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La battuta è di Prodi: va bene tutto, anche l’impegno fantastico sull’intelligenza artificiale, ma con le regole di oggi l’Europa prepara il più bello dei menù e a tavola siedono Cina e Stati Uniti. Visco snocciola i numeri del ritardo europeo su tecnologie e demografia. Il capo dell’Enel, Cattaneo, è diretto: l’Europa non può diventare un continente di soli consumatori, è necessaria una forza industriale europea basata sulla qualità. Gentiloni esprime oggi nella Commissione l’intelligenza europeista italiana che guarda all’Europa che dialoga con tre miliardi di persone del Sud del mondo e si dota di una nuova governance politica europea. Altrimenti cinesi e americani arrivano sempre prima di noi e la pressione autocratica sul mondo non è più contenibile.

Sull’Iraq l’Europa non c’era. Sull’Afghanistan neppure. Sulla Libia non c’è mai stata uguale e quando l’Italia ha seguito le pulsioni francesi è stato peggio. Noi e gli europei tutti ne paghiamo ancora le conseguenze. Questa è la premessa, e su questa premessa, alla presentazione del manifesto strategicamente rilevante sull’Europa di Marco Buti e Marcello Messori nella sede romana di rappresentanza di Commissione e Parlamento, Romano Prodi ci ha messo il suo carico da novanta. Cito a mente: va bene tutto, va bene l’impegno fantastico sull’intelligenza artificiale, ma con le regole che ci sono, oggi l’Europa può preparare anche il più bello dei menù, ma a sedersi a tavola per mangiare tutte queste prelibatezze saranno Cina e Stati Uniti.

Detto da un uomo che appartiene ai grandi Presidenti della Commissione europea e che, con l’argomento ai Paesi dell’Est, ha dato corpo a un’intuizione che appartiene solo agli statisti c’è davvero di che riflettere. Dopo di lui l’ex Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, con il rigore di analisi che lo contraddistingue, ha messo in fila anche il ritardo europeo sulle tecnologie di applicazione generale dove gli Stati Uniti dominano con il 40% del mercato, la Cina che era al 2% ha fatto un super balzo, e noi con tutti i talenti che abbiamo rimaniamo dove stavamo e, quindi, rischiamo di rimanere in coda.

Per non parlare della demografia che marcia da qui a poco verso i 10 miliardi di persone, metà dell’incremento previsto è in Africa, e l’Europa con i suoi 400 e passa milioni di abitanti è destinata a perderne altri 25, l’Italia va ancora peggio, e dunque se rimaniamo ognuno per conto suo rischiamo di passare da peso geopolitico debole a peso geopolitico zero. Da Catania, sempre nella giornata di ieri, il capo della prima azienda italiana, che è l’Enel, Flavio Cattaneo, è stato ancora più diretto: l’Europa non può diventare un continente di soli consumatori, è necessaria una forza industriale europea che sia basata sulla qualità. Lo ha detto in occasione della visita del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, alla gigafactory di moduli fotovoltaici 3Sun di Catania dell’Enel ponendo con lucidità un tema strategico che l’Europa intera non può continuare a far finta di ignorare: la concorrenza sleale asiatica.

Questo vale per l’energia del futuro come per la manifattura fino all’agricoltura. Che non vuol dire affatto non misurarsi con la sfida cruciale della transizione ecologica, ma fare i conti con realismo ed efficacia nei confronti del dumping economico e sociale che il mondo autocratico, Cina e Russia in testa, può impunemente fare nei confronti dell’Occidente democratico rischiando di mettere a terra per sempre il più debole dei due grandi alleati, quello europeo, per la semplice ragione che rispetto agli americani il Vecchio Continente non fa politica europea industriale comune, non fa politica di bilancio comune, ha dato con tutti i suoi 27 Paesi meno munizioni all’Ucraina di quante ne ha date da sola la Corea del Nord alla Russia.

Non ha ovviamente neppure una politica estera che la rappresenti unitariamente in modo da fare sentire il suo peso nella inevitabile definizione della nuova governance politica e finanziaria mondiali mettendosi nella condizione di non riuscire a fare i conti con le tre guerre oggi in atto e con lo scontro ormai dichiarato tra Nord e Sud del mondo. Paolo Gentiloni, ex premier ed ex ministro degli Esteri, commissario europeo all’economia in carica, esprime oggi l’intelligenza politica di questa colonia italiana europeista che va da Prodi a Ciampi, da Visco a Letta, con il capolavoro di Draghi da capo del governo della moneta salvatore dell’euro passato alla storia, e costituisce oggettivamente l’avanguardia del pensiero costruttore degli Stati Uniti d’Europa. L’Europa ha fatto passi da giganti, lo ha dimostrato con il debito comune post pandemico, e non c’è dubbio che la proposta di nuovo patto di stabilità e crescita europeo è un passo avanti rispetto al passato, ma era di certo migliore quello frutto del lavoro della Commissione e di chi guida l’economia, che miopie nazionaliste, a partire dalla Germania, hanno poi costretto a rabberciare in un compromesso che farà fatica a funzionare.

Con la consueta onestà Gentiloni ha detto chiaro che si è fatto molto, ma gli altri corrono più di noi. Questo vuoto della politica comune, che va dalla difesa agli Esteri fino alla politica industriale, e la farraginosità del meccanismo decisionale, vanno superati in fretta. Guardando a quell’Europa verticale che, come ha ricordato sempre Gentiloni, deve dialogare con tre miliardi di persone del Sud del mondo che si protendono sul Mediterraneo e che sono il segno della nuova grande sfida geopolitica globale. Perché si può ironizzare quanto si vuole sulla nuova banca mondiale dei Paesi del Sud del mondo, ma ci si deve almeno rendere conto che i baricentri globali sono diventati due e la crescita dell’Europa dipende dal ruolo che saprà svolgere nel Mediterraneo con l’Italia che parte avvantaggiata. Visto che per ragioni geografiche e storiche il Sud più regolamentato e sicuro è il nostro. L’Europa deve mettere a frutto questo capitale e deve saperlo fare dotandosi di una nuova governance politica europea. Altrimenti cinesi e americani arriveranno sempre prima di noi e la pressione autocratica sul mondo non sarà più contenibile.


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