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Il Governo Meloni protagonista della serie di nomine degli ultimi giorni

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Quando il gioco si fa duro, le qualità e le storie professionali delle persone fanno la differenza. Ciò che è successo con il gradimento plebiscitario degli azionisti nei confronti del duo Cattaneo-Scaroni all’Enel e quello che è accaduto a Leonardo con la nomina a capo azienda di un buon ex ministro, Roberto Cingolani, che non ha mai diretto un’azienda quotata, sono la cartina di tornasole di che cosa significa fare scelte di politica che possono cambiare le cose o fare scelte che sostituiscono gli altri con i nostri. Per le nomine alla guida della Rai con Sergio e la scelta di De Gennaro e Pisani per i vertici di guardia di finanza e polizia ci sono storie professionali di valore che appartengono a quelle istituzioni che annullano i giochetti della politica che le hanno precedute.

Quando il gioco si fa duro, le qualità e le storie professionali delle persone pesano e fanno la differenza. Quello che è successo con l’assembla degli azionisti di Enel con il gradimento plebiscitario nei confronti del duo Cattaneo-Scaroni e quello che è invece accaduto a Leonardo con la nomina a capo azienda di un buon ex ministro, Roberto Cingolani, che non ha mai diretto un’azienda quotata sono la cartina di tornasole di che cosa significa fare scelte di politica che possono cambiare le cose o fare scelte che sostituiscono gli altri con i nostri.

È abbastanza sorprendente che il dibattito domestico dei media ormai sideralmente distanti dalla realtà abbia indicato per settimane come un pericolo per i mercati chi ne riscuote invece il massimo apprezzamento e abbia persistentemente valorizzato chi quegli stessi mercati avrebbe messo in agitazione. Siamo al ribaltamento sistemico della realtà. A differenza di chi si affretterà a parlare di nuova occupazione partitocratica della Rai, noi vogliamo ribadire che la scelta di Roberto Sergio per la guida della tv pubblica esprime a nostro avviso il potere delle competenze.

Perché come uomo Rai ha fatto bene ovunque sia stata impiegata la sua professionalità e rappresenta, per questo, la migliore garanzia per provare a fare uscire la ex prima azienda culturale del Paese da un circuito perverso di brutta fotocopia della tv commerciale privata. Soprattutto nel degrado del supertalk malato e di un’informazione sganciata da ogni verità, i casi Maggioni al tg1 e Berlinguer a Carta bianca ne sono un esempio lampante, ma anche di una caduta verticale di ideazione di nuovi prodotti, nuove filiere, nuovi mercati, a tutto campo e tra di loro intrecciati.

Le scelte di Andrea De Gennaro alla guida della Guardia di Finanza e di Vittorio Pisani come capo della polizia hanno alle spalle storie professionali che parlano da sole e esprimono quel potere delle competenze che annulla tutti i giochetti della politica che sempre precedono queste scelte. Esprimono entrambi storie esemplari di professionalità nei loro campi di appartenenza e in un Paese serio questo è quello che conta per i cittadini e per il buon funzionamento delle funzioni vitali di una comunità. Il rischio più grande che corre la politica al governo, di qualunque colore sia espressione, è quello che a furia di dare ascolto e opportunità agli affamati di potere di vecchio e nuovo conio trasferisca di fatto alla collettività un messaggio sbagliato che toglie fiducia e alimenta paralisi. Per ribaltare questo schema storico della cattiva politica devi dimostrare di sapere guardare fuori dal recinto del tuo gruppo. Devi recuperare il consenso della gente mostrando che il governo non ha interesse a fare propaganda, ma piuttosto a dimostrare al Paese che si possono fare scelte di competenze nell’interesse della collettività e non di quello di parte.

Il punto dirimente non è cambiare il colore dei prescelti perché facciano quello che hanno fatto gli altri prima di loro per conto dei nuovi padroni di turno. Contiamo sul fatto che Roberto Sergio alla Rai saprà fare scelte di competenza non estranee alle storie politiche di ognuno, come è inevitabile nello schema che lega questa azienda pubblica e i partiti, ma tali da rompere la commedia dell’arte del rumore e delle maschere a copione che ha nuociuto pesantemente al dibattito della pubblica opinione italiano, ma ha tolto anche ogni ragione sociale alla informazione televisiva pubblica. Quasi la priva del diritto di sopravvivenza perché ne nega in partenza i tratti costitutivi che sono poi peraltro quelli che giustificano il pagamento del canone pubblico.

È molto importante tutto ciò perché è noto a tutti che la Rai è lo specchio di coesione del Paese e dello stato di agitazione dei partiti e di quello che ne è sopravvissuto. La resistenza poltronara della Presidente della Rai, Marinella Soldi, non aiuta certo quel lavoro necessario di armonia plurale di competenze che il nuovo quadro politico di riferimento deve essere in grado di esprimere. Se adesso si cambia davvero registro e le facce saranno quelle giuste si capirà che siamo entrati in una stagione nuova della politica. Perché se fai le scelte giuste di competenza senza preoccuparti di riequilibrare le rappresentanze degli intellettuali o, come è quasi sempre accaduto in passato, di sostituire i loro con i tuoi fai quel cambio di passo che resta e restituisce al Paese il patrimonio dissipato della sua prima azienda culturale. Se ripeti scelte e comportamenti di chi ti ha preceduto cambia solo l’occupazione del potere e il degrado continua.


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