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Una seduta della Conferenza Stato Regioni

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La questione del rapporto Stato-Regioni va presa in mano subito perché le distorsioni evidentissime di questo tipo di relazioni decisionali producono danni gravissimi in tempi ordinari ma diventano addirittura insostenibili in tempi di pandemia. Ogni volta il caos scatta sempre e solo proprio sui temi di competenza concorrente se non esclusiva delle Regioni. Si tengono le competenze e la cassa che le alimenta. Rifuggono dalle responsabilità e scaricano tutto sul governo. Vogliamo davvero affidare la rinascita del Paese ai più grandi distruttori di ricchezza pubblica che sono le amministrazioni regionali e i loro carrozzoni?

Si scrive AstraZeneca, si legge débâcle europea. Non andiamo in ordine sparso. Concordiamo una linea e non dividiamoci. Questo è l’appello del governo italiano.

Perché anche un bambino lo capirebbe che lasciare a ogni Paese europeo la decisione sulle modalità di utilizzo del vaccino anglo-svedese significherebbe dichiarare che l’Europa non solo ha fallito nella sua campagna di vaccinazione ma che gli effetti collaterali molto rari di trombosi di AstraZeneca variano a seconda del passaporto che un cittadino europeo ha in tasca. Una follia che equivale a dire che l’Europa intera è diventata un manicomio.

Siamo partiti da qui per fare capire a tutti che se il manicomio Europa è lì lì per essere aperto il manicomio Italia è maturo per essere chiuso. Non si può andare avanti con 20 viceré regionali doppiogiochisti che vaccinano gli amici degli amici e si lamentano che i vaccini non ci sono. Oppure fanno il pieno dei fondi pubblici per il trasporto locale ma non sanificano gli autobus.

Non controllano le distanze, di fatto con il portafoglio pieno mentre un milione di persone perde il lavoro fanno correre il virus sugli autobus per colpe esclusivamente loro. Insomma: sono i principali responsabili delle insufficienze e dei ritardi della campagna nazionale di vaccinazione, sequestrano i fondi che dovrebbero servire per ristorare in modo dignitoso i privati messi in crisi dal Covid e ci sistemano il loro bilancio continuando a fare clientele, ma ovviamente vogliono riaprire tutto, dicono di fare agli altri quello che loro devono fare e non sanno fare.

Abbiamo faticato tanto a riaprire le scuole e qualche viceré regionale continua a opporsi perché, a suo dire, c’è un problema di trasporti e di sistema sanitario, ma questo di grazia da chi dipende se non da lui e dagli altri viceré? Come fanno a dire con tutti quei soldi pubblici che si sono presi usando il loro peso politico e sottraendoli ai ristori a albergatori e ambulanti che fanno finta di difendere, che loro con il baratro contagioso dei trasporti locali non c’entrano niente? Stiamo scherzando o facciamo sul serio? Se abbiamo tre milioni di “altro e dintorni” tra i vaccinati che sono tutti furbetti amici loro e abbiamo oltre 600 morti da Covid al giorno a chi si deve chiedere conto se non ai Capi delle Regioni che hanno sacrificato gli over 80 e gli over 70?

Possibile che l’Italia non garantita che legittimamente protesta perché sta perdendo tutto per colpe non sue, esiti ancora a chiedere conto ai Capi delle Regioni delle loro inefficienze e dei loro prolungati e aggravati clientelismi? Aspettiamo, forse, che questi signori esercitino il potere di ricatto anche sul Recovery Plan ripetendo il solito doppio gioco per cui si mettono di traverso e rischiano di bloccare tutto fino a quando il governo non va in Europa a perorare i loro progetti clientelari rispolverati dai cassetti anche di venti e passa anni fa? Basta, la misura è colma.

La questione del rapporto Stato-Regioni va presa in mano subito perché le distorsioni evidentissime di questo tipo di relazioni decisionali producono danni gravissimi in tempi ordinari ma diventano addirittura insostenibili in tempi di pandemia.

Perché alla fine non si può fare niente o si può fare poco e male e si assiste per di più al solito ignobile quotidiano balletto di responsabilità. Ma si può davvero pensare di andare avanti in un Paese dove non c’è un rapporto istituzionale chiaro e esplicito tra governo e autonomie territoriali? Ci vuole così tanto a capire che ogni volta il caos scatta sempre e solo proprio sui temi di competenza concorrente se non esclusiva delle Regioni?

Sono tutti settori di intervento nei quali il tempo avrebbe consentito di programmare iniziative e realizzare ciò che serviva. Prendiamo i trasporti in sicurezza, è ovvio che gli interventi vengono preordinati ben prima di quando le scuole riaprono. Perché non è avvenuto in così tante regioni italiane? Perché l’unica preoccupazione è mettere le mani sulle prebende pubbliche e sistemare gli scassati bilanci regionali? Vogliamo davvero affidare la rinascita del Paese ai più grandi distruttori di ricchezza pubblica che sono le amministrazioni regionali e i loro carrozzoni?

Siamo ancora disposti a tollerare gli abnormi indebiti privilegi delle Regioni dei ricchi che spendono e spandono con i soldi pubblici che dovrebbero finanziare la spesa sociale e in infrastrutture delle Regioni meridionali? Non parliamo poi degli statuti speciali che sono uno scandalo nello scandalo. Queste così evidenti disparità di risorse pubbliche tra un territorio e l’altro ci spingono a porci un interrogativo: ma questa crescita così rilevante della criminalità organizzata nelle attività economiche delle Regioni ricche non è, forse, da ricercarsi proprio in questo flusso abnorme di quattrini pubblici e di commistioni clientelari che intorno a esso ruotano?

Sanità, trasporti, scuola, bisogna recuperare in fretta una logica di sistema nazionale perché è questa la carenza strutturale che blocca il Paese e impedisce di fare fronte a un’esigenza che richiede unitarietà di azioni. Non è possibile assistere allo spettacolo dello Stato che dà le prescrizioni ma con il vincolo che in alcuni ambiti saranno sempre loro a dovere attuare queste prescrizioni. Il Covid 19 è stato lo stress test dell’assetto istituzionale italiano e ci ha detto che questo sistema non funziona perché il federalismo della irresponsabilità consente ai Capi delle Regioni di fuggire dall’assunzione delle responsabilità. Si tengono le competenze e la cassa che le alimenta. Rifuggono dalle responsabilità e scaricano tutto sul governo.

Questo sistema ha condotto l’Italia a essere il fanalino di coda in Europa negli ultimi venti anni. Se non viene corretto urgentemente con un sistema unitario di competenze e di deleghe operative revocabili la Pandemia rischia di fare uscire l’Italia dal novero dei Paesi industrializzati. Purtroppo, non si può fare neppure conto sulla consapevolezza degli azionisti della maggioranza di governo che la carta Draghi è la carta estrema di questo Paese.

Perché alcuni di questi azionisti continuano a fare propaganda invece di aiutare. Remano dalla parte sbagliata e danno forza e voce ai viceré regionali provando a nascondere le loro gravissime responsabilità. Non hanno ancora capito o fanno finta di non capire tutti loro che se fallisce questo tentativo potranno anche aspirare a governare il Paese ma non troverebbero più il Paese. Ovviamente speriamo che rinsaviscano.


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