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Il presidente del Consiglio Mario Draghi

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Il progetto del futuro possono bloccarlo solo Regioni e Comuni ponendo veti a ogni spezzone di rotaia per chiedere le solite compensazioni clientelari. Così come la vergogna di un Capo della Regione Campania che vuole continuare a assumere senza prova meritocratica va brutalmente stoppata. Siamo sbalorditi davanti a una Corte dei conti che si permette in tempi di guerra di bloccare il finanziamento sul vaccino italiano del futuro senza nemmeno degnarsi di dare in tempo reale le motivazioni. Il silenzio del Presidente della Corte francamente impressiona e sgomenta

La vecchia Italia che non cede il passo al cambiamento farebbe bene a rassegnarsi e a dare una mano. Il pragmatismo di Mario Draghi è frutto della qualità dell’uomo del fare e esprime la sua capacità di guida del governo di unità nazionale. L’Italia di oggi è in buone mani e gli italiani cominciano a rendersene conto.

La cabina di regia, concentrato di tutti i gallismi regionalisti, certifica che i Capi delle Regioni hanno abbassato le creste perché la campagna di vaccinazione sta funzionando e il Paese sta riaprendo la sua economia in sicurezza. La testa di governo che guida il processo e la mano esecutiva che lo attua sanno quello che fanno. Non hanno tempo da perdere con i sussulti elettorali e i coriandoli demagogici del solito Paese Arlecchino.

La politichetta del giorno per giorno con la sceneggiata della videoconferenza dei ministri leghisti demolisce la leadership di uomo politico di Salvini più di quanti consensi riesce a fargli recuperare rispetto alla Meloni. Speriamo che lo capisca da solo e che il suo “controcanto” Letta si tiri fuori da questa bega che non lo aiuta. Salga sul treno del cambiamento che è quello del governo Draghi il nuovo capo del Pd e non si giri più all’indietro perché saranno gli altri a doverlo inseguire.

Se questa è la situazione di base siamo ben lieti di aspettare qualche giorno in più se entro fine mese arriverà il decreto unico delle semplificazioni fatto a regola d’arte. Ecco una bella battaglia politica dei partiti per dimostrare che sono cambiati e che hanno voglia di dare al Paese quello che serve. Che hanno capito che non si scherza più.

Devono stare tutti insieme perché la fase autorizzativa di qualunque tipo di investimento pubblico non può più essere di 30/36 mesi ma al massimo di due o tre. Devono capire che non possono più esistere le accelerazioni a compartimenti stagni per cui i beni culturali accelerano da soli il loro parere e così fa la transizione ecologica per la valutazione di impatto ambientale e così fanno gli altri.

Perché in questo modo l’unico risultato sicuro è che il treno si fermi sui binari di collegamento tra le varie stazioni. Draghi, Franco e gli altri non li faranno sbagliare, ma quanto tempo e quanta fatica si possono risparmiare se i capi dei partiti si concentrano con spirito positivo sulla strada del cambiamento e abbandonano quella della demagogia spicciola.

Lo stesso avvertimento riteniamo di doverlo dare ai vecchi e ai nuovi capipopolo del Mezzogiorno affinché la smettano di prendere in giro le donne e gli uomini delle loro regioni. I soldi dati al Sud sono giustamente tantissimi e veri. È stato il ministro dell’economia, Daniele Franco, a volere il grandissimo investimento sull’alta velocità ferroviaria in tutto il Mezzogiorno continentale e insulare che riunisce le due Italie e esprime la coerenza meridionalista di questo governo dopo decenni di sua abolizione dalla spesa pubblica per investimenti.

È stato il ministro Franco a restituire al Mezzogiorno il capitale del fondo di coesione e sviluppo che le Regioni rischiavano di perdere concedendo perfino un anno in più per recuperare il tempo da loro perduto. È stato il ministro Franco a mettere nelle mani sicure di Rete ferroviaria italiana i progetti perché altrimenti i soldi ci sono ma il treno dei lavori non parte di sicuro. I Capi delle Regioni e i sindaci del Sud sono avvertiti: il progetto del futuro possono bloccarlo solo loro ponendo veti a ogni spezzone di rotaia per chiedere le solite compensazioni clientelari.

Non è più aria e, questa volta, state tranquilli che informeremo i lettori in tempo reale perché questo gattopardismo deve assolutamente finire. Così come la vergogna di un Capo della Regione Campania che vuole riempire i Comuni dei suoi territori di personale non sottoposto a prova meritocratica arrivando lui e i corsisti addirittura a mettere in bocca al Formez ciò che non ha mai detto, è la cartina di tornasole di quello che potrebbe succedere alle donne e agli uomini del Mezzogiorno se non venisse brutalmente stoppato.

Perché prima De Luca figlio poi De Luca padre si occupano di concorsi? Chi e perché vogliono ingraziarsi? Devono essere loro a chiedere selezioni meritocratiche per assumere personale qualificato provvisto di un elevato standard di conoscenza digitale e dell’inglese addirittura economico. Perché altrimenti, questo vale al Nord come al Sud, le amministrazioni territoriali non cambiano mai e sprechiamo l’ultima grande occasione che è il Recovery Plan.

Così come siamo sbalorditi davanti a una Corte dei conti, di cui questo giornale ha lodato sempre i lavori puntualissimi sulla sperequazione della spesa pubblica tra Nord e Sud, che si permette di bloccare il finanziamento sul vaccino italiano del futuro senza nemmeno degnarsi di dare in tempo reale le motivazioni e contribuire a correggere eventuali distorsioni. In tempi di guerra, come sono quelli di oggi, queste sono manovre ostili che ti attendi dai nemici sul campo di battaglia.

Il silenzio del Presidente della Corte dei conti francamente impressiona e sgomenta. Anche per questo sul decreto unico delle semplificazioni meglio prendersi qualche giorno in più perché brutture di questo tipo nell’Italia di domani che vuole ripartire non sono ammesse.


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