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Soldati ucraini pattugliano il confine con la Russia

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La Cina sta sfruttando le tensioni sull’Ucraina per rafforzare i legami con la Russia ma anche per mettere a segno un successo diplomatico. E’ in corso una battaglia per il gas e il potere mondiale che avrà il suo momento clou venerdì quanto in occasione dei giochi invernali di Pechino si incontreranno Xi Jinping e Putin per stringere nuovi accordi. E non è neppure escluso che in quella occasione, con un gesto clamoroso, il presidente ucraino Zelensky possa incontrare Putin.

Ma veniamo ai fatti concreti. Dopo la guerra di Crimea del 2014 Pechino aveva firmato con Mosca l’intesa per il gasdotto Power of Siberia, Forza della Siberia. Adesso con questa nuova crisi sta per arrivare Power of Siberia 2 che dovrebbe avere un capacità di 50 miliardi di metri cubi, più o meno la porta del Nord Stream 2 tra Russia e Germania: da notare che le due pipeline attingono dalle stesse risorse russe. Quindi la vicenda interessa direttamente anche l’Europa che sta pagando salato sul fronte dei prezzi del gas e di rifornimenti di materia prima. E tutto questo mentre gli Usa, secondo il Wall Street Journal, stanno mettendo a punto nuove sanzioni economiche e finanziarie contro Mosca.

Le esportazioni di gas dalla Russia alla Cina sono in aumento mentre l’Europa è piombata in una crisi che grava sulle spalle dei consumatori e aziende mentre gli Usa non sono in grado colmare i vuoti di rifornimento. Un mese fa la Gazprom ha fatto sapere che nei mesi di novembre e dicembre le forniture alla Cina attraverso il gasdotto Power of Siberia sono state “significativamente” al di sopra dei volumi contrattuali concordati.

Nel 2014, infatti, Gazprom e la compagnia petrolifera cinese Cnpc hanno firmato un accordo trentennale di compravendita di gas per 38 miliardi di metri cubi di gas. Le consegne sono iniziate sul finire del 2019, con l’entrata in funzione di Forza della Siberia. Non è chiaro a quanto ammonti l’aumento delle esportazioni di gas in Cina negli ultimi due mesi: circa un terzo in più, ma Gazprom non lo ha specificato. Più recentemente, l’agenzia di stampa ufficiale russa Tass ha diffuso i dati sulle esportazioni di gas in Cina via condotte nei primi undici mesi del 2021: sono arrivate a 6,6 milioni di tonnellate, con un aumento del 2,9 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno prima.

Ma i cinesi per alimentare i loro consumi seguono anche altre vie oltre alla Russia. Il primo fornitore di gas (via pipeline) di Pechino rimane il Turkmenistan, con 21,9 milioni di tonnellate nel periodo gennaio-novembre 2021; segue la Russia e poi il Kazakistan con 4 milioni di tonnellate. Se si include il gas liquefatto (via metaniere), le importazioni dall’Australia sono state di 28,5 milioni di tonnellate, quelle dagli Stati Uniti di 8 milioni e quelle dal Qatar di 7,8. Da gennaio a novembre 2021 Mosca ha esportato gas liquefatto nella Repubblica popolare per 4,1 milioni di tonnellate.

Per la Russia – come scrive il Japan Times – finora la Cina è stata innanzitutto un mercato per il gas non troppo diverso dall’Europa. A questo proposito, nel 2020, nonostante la pandemia, l’Unione europea ha consumato 394 miliardi di metri cubi di gas. Nello stesso anno, il consumo cinese è stato di circa 320 miliardi. Il Japan Times scrive però che le cose potrebbero cambiare: entro il 2030 la Cina, per via della riduzione della capacità a carbone, più inquinante, porterà il consumo di gas a 526 miliardi di metri cubi annui. Anche se potenzierà la produzione interna, il paese vedrà aumentare la dipendenza dagli acquisti dall’estero.

Insomma nel gioco tra Usa, Europa, Russia e Cina, le cose stanno per cambiare. Tra Russia e Cina, nonostante le recenti manovre militari congiunte, però non esiste una vera e propria alleanza strategica. Le due potenze si sono certamente avvicinate molto negli ultimi anni ma si tratta di una relazione costruita non tanto sulla fiducia reciproca ma sulla comune ostilità nei confronti degli Stati Uniti. Quello tra Pechino e Mosca non è nemmeno un rapporto paritario ma nettamente sbilanciato dalla parte della prima, che possiede un’economia molto più grande, una proiezione globale superiore e spende anche di più sulla difesa. Pure gli equilibri militari, dunque, potrebbero mutare.

Ma non c’è dubbio che i cinesi stanno sfruttando bene le tensioni Est-Ovest sull’Ucraina. Mentre il fronte ucraino ribolliva, la borsa merci cinese Bohai Commodity Exchange ha acquistato in questi giorni il 50% della Borsa di Kiev. La Cina è il principale partner commerciale dell’Ucraina e rimane neutrale tra Mosca e Kiev: nonostante i rapporti ottimi tra Xi Jinping e Putin Pechino non ha riconosciuto l’annessione della Crimea. Ma se funzionasse la mediazione cinese tra Russia e Ucraina sarebbe un clamoroso successo per la diplomazia di Pechino.


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