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Il presidente del Consiglio Mario Draghi alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario

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Il solo vincolo che ci viene dato per potere fare questi investimenti è che siano ben scelti e ben eseguiti. Se non c’è un solido rapporto tra funzionari pubblici e Corte dei conti non si va da nessuna parte. Il controllo dei magistrati contabili deve essere efficiente, intransigente e rapido. Perché altrimenti perde efficacia e toglie il futuro al Paese. Chissà, quanti hanno potuto capire che la proposta di Draghi va realizzata in fretta se si vuole uscire dall’Italia della sfiducia reciproca e rendere più facile individuare le responsabilità reali e i danni effettivi degli illeciti più gravi per l’erario

Capito? Capito come si può fare a spezzare l’incantesimo del declino italiano che tiene tutti prigionieri? Capito che se non c’è un solido rapporto tra funzionari pubblici e Corte dei Conti non si va da nessuna parte? Capito che se non c’è questo principio di leale e costruttiva collaborazione tra chi agisce e chi controlla il Paese è spacciato per sempre?

Chissà se qualcuno avrà davvero la pazienza di leggere l’intervento del presidente del Consiglio, Mario Draghi, (QUI IL TESTO INTEGRALE) all’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti avvenuta oggi. Servono pochi minuti, quante sono le dita di una mano più o meno.

Per le televisioni italiane è un’impresa impossibile: dopo i primi venti secondi sparisce tutto, perché il teatrino del Titanic Italia impone di inseguire per ore l’opinione della Lezzi e di Morra, di evocare Lannutti o l’immancabile Di Battista di cui si narra sempre anche in assenza della presenza fisica, non vi dico se entra in scena Paragone con il suo racconto dell’irrealtà che non si accorge neppure che sono proprio i Paesi più indebitati e più fragili a dovere chiedere il bilancio comune europeo perché ne beneficerebbero più di ogni altro.

A tutti questi teatranti della tragedia greca italiana che si macchiano, con il loro modo di fare talk, della colpa imperdonabile di togliere il futuro ai loro e ai nostri figli, ci permettiamo sommessamente di segnalare questo breve scritto del presidente Draghi (a pagina II). È scritto a prova di scemo per cui bisogna solo superare la pigrizia di leggere un contenuto al posto di raccontare l’effimero a metà tra tattica politichese e le solite curve radical chic che è il loro pane quotidiano. In quel testo c’è scritto chiaro e tondo che viviamo tempi straordinari, che altri Paesi europei mettono tasse sui loro cittadini per finanziare i nostri investimenti sul futuro. Che il controllo dei magistrati contabili deve essere efficiente e intransigente, certamente, ma deve essere rapido. Perché altrimenti perde efficacia e toglie il futuro al Paese. Il solo vincolo che ci viene dato per potere fare questi investimenti significativi è quello che siano ben scelti e ben eseguiti. Che queste straordinarie risorse siano correttamente utilizzate. Per questo servono fiducia e responsabilità.

Bisogna eliminare gli effetti paralizzanti della “fuga dalla firma”, che non vuol dire affatto regime di irresponsabilità, e questo è possibile solo se si esce dalla logica degli azzeccagarbugli e dai formalismi infiniti dove la corruzione prospera e il Paese muore. È possibile solo se si esce dalla logica della contrapposizione tra istituzioni per entrare in quella della collaborazione. Perché la prima è un “gioco a somma negativa” e la seconda “produce effetti moltiplicatori”.

Vogliamo continuare nel giochetto della lotta di tutti contro tutti per cui la Corte dei Conti non si fida dei funzionari pubblici e i funzionari pubblici non si fidano della Corte? E così tutti insieme, chi di qua chi di là, che fanno? Hanno sempre qualche leggina da inserire appunto di qua e di là, sopra o sotto, e tutto ciò determina il groviglio delle norme che blocca tutto.

Nell’Italia della sfiducia reciproca che ha moltiplicato le norme e le contro norme dove ogni pezzo della amministrazione passa il tempo a difendersi dagli altri pezzi dell’amministrazione, Draghi propone di tornare alla via maestra della fiducia e della semplicità. Nella convinzione che con poche regole chiare e trasparenti è anche più facile individuare le responsabilità reali e i danni effettivi portati in dote al bilancio pubblico dagli illeciti più gravi per l’erario. Chissà se qualcuno ha capito che questa impostazione è un’inversione a U.

Chissà se qualcuno è stato informato di questa “irrilevante questione” nell’intervallo tra un atto e l’altro della pièce permanente a reti unificate sulla scissione dei Cinque Stelle. Chissà, soprattutto, quanti hanno potuto capire che quella inversione a U va realizzata in fretta. Altrimenti, nonostante Draghi, il Titanic Italia e la sua orchestrina colano a picco.


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