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Le ministre Carfagna e Gelmini al forum di Sorrento

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Il merito più grande è quello di avere chiarito a tutte le forze politiche che l’attuazione del Pnrr appartiene all’interesse generale del Paese e esige un impegno collettivo pubblico e privato che deve sopravvivere a qualunque risultato delle nuove elezioni politiche. C’è un punto, però, che da oggi è cogente per tutti. Riguarda il conoscere per fare di  einaudiana memoria. Che è l’altra faccia del cambio di paradigma del Sud così ben realizzato come attrattore delle filiere produttive europee e grande hub energetico del Mediterraneo per l’intera Europa. Che è l’altra faccia del sacrosanto cambio di paradigma che vale più di tutto e sulla quale tutti i soggetti in campo saranno giudicati. Bisogna che l’Eldorado degli investitori tocchi con mano Gioia Tauro, nel suo porto e retroporto, con il nuovo rigassificatore avendo la forza di ricordarsi che il Ponte sullo Stretto (onore al merito a Tajani di averlo voluto gridare) può e deve essere il nuovo ponte Morandi del Sud.

Il cambio di paradigma del Mezzogiorno da peso a guida del Paese nelle parole di Enrico Letta vale come manifesto della scommessa globale che l’Italia ha davanti a sé e che l’Europa può vincere solo attraverso l’Italia. Vale doppio perché questa affermazione è stata preceduta dal riconoscimento del messaggio subliminale e politico tanto miope quanto reale attribuito a Bossi (con il Sud non c’è nulla da fare, evitiamo almeno di perdere tempo) risultato dominante e, di fatto, egemone nel dibattito culturale e politico italiano. Oppure per capire la portata del cambio di paradigma come dice Brunetta con altrettanta efficacia: non siamo il Sud piagnone, pigro, quello della questione meridionale, ma il Sud catalizzatore per l’intero Med 9: il nostro Sud come catalizzatore di questa area centrale per il mondo.

Dopo oggi, il modo di guardare al Sud, ai Sud, non sarà più quello di prima. Rovesciare il racconto e vincere la scommessa dell’hub energetico dell’Europa dopo la decisione di affrancarsi dal gas e dal petrolio russi a causa della guerra di Putin in Ucraina. Ricostruire il ruolo guida dell’Italia nel Mediterraneo in partnership con i Paesi della sponda sud nella complessità oggettiva della situazione politica di quei territori e in quella geopolitica mondiale. Diventare il motore delle fonti rinnovabili dell’Italia sfruttando il vantaggio competitivo di sole, mare, vento. Cambiare il modo di proporsi.

Pensare e fare in grande Il riferimento esplicito, che pure è stato fatto, al cambiamento di rotta nel giro di pochi mesi della ex cancelliera tedesca, Angela Merkel, che nei giorni della pandemia prima dichiara “gli eurobond li farà la nuova generazione” e poi li fa lei e l’Europa riunita appena tre mesi dopo chiamandoli proprio Next Generation Eu, misura l’importanza strategica di quello che è accaduto a Sorrento che coincide con il contenuto della battaglia culturale condotta da questo giornale in assoluta solitudine e ne è il frutto più evidente. Misura, allo stesso tempo, potremmo dire al millimetro, la delicatezza e la problematicità della straordinaria opportunità da cogliere.

Perché prima ancora sono in gioco la capacità di fare del Mezzogiorno d’Italia il punto di maggiore attrazione di capitali in uscita dai Paesi emergenti e di quelli delle aree forti del Paese a causa della pandemia che ha messo in crisi la globalizzazione del “vado a investire dove costa meno” per privilegiare la messa in sicurezza dei cicli di approvvigionamento delle materie prime e di produzione. Bisogna vincere la partita delle filiere produttive di livello europeo e bisogna creare le condizioni con il nostro dinamismo perché le grandi economie europee, a partire da quella tedesca, ci credano e ci investano. Perché parallelamente bisogna che la capacità amministrativa di fare le cose, superando lo scoglio di una giustizia paralizzante, diventi metodo realizzativo per tutto: digitalizzazione della pubblica amministrazione, come sta già avvenendo, e banda larga, treni veloci, asili nido, scuola, università, ricerca, capitale umano e molto altro ancora. Perché parallelamente bisogna che l’Eldorado degli investitori si tocchi con mano a Gioia Tauro, nel suo porto, nel suo retroporto, con il nuovo rigassificatore avendo la forza di ricordarsi che il Ponte sullo Stretto (onore al merito a Tajani di averlo voluto gridare) può e deve essere il nuovo ponte Morandi di questo Eldorado della nuova Europa e del Mediterraneo allargato.

Perché bisogna che la cultura dell’investitore turistico passi da quella della rendita monopolistica o semi monopolistica alla moltiplicazione degli investimenti puntando sulla rinascita delle città, sui piccoli e grandi lungomari intercettando i flussi mondiali che sono alla portata della bellezza e della nuova organizzazione di questi territori. Il primo merito politico della ministra Carfagna è di avere reso pubblico un dibattito che rende giustizia alla coerenza meridionalista degasperiana del governo Draghi (anche questa abbiamo dovuto difendere dal pregiudizio rivendicazionista) che ha nel suo Piano nazionale di ripresa e di resilienza il punto qualificante ma che va molto oltre e dovrà camminare sulle gambe delle donne e degli uomini del Mezzogiorno. Un impegno operativo che deve riguardare pubblico e privati, centro e periferia, ministeri e territori regionali e comunali. Deve esprimere un nuovo spirito di comunità nel quale la prima condizione è quella di crederci.

Il secondo merito politico della ministra Carfagna è quello di avere chiarito a tutte le forze politiche che l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) appartiene all’interesse generale del Paese e esige un impegno collettivo che deve sopravvivere a qualunque risultato delle nuove elezioni politiche. Questo fu il tratto distintivo della stagione degasperiana del dopoguerra nelle sue mutevoli alleanze che attraversarono appuntamenti elettorali e, successivamente, di quella del primo centrosinistra fanfaniano. Furono anche le stagioni che trasformarono un Paese agricolo di secondo livello prima in un’economia industrializzata poi in una potenza economica mondiale.

C’è un punto, però, che da oggi varrà come cogente per tutti a partire proprio da chi ha promosso tutto ciò. Riguarda il conoscere per fare di einaudiana memoria. Che è l’altra faccia del cambio di paradigma politico del Sud così ben realizzato o del fare per conoscere di stagioni fallimentari di cosiddetta nuova programmazione. Che è l’altra faccia del sacrosanto cambio di paradigma politico che vale più di tutto e sulla quale tutti i soggetti in campo saranno giudicati.


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