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Carri armati posizionati in Ucraina

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Un mascalzone intervistato sul Corsera da un incompetente che chiede consigli sull’Ucraina. Tony Blair, ex premier britannico ha avallato con Bush jr. la più clamorosa fake news del secolo, ovvero che l’Iraq avesse armi di distruzione di massa: il risultato furono centinaia di migliaia di morti e l’instabilità perenne del Medio Oriente, Isis compreso.

GLI ERRORI DEL PASSATO

Dopo l’attacco all’Iraq del 2003, gli inglesi effettuarono l’attacco alla Libia del 2011 con la Francia e gli Usa, uccidendo Gheddafi e disgregando il Paese con danni enormi per l’Italia. Mai che vengano ricordati a questo bellimbusto, che venne osannato ai tempi dalla sinistra italiana, i suoi crimini di guerra. Mai che i nostri imbelli governanti se lo ricordino. E per un semplice motivo: l’Italia fu complice dei disastri alle porte di casa.

Spiace doverlo rammentare, ma i governi italiani sono alla base dei nostri sfracelli. Non si sono mai opposti a nulla. Nel 2003, con il governo Berlusconi, partecipammo alla guerra in Iraq. Il risultato furono una ventina di morti a Nassiriya, un territorio in cui non avremmo mai dovuto mettere piede.

Nel 2011, sempre con il governo Berlusconi e con Napolitano presidente della Repubblica, non ci siamo opposti neppure ai raid sulla Libia, anzi, abbiamo partecipato sotto l’ombrello della Nato. Soltanto pochi mesi prima, il 30 agosto 2010, avevamo ricevuto Gheddafi a Roma, che ci gratificava con contratti da decine di miliardi di euro.

Così come abbiamo osannato le società russe del gas e del petrolio che hanno sponsorizzato fino all’altro ieri mostre d’arte, manifestazioni di calcio e distribuito varie prebende ai nostri politici che adesso fanno gli anti-Putin.

IL COLPO DI RENI ITALIANO

Il nostro è un Paese che si deve vergognare di avere ancora un ministero degli Esteri. La nostra ambasciata a Mosca è stata ristrutturata con i soldi degli oligarchi, non con quelli di cittadini della Repubblica italiana. È un peccato, perché in fondo il nostro ministero degli Esteri ha ottimi diplomatici, menti lucide e creative: peccato vengano usate male, anzi peggio, non vengano usate.

Adesso, però, come sempre avviene nelle alterne vicende del Bel Paese, abbiamo avuto un colpo di reni. Il piano di pace per l’Ucraina. La Russia sta studiando la proposta dell’Italia per una composizione pacifica della crisi in Ucraina. Lo ha detto il viceministro degli Esteri, Andrey Rudenko.

«L’abbiamo ricevuto da poco, lo stiamo valutando», ha detto Rudenko, rispondendo a chi gli chiedeva se Mosca stesse valutando le proposte del governo italiano su un accordo e come rispondeva a questo piano. Rudenko ha aggiunto che Mosca formulerà la sua risposta quando avrà finito di analizzarlo.

LA REAZIONE UCRAINA

Anche sull’altro fronte c’è stata una reazione positiva Emine Dzhaparova, viceministra degli esteri ucraina, durante una conferenza alla Fondazione Luigi Einaudi rispondendo a una domanda sul piano di pace presentato dall’Italia ha dichiarato: «So che si è discusso del piano italiano per la pace in Ucraina. Accogliamo con favore qualsiasi iniziativa che possa portare la pace» ha aggiunto, sottolineando che «l’integrità territoriale e la sovranità non possono essere negoziate».
E poi, parlando più in generale, ha affermato: «Qualsiasi piano che possa prevedere confini diversi (da quelli attuali), qualsiasi piano di pace che non preveda la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, non è un piano sostenibile».

Il piano di pace italiano, per quanto discutibile e da discutere, è l’unico che sia stato avanzato finora in alternativa alle armi. L’unica proposta per tentare di mettere fine a una guerra che sta facendo massacri di innocenti.
È un punto di partenza, dettato dal governo, dalla nostra diplomazia e, in fondo, dai cittadini italiani che comunque credono che la guerra non sia la soluzione dei problemi. Quindi, nonostante le nostre critiche, nonostante tutto, dobbiamo sostenerlo.

Con tutti i nostri errori e le nostre contraddizioni, pensiamo che la vita sia comunque meglio delle sofferenze e della morte. Non è poco.


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