X
<
>

La ministra del Sud, Mara Carfagna, a Sorrento

Condividi:
6 minuti per la lettura

«Dimenticatevi il Sud che è esistito fino a ieri, ne sta nascendo un altro più giusto, più moderno, più europeo, più efficiente e collegato, capace di offrire pari diritti e pari dignità ai suoi cittadini ma capace anche di attrarre investimenti nazionali e internazionali». Questo è il messaggio che la ministra del Sud, Mara Carfagna lancia da Sorrento, dove si è svolta ieri la prima giornata di Verso Sud, salendo sul palco dopo il presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, e di fronte al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Presenze che segnano la sottoscrizione da parte delle istituzioni di quella «scelta di fondo» su cui si “costruisce” la possibilità di una svolta per il Mezzogiorno, e per i suoi «20 milioni di cittadini che – sottolinea la ministra – finora si sono sentiti privati di diritti e opportunità e che ora sono riconosciuti». Ma che va anche a beneficio del Paese tutto e dell’Europa.

Oggi più che mai, perché non si tratta solo della necessità di accendere il motore Sud per sostenere la crescita italiana. Ma perché – lo ricorda il premier nel suo intervento e loro ribadisce la ministra – c’è il Mezzogiorno italiano al centro delle sfide che il Paese e l’Europa sono chiamate ad affrontare e che la guerra in Ucraina, con le sue ricadute sul fronte geopolitico, energetico, alimentare, commerciale e industriale, ha reso ancora più urgenti.

«È il Mezzogiorno l’asset su cui investire», afferma Carfagna elencando le potenzialità del territorio e le opportunità che apre al Paese e all’intero Vecchio continente: «È al Sud che le rinnovabili hanno maggiori margini di sviluppo e di resa, è al Sud che dovremo immaginare di collocare i nuovi rigassificatori per trasformare il gas naturale liquefatto che verrà sempre più dall’America e da altri Paesi del mondo, è il Sud che dovrà essere messo nelle condizioni di attrarre nuovi investimenti industriali in un’epoca in cui si ridurranno le catene globali del valore, e quindi dovremo riportare in Europa produzioni che in passato troppo entusiasticamente avevamo lasciato in Cina e in Asia. È il Sud che deve rafforzare il suo ruolo di interlocutore privilegiato con i Paesi del Mediterraneo, è il Sud a essere un hub energetico naturale per l’approvvigionamento di gas in arrivo dall’Africa e dal Medio Oriente non solo per l’Italia ma anche per l’Europa». L’indipendenza energetica dalla Russia «passa anche e soprattutto dal Sud».

Si tratta «di sfide politiche, prima ancora che energetiche, industriali e commerciali, che possono assegnare al Sud un profilo strategico decisivo nei nuovi equilibri geopolitici mondiali». Il governo sta lavorando per “attrezzarlo” in modo da renderlo capace di affrontare e vincere queste sfide. E la base di partenza è l’aggressione di quel divario territoriale che ha lasciato indietro una parte del Paese.

Parte da qui «la nuova stagione» inaugurata con la presentazione in Europa del Piano nazionale di ripresa nazionale e resilienza con cui, ricordano Draghi e Carfagna, il Paese investe 82 miliardi, il 40% delle risorse messe in campo dall’Europa a sostegno dell’Italia, cui si aggiungono i fondi strutturali europei e quelli del bilancio nazionale. Quelle pagine raccontano di una precisa «scelta di campo» fatta dal governo per «affrontare i divari territoriali» non in chiave rivendicazionista, sottolinea la ministra, ma «come questione e urgenza nazionale, non meridionale, da affrontare e risolvere per far ripartire il Paese», mettendo da parte una volta per tutte il modello locomotiva, con le regioni del Nord a far da traino e le altre a rimorchio».

Cita Mattarella, Carfagna, parlando di un Paese che deve crescere «in unità, in cui le diseguaglianze territoriali e sociali che attraversano le nostre comunità vengono meno». Alla base di quota scelta di fondo c’è «una visione meridionalista concreta, fattiva, operosa e orgogliosa, distante dal disfattismo e dalla rassegnazione che abbiamo conosciuto finora».

Come concreti sono i risultati che emergono dal Libro Bianco presentato durante il forum che mostra la vitalità di alcuni settori dell’economia meridionale, la fattività e l’operosità delle sue imprese. E l’orgoglio è anche quello che ha mostrato la ministra parlando delle sue origini di «donna del Sud» e delle potenzialità della «sua» terra. Lo studio, evidenzia Carfagna, sfata alcuni luoghi comuni che avvolgono la «questione meridionale». Il Mezzogiorno «è una realtà molto più vivace e competitiva di quanto si creda», afferma citando i risultati nell’ambito delle esportazioni dell’hi-tech che, in proporzionale al totale dell’export, lo vedono quarto in classifica dopo Israele.

Con il Pnrr il governo rimedia all’assenza di una politica industriale per il Mezzogiorno: «È un grande strumento di politica industriale e noi lo abbiamo utilizzato per disegnare la nostra visione di politica industriale per il Paese e naturalmente per il Mezzogiorno». Si guarda al Sud come polo della trasformazione e della distribuzione dell’agroalimentare italiano, come hub logistico ed energetico del Mediterraneo, centro di innovazione tecnologica e scientifica, attrattore di turismo e di nuovi residenti. E ancora come ponte necessario tra l’Europa e il continente più giovane e promettente cioè l’Africa. In questo modo, da problema da affrontare, il Mezzogiorno può diventare «la risposta» anche «al problema della bassa crescita italiana».

Il Pnrr è strumento anche finanziario attraverso cui il governo ha aperto e apre i cantieri che rientrano nel piano di infrastrutturazione chiamato «a cancellare isolamento fisico che ha condannato e condanna interi territori del Mezzogiorno all’arretratezza». Reti ferroviarie, idriche, logistiche, porti – di cui le Zes rappresentano la scommessa sullo sviluppo – banda ultralarga. Si investe sull’istruzione, aprendo nuove scuole, asili e mense; sulla creazione degli ecosistemi dell’innovazione, «luoghi di ricerca e contaminazione tra università e impresa»; si sostiene l’internazionalizzazione e la competitività delle imprese meridionali. Si irrobustisce la sanità, si digitalizza la Pa, si spinge sulla transizione ecologica ed energetica.

C’è poi, evidenzia la ministra, un’altra prima volta il governo più “vantare” e che rende per i cittadini meridionali immediatamente tangibile la “svolta”. È la cancellazione di quello che Carfagna definisce «l’odioso principio della spesa storica che ha alimentato anno dopo anno discriminazioni e disuguaglianze, un principio in base al quale per esempio un comune come Giugliano, 120mila abitanti, ha le risorse per un solo asilo nido e un solo assistente sociale, mentre una città lombarda delle stesse dimensioni di Giugliano, come per esempio Monza, ha le risorse per 8 asili nido e per 32 assistenti sociale».

Per la prima volta nella legge di Bilancio per il 2022 sono stati inseriti e finanziati i Lep, il Livelli essenziali delle prestazioni, per asili nido, assistenti sociali e trasporto scolastico degli studenti con disabilità. In questo modo «nel 2027 Giugliano avrà le risorse per assumere gli stessi assistenti sociali e per aprire gli stessi asili nido di Monza», 800mila euro in più per garantire un posto a 105 bambini rispetto ai 20 dello scorso anno. Così per Potenza, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Messina e Catania. Napoli, avrà circa 4 milioni di euro in più per accogliere nel nido 500 bambini che lo scorso anno hanno trovato la porta chiusa. In questo modo si dà anche a tante donne la possibilità di cercare o tenersi un lavoro, alleggerendone i compiti di cura che ancora oggi gravano soprattutto sulle loro spalle. «Così – dice la ministra – affronteremo con decisione anche la piaga della bassa occupazione femminile del Sud».

Le risorse ci sono, il piano c’è e la volontà pure. Ora, sostiene Carfagna, perché il Paese possa vincere la scommessa che l’Europa le ha dato la possibilità di giocare serve unità, «continuità nell’azione di governo e una classe dirigente nazionale e locale all’altezza di questa sfida».


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE