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Raffaele Fitto e Giorgia Meloni

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La dote del metodo Fitto fatto di cabina di regia, nuova governance e semplificazioni, tavolo aperto con l’Europa per rimodulare

È la ristrutturazione del Pnrr concordata con Bruxelles attraverso l’utilizzo delle risorse di Repower Eu per interventi mirati sulle infrastrutture e contenimento dei consumi. Questo avviene con uno strumento nuovo e con il consenso dell’Europa. Questo è il nuovo Piano Mattei che rende il Sud hub energetico strategico non dell’Italia ma dell’Europa. Questo significa andare oltre il lavoro prezioso fatto dal governo Draghi e dall’Eni di Descalzi per ridurre a tempi record la dipendenza energetica dalla Russia sostituendola con altri Paesi. Ora si tratta di fare del Sud il grande hub dell’Europa sia investendo in pannelli solari sia con i nuovi interventi infrastrutturali. Il combinato disposto dei due schemi è il Piano Mattei che annulla la nostra dipendenza e dà all’Italia un ruolo guida nella ri-globalizzazione consegnando all’Europa il suo hub energetico. Significa uscire dalla logica dei micro progetti per fare del Piano di ripresa e di resilienza qualcosa che duri.

La partita della possibile crescita italiana ha un solo nome. Si chiama riduttivamente Piano nazionale di ripresa e di resilienza, ma vale l’intera partita dei fondi europei per la prima volta dopo decenni gestiti unitariamente. Scelta di intelligenza politica compiuta dal governo Meloni. Sono in gioco dieci punti di prodotto interno lordo e sono l’unica arma concreta che ha l’Italia per affrontare un quadro globale dove persiste una debolezza strutturale. Che è legata alle incognite Covid di origine cinese e alle ricadute economiche e monetarie di origine bellica a causa della guerra di invasione della Russia in Ucraina che ha colpito al cuore l’Europa.

Abbiamo avuto una stagione d’oro nascosta alla consapevolezza del Paese che ha realizzato il primato europeo di sette trimestri consecutivi di crescita con performance tutte superiori a Germania e Francia tradizionali motori del Vecchio Continente. Questa stagione d’oro legata al governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi è stata il frutto di un processo riformatore compiuto avviato, ma ancora di più di un meccanismo di reputazione internazionale e di fiducia interna che ha messo benzina pulita nella macchina degli investimenti privati e della spesa dei consumatori dell’intero Paese oltre che di un’attenzione sempre vigile al sostegno del potere di acquisto delle famiglie e della riduzione delle diseguaglianze.

Vorremmo uscire per un attimo dalle nubi della polemica mediatico-politica sullo sconto saltato delle accise della benzina e della delicatezza tutta italiana della partita dell’inflazione che è la più iniqua delle tasse, per porre l’attenzione su quello che noi chiamiamo metodo Fitto e che è di certo la sorpresa positiva di questa prima stagione del governo Meloni. Questo metodo si esprime in una gestione politica e tecnica della cabina di regia presso Palazzo Chigi che ha rappresentato un’accelerazione positiva anche rispetto al governo Draghi sul piano della capacità di fare le cose e ha trasferito alla Commissione europea il senso di una situazione finalmente messa sotto controllo. Siamo tornati in gioco nella partita di essere un Paese capace di fare investimenti pubblici che a loro volta mobilitano investimenti privati nazionali e contribuiscono ad attrarre capitali internazionali. In questo campo si gioca l’unica chance che ha l’Italia di preservare il miracolo della crescita ricevuto in eredità in un contesto globale che è oggi oggettivamente avverso.

Punto uno. Il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, con la forza che ha dimostrato nel mettere sotto stress test tutte le componenti ministeriali nello scorcio finale dell’anno scorso, ha riunito la cabina di regia il 12 gennaio per centrare i 27 obiettivi del trenta giugno. Si programma il lavoro con netto anticipo per avere sei mesi di margine e agire politicamente, legislativamente, tecnicamente dove si deve agire. Partire con metodo e responsabilità prima significa uscire dalla logica degli ultimi venti giorni che è quella che sistema le carte e non fa le cose. Se io faccio le gare per l’idrogeno e non mi partecipano le imprese e nessuno ci guarda dentro io in buona fede credo di fare l’idrogeno, ma non centrerò l’obiettivo non potendo fare né l’idrogeno né altro in sua sostituzione. Questo significa metodo Fitto: dare risposte puntuali in tempo utile.

Punto due. Nuovo decreto legge su governance, accelerazione e semplificazioni amministrative entro la settimana prossima. Anche questo è espressione di un metodo nuovo perché il decreto è calibrato sui colli di bottiglia da superare di cui è stato chiesto conto e indicazione delle soluzioni possibili. Entro la settimana prossima si chiuderanno gli ingressi, chi è entrato è entrato, chi è fuori resta fuori. Bisogna parlare e agire ora, non dopo.

Punto tre. Tavolo aperto con la Commissione europea per la rimodulazione. Esempio: c’è un progetto dove c’è metà delle domande rispetto all’importo disponibile, invece su un altro bando c’è il triplo delle domande e non c’è copertura di spesa. In questo caso i ministeri devono consegnare in tempo utile le proposte di cambio di destinazione della spesa e il ministro Fitto porterà queste proposte al confronto con la Commissione europea. Questo bene acquisito del lavoro comune con la Commissione è frutto dell’impostazione data in modo corretto al rapporto che riflette esperienza e conoscenze anche nelle relazioni con i singoli commissari e rappresenta un dato di grande valore che viene spesso sottovalutato. Anche perché tutto ciò è avvenuto in una cornice di credibilità che ha evitato polemiche strumentali sul piano politico con il governo Draghi. Elementi che dimostrano a Bruxelles un tasso di maturità come Paese.

Punto quattro. Quello, forse, strategicamente più importante, è la ristrutturazione del Pnrr concordata con Bruxelles attraverso l’utilizzo delle risorse di Repower Eu che permettono interventi mirati sulle infrastrutture e sul contenimento dei consumi. Questo significa modificare in parte il Pnrr con uno strumento nuovo e con il consenso dell’Europa. Questo è il nuovo Piano Mattei che fa del Sud il grande hub energetico strategico non dell’Italia ma dell’Europa. Questo significa andare, con intelligenza, oltre il lavoro prezioso fatto dal governo Draghi e dall’Eni di Descalzi che ha ridotto in tempi record la dipendenza energetica dalla Russia sostituendola con altri Paesi facendo molto meglio di Germania e Francia.

Ora si tratta di fare del Sud l’hub dell’Europa sia investendo in pannelli solari sopra le case o a fianco delle aziende sia con i nuovi interventi infrastrutturali. Il combinato disposto dei due schemi è il nuovo Piano Mattei che annulla dipendenza e dà al nostro Paese un ruolo guida nella ri-globalizzazione consegnando all’Europa il suo grande hub di sicurezza. Significa uscire dalla logica dei micro progetti per fare del Piano di ripresa e di resilienza qualcosa che duri.


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