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Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia

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Emergono difficoltà logistiche e difficoltà burocratiche. Ovviamente il quadro è molto differenziato tra Regione e Regione. Il caso Lombardia è doppiamente preoccupante. Primo: perché ha la palma assoluta dell’inefficienza. Secondo: perché questa inefficienza blocca l’economia regionale più rilevante del nostro Paese. In generale da noi queste difficoltà pesano più che altrove perché determinano contraccolpi più gravi sul piano economico. In quanto la nostra struttura produttiva è più sbilanciata su attività e servizi che richiedono la presenza della persona. Tutto ciò che fino a che non si mette a posto il problema vaccini non può ripartire

Finalmente gli italiani hanno capito che abbiamo un Presidente del Consiglio, Mario Draghi, che parla quando ha qualcosa da dire e, ascoltandolo, si capisce che chi parla sa di che cosa sta parlando. Che ha idea di quello che dice. Piano piano capiranno che quest’uomo che ha salvato l’euro non è una mezza divinità, ma una persona normale che vuole essere trattato alla pari, che ascolta tutti, che sa prendere le decisioni importanti al momento giusto.

Lo abbiamo detto tante volte e lo ripetiamo ora. Draghi ha le idee chiare, fa scelte nette e dice le cose per quello che sono, non per quello che si vorrebbe che fossero. Il suo governo sta lavorando bene al Recovery Plan recuperando il tempo perduto. Tutti i ministri sono impegnati e lo fanno con metodo adeguatamente supportati dalle strutture contabili e economiche del Paese. Ci saranno alla fine un progetto organico di sviluppo e la coerenza meridionalista degli interventi per riunire le due Italie al netto del folklore sulla carta di identità dei singoli ministri. Il Mezzogiorno avrà la sua occasione storica e potrà coglierla al meglio se la smetterà di scrivere manifesti, il tempo per questi esercizi intellettuali è scaduto da un pezzo. Se uscirà dalla gabbia delle micro-clientele regionali (quelle macro sono al Nord) e se si metterà al lavoro per fare buoni progetti green e di ricerca che permettano di moltiplicare l’impatto di crescita che già assicurano le scelte strategiche del governo di garantire il 50% dell’investimento infrastrutturale, un impegno fortissimo nella scuola e i nuovi criteri per la spesa sanitaria con l’indice di diseguaglianza. Nel frattempo, però, il governo Draghi deve superare due scogli importanti.

Primo scoglio. Come in Francia e in Germania anche in Italia il decisivo piano vaccini si scontra con mille difficoltà. Difficoltà logistiche. Difficoltà burocratiche. Sul banco degli imputati ci sono le Regioni. Perché loro hanno i poteri di gestione della campagna sul territorio. Ovviamente il quadro è molto differenziato tra Regione e Regione. Il caso Lombardia è doppiamente preoccupante. Primo: perché ha la palma assoluta dell’inefficienza. Secondo: perché questa inefficienza blocca l’economia regionale più rilevante del nostro Paese. Da noi queste difficoltà pesano più che altrove perché determinano contraccolpi più gravi sul piano economico. In quanto la nostra struttura produttiva è più sbilanciata su attività e servizi che richiedono la presenza della persona, una mobilità straordinaria nei trasporti, ma anche direttamente viaggi, turismo, commercio. Tutto ciò che fino a che non si mette a posto il problema vaccini non può ripartire.

Discorso diverso per la manifattura che, infatti, è quella che sta tenendo di più e beneficia indirettamente del grande piano americano di vaccini.

Perché di questa operazione ben fatta ne beneficiano di certo gli americani, ma indubbiamente ne beneficiamo anche noi perché una domanda molto forte sempre manifatturiera rappresenta per noi un mercato potenziale molto forte. Gli americani di intervento in intervento su sanità e economia stanno fabbricando, tra l’altro, un debito pubblico straordinariamente alto che dovrà essere piazzato nel mondo e che probabilmente prenderà il posto di quello dei Paesi emergenti con conseguenti fibrillazioni che al momento non ci dovrebbero toccare.

Secondo scoglio. È l’accumulazione di debito che non può essere evitata, perché bisogna dare soldi e non chiederli, ma che va sostenuta nel lungo termine e richiede disegno strategico e azioni coerenti. Questo nuovo grande debito va sostenuto anche da parte delle imprese che si devono ristrutturare per essere più innovative e diventare più grandi anche sul piano dei servizi. Abbiamo bisogno di aziende dimensionalmente più strutturate, per cui dovremo avere sempre più aziende grandi e medie e meno piccole specialmente nei servizi. Perché bisogna fare economia di scala e perché devono migliorare gli standard di qualità. Con troppe micro aziende non si va da nessuna parte, servono aggregazioni e crescita per fare in modo che i servizi pubblici siano più rapidi e più efficienti. Può aiutare molto in prospettiva l’investimento, soprattutto al Sud, sul capitale umano che è materia delicata ma ineludibile se si vuole voltare pagina. Servono un’istruzione e una qualità ingegneristica e informatica che moltiplichino il valore di un contesto ambientale finalmente rimesso al passo con i tempi. Solo un governo di unità nazionale presieduto da Draghi può avere la forza di controbattere a chi liquida queste soluzioni come economicistiche. Dimostrando miopia e corto respiro. I governi di emergenza possono durare anche poco, ma sarebbe bene che producessero effetti di lungo termine. È proprio il caso dell’Italia di oggi.


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