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Salvini con Draghi sullo sfondo

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La Nuova Ricostruzione non può esserci con un fossato così largo tra il governo che lavora per il Paese e i partiti e il dibattito pubblico che se ne vanno per i fatti loro. Bisogna chiudere subito la forbice tra il governo che assume personale qualificato perché i Comuni riescano ad attuare il Pnrr e partiti e media che si occupano delle 13 domande sul conto corrente di Renzi e sui giri di Conte con i servizi segreti o che gigioneggiano con i no vax. Bisogna recuperare oggi la scala smarrita delle priorità e eleggere poi il Capo dello Stato della riunificazione delle due Italie. Non se ne esce se non si prende coscienza che bisogna fare i conti con le nostre miserie e se non si capitalizza la fiducia con piccole grandi cose che si toccano come la scuola riaperta, i certificati digitali da casa, i controlli seri su bonus e reddito di cittadinanza, le terapie intensive che non si riempiono a differenza di quelle degli altri Paesi europei. Abbiamo un mese e mezzo per capire e cambiare. Dopo sarebbe troppo tardi

La Nuova Ricostruzione non può esserci con un fossato così largo tra il governo che lavora per il Paese e i partiti e il dibattito pubblico che se ne vanno per i fatti loro. Abbiamo un ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, che centra tutti gli obiettivi di riforma previsti dal Piano nazionale di ripresa e di resilienza e assegna le nuove risorse professionali ai Comuni a partire dal Sud, che ha fatto la banca dati per reperire i consulenti, che non fa che ripetere che i Comuni hanno subìto la più grave emorragia di personale della storia repubblicana e vanno aiutati con sostegni di qualità se no salta tutto. Testa e piedi piantati nella terra dei problemi reali da risolvere giorno dopo giorno.

Dall’altra parte ci si occupa delle 13 domande sul conto corrente di Renzi e sui giri di Conte con i servizi segreti, non si riesce a non avere un megafono in tutte le piazze di qualche migliaio di no vax che manifestano e anche quando non manifestano li andiamo a cercare e diamo loro la prima fila nel talk quotidiano ovviamente sempre in maggioranza. Per non parlare del rullo permanente tra Salvini e Fedriga che sul Covid parlano oggettivamente linguaggi differenti. Tra Salvini e la Meloni che si rincorrono sul nulla, dentro il Pd con i suoi tanti reggitori occulti, tra ministri e partito dentro Forza Italia. Testa e piedi di tutti tra le nuvole fuori della realtà.

Siamo davanti a un gioco pericoloso che può mettere a rischio la riapertura in sicurezza della nostra economia e compromettere la stagione appena partita del nuovo miracolo economico italiano. Siamo a due mesi dalla elezione del nuovo Presidente della Repubblica e se vogliamo che la Nuova Ricostruzione diventi realtà c’è poco più di un mese e mezzo per chiudere la forbice tra governo e partiti, recuperare la scala smarrita delle priorità, e eleggere il Capo dello Stato del Recovery Plan della riunificazione delle due Italie. Per scegliere chi più di ogni altro può guidare l’Italia della ripresa, rappresentare al meglio la sua unità, indirizzare e garantire la Nuova Ricostruzione.

Lo scenario reale che abbiamo sotto gli occhi è quello di partiti grandi e piccoli che si muovono dimostrando di avere capito poco o nulla della stagione che stiamo vivendo. Si ha la sensazione, francamente molto di più, che si declina la Nuova Ricostruzione come una breve ricreazione della politica per turare le falle più gravi e continuare a fare i soliti giochetti. Che la Nuova Ricostruzione non è percepita per quello che deve essere. Vale a dire un modo per fare i conti con le nostre miserie. Invece no, cari tutti, di qui non si scappa, perché ogni tipo di ricostruzione civile, economica, sociale parte sempre dal fare i conti con le proprie miserie. Se no, scusate, che ricostruzione è?

È chiaro a tutti che se si vuole tornare a come era prima della stagione riformista del governo Draghi (giustizia penale, pubblica amministrazione, nuova governance per il Recovery, reclutamenti nella Pubblica amministrazione) allora non si va da nessuna parte perché non si cambia il Paese mettendosi un po’ di cipria.  Se si continua come prima e ci si mette solo un po’ di cipria per nascondere le rughe presto si ferma tutto.

Avvisiamo i partiti e i loro Capetti che sul Covid e sulle balle spaziali dei no vax il tempo della propaganda deve finire all’istante. Che l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) non consente soste. Che la legge di bilancio non può diventare nuovo terreno di manovrette di propaganda e deve mantenere magari accentuare il suo contenuto espansivo. Che i privilegi pensionistici non sono compatibili con il futuro dei nostri giovani e con la coscienza matura di un Paese che vuole mettere un territorio (il Mezzogiorno) e un capitale umano (giovani e donne) al centro della Nuova Ricostruzione. Per cui si possono aprire tutti i tavoli che si vogliono purché non si smarrisca lo spirito riformista decisionale e non si perdano mai le stelle polari della rotta del cambiamento.

Quando la confusione in casa è tanta e i problemi del nuovo ’29 mondiale sono giganteschi c’è il rischio capitale (reale) che la miccia dell’inflazione combinata alla miscela esplosiva della carenza di materie prime e ai ritardi nella lotta al cambiamento climatico possa fare saltare tutto. In un’altra Italia della metà degli anni Sessanta, quella uscita dal miracolo economico della Ricostruzione del Dopoguerra, ci fu un dibattito malato della pubblica opinione (infinitamente meno grave di quello di oggi) sulla congiuntura alimentato all’epoca più di tutti dalla sinistra che fu l’anticamera dello sfascio. Si sostenne che la crescita era stata una bolla e che questa bolla era scoppiata. Il centrosinistra di Moro nei termini più forti della sua capacità riformista si fermò. Si volle scendere da quel treno. Si fece molto debito e si incubò la stagione delle tensioni e dell’assistenzialismo. Si interruppe bruscamente il cammino di convergenza tra Nord e Sud del Paese.

Oggi c’è il rischio che succeda qualcosa di simile. Certo, è vero, ci sono i soldi europei del Next generation Eu mentre allora erano finiti i dollari del Piano Marshall. L’idea, però, di questo Bengodi europeo può portare fuori strada partiti e Capetti che mostrano di non avere capito niente del momento che stiamo vivendo. Non se ne esce se non si prende coscienza che bisogna fare i conti con le nostre miserie e se non si capitalizza la fiducia con piccole grandi cose che si vedono come la scuola riaperta, i certificati digitali da casa, i controlli seri su bonus e reddito di cittadinanza, le terapie intensive che non si riempiono a differenza di quelle degli altri Paesi europei. Abbiamo un mese e mezzo per capire e cambiare. Dopo sarebbe troppo tardi.


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