Vincenzo De Luca
4 minuti per la letturaInvece di elemosinare posti di terapia intensiva e qualche assunzione in più nella sanità per fare fronte alla seconda ondata della pandemia, perché i Capi delle Regioni del Sud non si rivolgono tutti insieme alla Corte Costituzionale affinché cessi lo sconcio della spesa storica e si riconoscano finalmente gli investimenti dovuti in sanità e scuola? Che cosa impedisce loro di chiedere l’attuazione della legge Calderoli e vedere finalmente riconosciuti i diritti di cittadinanza degli abitanti delle loro comunità? E che dire del ministro Gualtieri che parla dell’economia italiana come di una specie di turbo che umilia le grandi economie del mondo! Ma dove vive?
Siamo allibiti. Viviamo i giorni durissimi della seconda ondata della Pandemia. Il mondo è tornato a tremare, noi non sappiamo che cosa ci aspetta in casa. Lo sceriffo De Luca ha voluto più di tutti chiudere la Campania quando il Covid non c’era e rischia ora di doverla richiudere perché ha terrorizzato di nuovo i suoi cittadini. Che si sono rimessi tutti in fila a fare il tampone rischiando di moltiplicare i contagi perché nulla è stato fatto in questi lunghissimi sei mesi per garantire servizi celeri e rafforzare la medicina sul territorio.
Ovviamente l’economia della regione più importante del Mezzogiorno è stata chiusa, ma nessuno se ne cura perché i professionisti dell’anti-Covid dispongono della vita umana e della vita economica delle persone e i Capi delle Regioni sanno solo presentare il conto allo Stato, pavoneggiarsi in tv da mattina a sera, insidiare Crozza come imitatore professionale e, in genere, come showman.
I ristoranti sono di nuovo vuoti, il trasporto veloce e quello aereo sono in ginocchio. Il mondo dell’intrattenimento ha fatto finta di ripartire, la scuola se la è cavata meglio del previsto anche se soffre e le Italie pure nelle sofferenze sono ovviamente due. Il pubblico impiego ha persone di valore che si sacrificano, ma non ha gli strumenti digitali per fare da casa quello che faceva in ufficio e dà il suo contributo silenzioso al lento spegnersi della piccola economia di consumi. Tutti i dipendenti privati che sono in cassa integrazione sono consapevoli che l’anno prossimo rischiano di rimanere a casa.
Il quadro, insomma, è nerissimo, ma non serio. Al punto che per unire farsa alla farsa tocca di vedere un ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che a Porta a Porta, sotto gli occhi sbigottiti di Bruno Vespa, parla dell’economia italiana come di una specie di turbo che umilia le grandi economie del mondo. Scusatemi, ma dove vive? E ancora: che cosa deve accadere per capire che il gallismo dei Capi delle Regioni porta l’Italia alla rovina? È possibile continuare, anche ai tempi del Covid, in questo circuito perverso di miopi egoismi che non è nient’altro che l’Italia ridotta in venti staterelli?
Ma quale dignità possono avere davanti ai nostri occhi i Capi delle Regioni del Nord che si nascondono dietro lo scudo della spesa storica per fare incetta di spesa pubblica sociale e infrastrutturale e, ancora di più, i Capi delle Regioni del Sud che elemosinano posti di terapia intensiva e qualche assunzione in più nella sanità ma si guardano bene dal ricorrere alla Corte costituzionale per chiedere l’attuazione della legge Calderoli e vedere finalmente riconosciuti i diritti di cittadinanza degli abitanti delle loro comunità? In quali mani siamo finiti!
Che cosa impedisce ai Capi delle Regioni del Sud di rivolgersi tutti insieme alla Corte costituzionale perché cessi lo sconcio della spesa storica e si riconoscano finalmente gli investimenti dovuti in sanità e scuola? Possibile che neppure l’occasione storica del nuovo piano Marshall europeo – le somme oggi in gioco sono molto di più di quelle di allora – permetta di riequilibrare la spesa sociale e di avviare la riunificazione infrastrutturale immateriale e materiale delle due Italie? Per noi che in assoluta solitudine abbiamo condotto l’operazione verità e denunciato la grande balla di un Sud che vive sulle spalle del Nord, resta un mistero insondabile lo stato di soggezione dei governatori del Sud nei confronti dei governatori del Nord.
Non si tratta di dichiarare guerra a nessuno, ma di rinunciare alla pratica poco dignitosa di presentarsi sempre con il cappello in mano e di imboccare la via maestra che consente di ristabilire la verità una volta per tutte. Nell’interesse dei ricchi come dei poveri. Se non si passa da qui l’Italia tutta conoscerà la fase estrema del suo lunghissimo declino e uscirà dal novero delle grandi economie industrializzate.
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Grazie. Non commenterò più.
Direttore, anch’io modestamente in molti miei commenti, le sto chiedendo di farsi carico di riunire tutti i presidenti delle regioni meridionali per farli uscire fuori dai loro piccoli staterelli (le regioni) e spiegare perché non fanno azione comune presso la Corte Costituzionale. Lo chiedo a Lei per il prestigio che ha e per l’autorevolezza che sta dando alla sua testata in ambito nazionale. I Presidenti di queste regioni appartengono a schieramenti politici diversi e solo una figura importante come la sua può organizzare questo evento.
P.S. mentre si stanno per prendere importanti decisioni di ulteriori chiusure della società, visto l’aggravarsi dei numeri di contagiati, si organizzava allegramente la Barcolada a Trieste con migliaia di persone assiepate… Questo è un paese schizofrenico!
Bravo! Lo suggerisco da due mesi.
3. Dignità dei presidenti delle Regioni del Sud
La corresponsabilità dei presidenti delle Regioni del Sud è evidente. Al tempo del IV governo Berlusconi, il ministro “leghista” Giulio Tremonti, nel mentre declamava a parole il suo filo meridionalismo affermando che aveva zie calabresi, nei fatti arrivava a suddividere i fondi in sede CIPE dando il 90% al Nord e il 10 al Sud. E Stefano Caldoro, presidente forzitaliota della Campania, per protesta si limitava ad invitare i suoi colleghi del Sud a disertare il CIPE. Ora al governo centrale non c’è più la bulimica Lega Nord, che cosa impedisce ai presidenti delle Regioni meridionali di pretendere – come suggeriva il 3.8 su questo giornale l’ex presidente della Corte Cost. Cesare Mirabelli – la perequazione nella distribuzione dei fondi non più su base storica, ma in base alla legge n. 42 del 2009 che attua un principio costituzionale? Quale maggiore forza si cerca di questo duplice e formidabile aggancio e avallo legislativo per fare il proprio dovere di amministratori votati all’equità e al benessere delle popolazioni meridionali? Che, come osserva il direttore Napoletano, forse riecheggiando il presidente Giannola della Svimez, è volano anche per lo sviluppo sinergico del Nord.
https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/gli-editoriali/economia/2020/08/14/leditoriale-di-roberto-napoletano-laltravoce-dellitalia-nord-sud-obbligati-a-crescere-insieme/
Ho anche suggerito al direttore Napoletano di riunire attorno a un tavolo i presidenti delle Regioni del Sud per attuarlo. Occorre stanarli, vista la loro ingiustificabile renitenza.
Due giorni fa ho scritto: “La denuncia dello scippo da parte del Quotidiano del Sud è meritoria e opportuna, ma esprimo la speranza che vada oltre. Usando la chiave potente della legge. In questo caso la violazione è duplice: la Costituzione (art. 119) e la legge n. 42 del 2009. A mio avviso, il Quotidiano del Sud dovrebbe chiedere ai Presidenti delle Regioni meridionali di (i) alzare all’unisono la loro voce nelle sedi opportune contro la sperequazione; e soprattutto (ii) promuovere un ricorso alla Corte Cost. contro le leggi che ripartiscono le risorse in base alla spesa storica, a nulla rilevando l’argomentazione del cosiddetto residuo fiscale, poiché il rapporto del cittadino col fisco, secondo Costituzione, è individuale, NON regionale.”.
Mi permetto, allora, di suggerire esplicitamente al direttore Napoletano di organizzare una tavola rotonda con i presidenti delle Regioni meridionali per discutere di come farlo al più presto.
https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/gli-editoriali/2020/09/03/leditoriale-di-roberto-napoletano-laltravoce-dellitalia-ultima-chiamata-per-litalia/