavirus per numero di “morti” ma se continua l’inerzia da “teatrino” non potrà che mutare in ecatombe sociale. Questa è la realtà.

Il capo delegazione del Pd al governo Franceschini e il segretario del partito Zingaretti non hanno mai perdonato al presidente Conte l’iniziativa degli Stati generali dell’economia. Si può discutere di tutto: della mancanza di riguardo per l’alleato, financo sulla loro necessità – noi avendoli proposti siamo di avviso contrario – ma sono miopi i loro “diktat politici” che ne hanno allungato i tempi (danneggiando l’iniziativa) e proseguono ora sottobanco. Queste manovre hanno il solo risultato di non mettere sul mercato le risorse in conto capitale bloccando la crescita possibile di un prodotto interno lordo messo a durissima prova dal nuovo ’29 mondiale.

Soprattutto Zingaretti e Franceschini devono capire due cose: fare i conti con i ritardi vergognosi della macchina pubblica burocratica italiana non significa fare un dispetto al partito che più è legato a questa Nomenklatura, (cioè loro), ma significa provare a evitare di bloccare per sempre il Paese e consentire allo stesso Pd di uscire dalla gabbia della Sinistra Padronale che altrimenti lo condannerebbe a non avere futuro. Scambiarsi la parte con i Cinque Stelle nel porre inciampi da azzeccagarbugli all’apertura dei cantieri (poteri commissariali, appalti senza gara e abuso d’ufficio) saldandosi con le peggiori corporazioni che ricordano la difesa dei padroncini dell’autotrasporto, non significa fare un dispetto a Conte, non significa aprire la strada a un nuovo governo a guida Pd o Di Maio, ma molto più semplicemente significa condannare il Paese alla povertà, che è una cosa più grave della gravissima recessione in atto, e consegnare le chiavi di Palazzo Chigi ai commissari della Bce, della Unione Europea e del Fondo Monetario internazionale.

Gli Stati generali dell’economia, lo chiediamo da dieci giorni, hanno una conclusione obbligata se si vuole salvare il Paese. L’inizio di una stagione immediata di apertura dei cantieri per almeno 30 miliardi con le opere già cantierabili di Fs e Anas (14) e sbloccando gli investimenti in edilizia scolastica, di messa in sicurezza delle dighe e delle reti metropolitane nonché dell’housing sociale, con le risorse dei programmi operativi nazionali (Pon) non utilizzate. I ministri del Pd Provenzano (Sud) e De Micheli (Infrastrutture e trasporti) han- no oggi un solo dovere: dedicarsi in maniera esclusiva all’avvio delle opere che possono essere avviate.

Poi verrà il piano nazionale di riforme e arriverà la nuova programmazione, ma prima bisogna dimostrare all’Europa di essere capaci di spendere e di spendere bene. L’Europa non si vergogna di dire che la priorità è il riequilibrio strutturale tra Nord e Sud e, se non altro perché la cassa è europea, corporazioni del Nord e Sinistra Padronale farebbero bene a ricordarselo.

Non abbiamo perso la speranza che il Pd scenda da Marte sulla terra e si renda conto che questa è l’unica partita da giocare subito perché le mediazioni con i Soliti Noti e i bizantinismi delle normative e della burocrazia questa volta sono destinati a saltare per aria sotto i colpi della polveriera sociale autunnale. Il banco è saltato. L’economia non può più attendere.


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