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Mario Draghi durante la cerimonia di intitolazione dell’Aula magna di Bologna Business School a Nino Andreatta

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Il problema di Draghi non è quello di circuire i partiti o di crearsi una carriera per il futuro. Il suo problema è rispondere a un imperativo morale fortissimo di fare ciò che va fatto per salvare il Paese. Per questo con Draghi i partiti del rumore e il clan mediatico del Titanic Italia andranno, per fortuna, sempre a sbattere contro un muro invalicabile. Parlando di Andreatta come Andreatta merita, per quello che ha fatto e ha dato allo Stato e ai giovani, indirettamente Draghi fa una riflessione anche su se stesso e si può cogliere il senso profondo della decisione di andare avanti con il nuovo decreto sull’obbligatorietà del green pass nei luoghi di lavoro pubblici e privati. La cosa importante di Andreatta è stata sempre il suo coraggio nel decidere

È l’unica cosa seria che si può fare e, quindi, si fa. Perché il problema fondamentale è che bisogna fare le cose anche se impopolari. Perché su questo ci giudica la storia e non si può dare spazio ai giochetti politici. Quello che molti non hanno capito è che Mario Draghi è già un uomo consegnato alla storia, ma che proprio per questo sente su di sé responsabilità fortissime. Chi non le ha mai avute, non può capire.

Per cogliere il senso profondo della decisione di andare avanti con il nuovo decreto sull’obbligatorietà del green pass nei luoghi di lavoro pubblici e privati, bisogna rileggere il discorso di Draghi di qualche giorno fa in occasione della inaugurazione di un’aula magna a Beniamino Andreatta a Bologna. Riascoltarlo, percependone così l’emozione, può aiutare ancora di più. Perché parlando di Andreatta come Andreatta merita, per quello che ha fatto e ha dato allo Stato e ai giovani, indirettamente Draghi fa una riflessione anche su se stesso. Il senso profondo riguarda la missione di uomini che sono stati scelti e che a loro volta scelgono di andare sulle strade che vanno percorse e che sono poi le strade per le quali loro sono stati scelti. Per cui quelle strade le devi percorrere, quelle cose le devi fare.

Il problema di Draghi non è quello di circuire i partiti o di crearsi una carriera per il futuro. Il suo problema è rispondere a un imperativo morale fortissimo di fare ciò che va fatto per salvare questo paese. Per questo con Draghi i partiti del rumore e il clan mediatico del Titanic Italia andranno, per fortuna, sempre a sbattere contro un muro invalicabile. Siccome Draghi non è un integralista ma un decisore è capace di compiere queste scelte senza fare intemerate del tipo “dopo di me il diluvio”. Perché le cose si facciano è disposto alla normale trattativa, ma chiarendo subito che lui decide e che nessuno si illuda che lui possa non decidere. Non disdegna di mediare purché la mediazione non renda impossibile la decisione giusta.

La cosa importante di Andreatta è stata sempre il suo coraggio nel decidere. Questo è il tratto che resta del riformatore paziente lungimirante della economia italiana che voleva riformare lo Stato e i comportamenti delle persone. Da qui nasceva un fascino fatto non solo di attrazione intellettuale ma anche di richiamo costante di rigore morale.

Il vecchio Giovanni Evangelisti, l’uomo che ha “fabbricato” la casa editrice Il Mulino e la ha portata dove è arrivata, era un uomo che lavorava dietro le quinte ma aveva la considerazione e il rispetto di tutti in quella enclave culturale bolognese che è stata un esempio per la parte più avanzata del Paese.

Quest’uomo che conosce a Bologna persone e cose come pochi è stato sentito ripetere “qui al Mulino da quando non c’è più Andreatta è diventato difficile decidere perché lui era capace di trascinare tutti alla decisione anche quando la decisione era rischiosa”. Ecco allora il Draghi di oggi che ricorda l’Andreatta che non ha esitato a prendere decisioni impopolari, anzi soprattutto impopolari, in quanto “le cose vanno fatte perché si devono fare non per avere un risultato immediato”.

Ecco il Draghi di oggi che ricorda l’Andreatta che esorta la sua parte politica a dire molti no e pochi sì per evitare che tutto sia travolto nell’irresponsabilità. La lezione per l’oggi è che la politica di allora non ascoltò Andreatta, lo emarginò, ma i risultati di queste scelte scellerate sono stati l’abbandono per oltre un quarto di secolo del sentiero di crescita del Paese. Quello che non avverrà con Draghi perché è la carta estrema del Paese, perché ha il coraggio trascinatore di Andreatta e perché la gente sta cominciando a capire. La Nuova Ricostruzione è già iniziata.


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