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La Striscia di Gaza sotto i bombardamenti israeliani, colpito il palazzo dei media

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Quella tra israeliani e palestinesi è una guerra asimmetrica originata dall’occupazione militare delle terre arabe. Israele ha diritto a difendersi, ripetono come in un mantra i politici occidentali, ben sapendo che il risultato è stato e sarà sempre uno solo: la sconfitta dei palestinesi e l’insicurezza cronica dei cittadini israeliani.

È un gioco a somma zero in cui i perdenti veri sono i palestinesi ma anche noi. In certi casi bisogna essere brutali: Israele non è più in grado di garantire un modello di convivenza accettabile non soltanto nei confronti dei palestinesi di Gaza e Cisgiordania ma neppure degli arabi, il 20 per cento, che popolano le città israeliane. Questo è oggi il vero problema interno di Israele e con il quale si confronterà nel prossimo futuro. Ma anche noi dobbiamo essere preoccupati.

Finora Israele, nelle menti degli europei e degli americani, ha fatto da antemurale alle rivolte e alla diffusione dell’estremismo islamico: in realtà ha alimentato l’incendio – Hamas sin dalla sua fondazione negli anni Ottanta serviva a mettere sotto scacco Al Fatah e i laici – e incoraggiato ogni degenerazione perché in uno stato di guerra perpetuo giustifica la sua impunità e il non rispetto assoluto dei diritti degli arabi, delle leggi internazionali e della risoluzioni dell’Onu.

Anche noi forse pagheremo il conto in un prossimo futuro: le guerre altrui entreranno in casa nostra, come è già accaduto un decennio fa quando le primavere arabe si trasformarono, come in Siria, in guerre per procura e nel jihadismo che poi colpì von gli attentati nel cuore dell’Europa. La tregua è indispensabile ma la vera pace lo è ancora di più: e non c’è mai pace senza giustizia.


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