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Giorgia Meloni e il suo Governo dopo la fiducia alla Camera

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C’è un lavoro pragmatico da fare gigantesco perché le insidie si annidano ovunque. Si parla per la prima volta in Italia di pianificazione marittima, ma poi ci si ritrova a fare i conti con un documento lasciato in eredità dal ministro Giovannini che vuole affiancare alle strutture amministrative delle Infrastrutture quelle dei Beni culturali per cui diventa matematico che non si può fare più niente. Non interrompiamo il ciclo di riforme che delinea un processo compiuto innovando sulla macchina esecutiva, questo sì, nello spirito di coordinamento unitario che traspare dalla scelta di affidare al ministro Fitto tutte le deleghe europee. Si può cambiare anche molto ma dentro un sentiero che avanza non che perde tempo con progetti fuori dalla realtà come l’autonomia differenziata perfino sui banchi di scuola. Tutto quello che stiamo dicendo vale anche per le opposizioni. Fare opposizione non significa solo dire no, ma fare proposte, indicare soluzioni, a partire dallo stesso tema dei migranti e sul Ponte dello Stretto modello Genova

Questo Paese deve stare molto attento a non perdere mai di vista che si gioca tutto sull’economia.  Questo Paese deve capire che sono pericolosissimi tutti i diversivi tirati fuori che allontanano dal solco tracciato da Draghi di aiuto in tempo reale alle fasce deboli che vedono i loro esigui redditi mangiati dall’inflazione e di sostegno selettivo alle imprese energivore che rischiano la sopravvivenza a causa del caro bolletta.

Questo Paese deve capire che la priorità assoluta va data alla macchina degli investimenti per migliorarne significativamente il tasso di efficienza realizzativo utilizzando tutti i poteri straordinari concessi dalla nuova governance voluta da Draghi per le opere del Piano nazionale di ripresa e di resilienza e, ancora di più, questo sì innovando nello spirito di coordinamento unitario che traspare dalla scelta di affidare al ministro Fitto tutte le deleghe europee.

C’è un lavoro pragmatico da fare davvero gigantesco perché le insidie si annidano ovunque. Si parla per la prima volta in Italia, ad esempio, di pianificazione marittima, ma poi ci si ritrova a fare i conti con un documento lasciato in eredità dal ministro Giovannini che vuole affiancare alle strutture amministrative delle Infrastrutture quelle dei Beni culturali per cui diventa matematico che non si può fare più niente. Bisogna agire, voglio dire, con il massimo di pragmatismo: se grazie alle riforme degli istituti tecnici concepita e attuata dall’ex ministro Bianchi posso finalmente incrementare le Academy  che formano il personale marittimo e quindi mi prendo il buono, viceversa cancello l’insidia del pasticcio con i beni culturali e utilizzo al meglio tutte le risorse del Pnrr per evitare che i fenomeni climatici si mangino letteralmente le banchine portuali del Mezzogiorno e mettano a rischio le reti ferroviarie che scorrono lungo la costa. Abbiamo fatto il ministero del mare, giusto, Francia e Portogallo insegnano, ma attenzione a frazionare le responsabilità perché dove già c’è le deleghe sono accorpate a quelle dell’economia.

Dovremo pagare soltanto nel 2023 circa 72 miliardi di spesa per interessi con un incremento netto di 11,3 miliardi pari a sei decimali di Pil rispetto alle previsioni e vi pare che ci sia uno spazio concreto oggi per continuare a fare campagna elettorale dal governo su pensioni e flat Tax? Potete pensare che tutto questo lasci indifferenti Bruxelles e i suoi funzionari nelle cui mani abbiamo il nostro futuro che sono gli investimenti a tutto campo di riunificazione del Paese che vanno finanziati con le risorse del Pnrr, del Fondo per lo sviluppo e la coesione e del Fondo Complementare che attinge al bilancio pubblico italiano?

Facciamo piuttosto presto a sostenere chi si deve sostenere e non interrompiamo il ciclo di riforme che delinea un processo compiuto di sistema Paese. Si può cambiare anche molto, ma dentro un sentiero che avanza, non che perde tempo con progetti fuori dalla realtà come l’autonomia differenziata perfino sui banchi di scuola o guerre ideologiche che riguardano temi importanti ma che proprio come l’autonomia differenziata dividono invece di unire.

Tutto quello che stiamo dicendo vale per il governo, ma anche per le opposizioni. Perché siamo davanti alla partita capitale di un Paese che dopo venti anni di stagnazione e di fanalino di coda della crescita europea era diventato in meno di due anni la locomotiva d’Europa. Tutto quello che è stato fatto non può essere buttato disinvoltamente al macero perché non ci consentirebbero una prova d’appello.  Per questo rimaniamo sconcertati davanti a un Pd  che dice che non può sostenere la Moratti in Lombardia perché è stata con il centrodestra come se lo schieramento che oggi governa il Paese e lo rappresenta nel mondo appartenesse ai dannati della terra. Oppure assistiamo ai grillini che dettano condizioni nell’alleanza per il Lazio partendo dal punto irrinunciabile del no al termovalorizzatore.

Ma stiamo scherzando o stiamo facendo sul serio? Fare opposizione non significa solo dire no, ma fare proposte, indicare soluzioni, a partire dallo stesso tema dei migranti, ma ancora di più dal Ponte sullo Stretto con il modello Genova, più che pensare di perdere un’identità che già non hai più invece di porsi il problema di esprimere responsabilità delineando e pubblicizzando un disegno riformista reale che risponde ai bisogni delle persone e si misura con i problemi, non con la propaganda. Ma ci rendiamo conto che i Cinque stelle hanno preso una piega che è più populista rispetto a quella di Grillo e Casaleggio? Che i fondatori proponevano un’utopia e che i loro successori pensano sempre a qualcosa da portare a casa domani mattina?

La stessa opposizione di centro che offre una prospettiva alternativa reale al Paese dovrà pur capire che per crescere e consolidarsi non potrà chiudersi nel recinto di quanto sono masochisti quelli del Pd. Nemmeno  chi è al governo oggi può essere contento di vivere in un Paese dove non c’è l’opposizione o, meglio, ce ne sono tante divise che non contano nulla. Non può essere contento di avere un’opposizione che lo spinge a ritenere di potere fare tutto quello che vuole. In un momento come questo sarebbe il peggiore dei mali.


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