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La prima pagina del Quotidiano del Sud L'Altravoce dell'Italia

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Scrivo FATE PRESTO il nove novembre del 2011. Nel mondo nessuno compra i titoli di stato italiani tranne la Banca Centrale Europea. L’Italia ha perso la fiducia degli investitori e siamo diventati lo Stato da vendere. Per rispettare il rigore algebrico del Sole 24 Ore, che all’epoca dirigo, apro il giornale con un titolo a caratteri cubitali. Il Cigno nero siamo noi, sono a rischio il lavoro e il risparmio. Rimane pochissimo tempo. Quel titolo ha fatto il giro del mondo e viene richiamato spesso per la sua carica esemplificativa. C’è un difetto costitutivo di alcuni giornali italiani – mai di quelli internazionali – che lo evocano come il famoso FATE PRESTO (Corriere della Sera, pagine 1 e 9 di ieri) e non rinunciano a presentarlo senza citare la fonte. Che è il contrario di ciò che si insegna a un giovane cronista. Bazzecole.

Non avrei mai creduto di dovere scrivere RI-FATE PRESTO perché allora nel novembre del 2011 il Cigno Nero era l’Italia. Berlusconi si dimise con un gesto da uomo di Stato e evitò il default del Paese. Oggi il nuovo Cigno Nero è la Grande Depressione Mondiale da Pandemia. Sono coinvolti più di quattro miliardi di persone. Il problema non siamo noi. Non dovremmo essere noi. Possiamo fare più debito, lo faranno tutti. Abbiamo una banca centrale europea che compra a razzo Btp italiani e, con le garanzie giuste dello Stato, scambia tutto e può garantire alle nostre imprese una liquidità infinita. Invece noi siamo diventati il problema. Perché non siamo capaci di spendere un euro per il predominio di una burocrazia fuori dalla storia. Perché paghiamo inermi il conto dell’anomalia mondiale della Lombardia e delle ragioni della propaganda che ispirano i comportamenti, in casa e in Europa, di uomini del governo e delle opposizioni sovraniste. Ora basta! Anche questa volta il tempo è scaduto. Presidente Conte, cinque mosse sono obbligate per salvare l’Italia. Le faccia subito, altrimenti dovrà farle qualcuno al posto suo. Perché gli italiani vengono prima di tutto.

1) Il decreto liquidità va arrotolato e gettato nel cestino. Ne chieda conto a chi lo ha scritto, ma lo sa che i computer della Sace non dialogano con quelli delle banche? Provo tenerezza per chi titola il giorno prima 400 miliardi alle imprese e il giorno dopo che i soldi non ci sono. Si liberi dagli affabulatori e scriva di suo pugno 50 righe con forza di legge per cui i bonifici arrivano direttamente sui conti correnti, la garanzia dello Stato per le banche è al 100% e copre tutte le aziende con prestiti in sofferenza o in ristrutturazione. Nello stesso decreto si nazionalizzano Carige e Popolare Bari. Se tutto ciò non avviene a strettissimo giro l’Italia esce dal novero dei Paesi industrializzati e il Mezzogiorno esplode come una polveriera sociale con problemi gravissimi di ordine pubblico.

2) Senza alcuno indugio va affrontata l’anomalia della Regione Lombardia. Ovviamente con uomini di amministrazione all’altezza non improvvisati come gli Arcuri e i Tridico. Ovviamente insieme. Non si può passare dalla padella alla brace e si devono evitare processi sommari. Diecimila morti esigono rispetto e un cambio di passo per il cumulo di errori commessi nella gestione della sanità in quel territorio che è anche il più foraggiato dalla spesa pubblica e per i danni che a causa di quegli errori subisce l’intero Paese.

3) Abbiamo chiesto un Gabinetto di guerra con pochi uomini che non hanno nulla da chiedere in cambio e che sono in grado di impostare e gestire la Ricostruzione economica italiana. Ci ritroviamo con un comitato che assomiglia a un’assemblea di condominio che dovrebbe coordinarsi con un’altra assemblea di condominio che è quella degli esperti sanitari. I poteri per uomini della levatura di Colao si leggono sui giornali, ma sono zero nel dpcm di nomina. Non è serio, si ponga rimedio.

4) Tenga fermo il PdT che sta per Partito Democratico delle Tasse. Non si riparli mai più di proposte di patrimoniale sui redditi da 80 mila euro in su. I soldi in questa fase vanno dati non sfilati dal portafoglio.

5) Nervi saldi e basta propaganda con l’Europa. All’Armata Brancaleone delle opposizioni sovraniste non si risponde con una zuffa sul Meccanismo europeo di stabilità ma spiegando agli italiani che la cig europea era una nostra richiesta di molti anni fa, che i 200 miliardi di prestiti della Bei sono soldi veri, che i fondi del Mes senza condizionalità possono arrivare a 36 miliardi da spendere in sanità. Va detto a tutti che i 1100 miliardi della Banca Centrale Europea sono un ombrello gigantesco del quale l’Italia non può fare a meno. Se si usa il linguaggio della chiarezza si può vincere anche la battaglia dei coronabond e del Fondo per la Rinascita. La dimensione della tragedia mondiale ci aiuta, ma dobbiamo superare questi mesi sottraendo il Paese al morso della povertà e della solitudine. Non si deve consentire a propaganda e cattiva burocrazia di uccidere il sogno italiano.


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