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Joe Biden

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Dall’avamposto orientale Nato più vicino all’Ucraina (la Polonia) Joe Biden è tornato a lanciare pesanti accuse contro Vladimir Putin (LEGGI).

Incontrando i profughi ucraini Varsavia, il presidente Usa ha definito il leader russo «un macellaio», «un cinico» che è «audace nel parlare di nazismo mentre sta distruggendo un intero Paese». La replica di Mosca non si è fatta attendere, affidata – come sempre – al portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. «Questi insulti personali di Biden – ha commentato – restringono la finestra di opportunità per migliorare le relazioni tra Mosca e Washington».

Poi la stoccata: «E’ strano sentire le accuse contro Putin da parte di Biden, che chiese di bombardare la Jugoslavia e uccidere persone». Chiaro riferimento all’intervento Nato del 1999 contro la Jugoslavia di Slobodan Milosevic per fermare i massacri in Kosovo, che ebbe proprio in Biden uno dei maggiori sostenitori dell’operazione.

La visita del presidente americano a Varsavia è servita anche a rassicurare Andrzej Duda sulla protezione offerta dagli Stati Uniti agli alleati dall’aggressività russa. Sul punto Biden è stato chiarissimo, ricordando che per Washington l’articolo 5 del Trattato Nato – per cui attaccare un Paese membro significa colpire l’intera Alleanza – «è sacro» per cui «potete contare su questo, per la vostra e la nostra libertà».

«Sono sicuro – ha aggiunto durante il summit, andato in scena all’hotel Marriot – che Vladimir Putin contasse di dividere la Nato, ma non è stato in grado di farlo, Siamo rimasti tutti insieme». Meno certo ha detto di essere Biden sul fatto che Mosca stia cambiando i suoi piani di invasione, concentrandosi ora sul Donbass. Per gli Usa, ha proseguito leader americano, «la stabilità dell’Europa è di un’importanza cruciale. La capacità dell’America di svolgere il suo ruolo in altre parti del mondo si fonda su un’Europa unita, un’Europa sicura. Abbiamo imparato dalle tristi esperienze delle due guerre mondiali che quando noi rimaniamo fuori, non coinvolti nella stabilità in Europa, questo finisce per danneggiare gli Stati Uniti».

All’incontro con Duda era presente anche il ministro ucraino degli Esteri, Dmytro Kuleba, e quello della Difesa, Oleksii Reznikov. Quest’ultimo, all’esito del summit con Biden, ha parlato di «cauto ottimismo». Kuleba, da parte sua, ha ringraziato per i rifornimenti di armi, in gran parte americane, che «sono parte dei nostri successi sui campi di battaglia» insieme «alla capacità di resistenza degli ucraini». Gli Usa, ha continuato Kuleba, «sono pronti a muoversi con nuove sanzioni. Abbiamo qualche Paese europeo che deve essere convinto ad unirsi così abbiamo concordato con il segretario Blinken su come lavorare insieme con questi Paesi».

Pur senza un’alleanza estesa modello Nato, anche la Russia può contare su alleati e mercenari nel prosieguo delle operazioni militari. Proprio ieri il giornale di opposizione Novaya Gazeta ha diffuso la notizia dell’assoldamento – al prezzo di 1.500 al mese l’uno – di circa ottocento miliziani provenienti dalle file degli hezbollah libanesi. L’accordo sarebbe stato raggiunto negli scorsi giorni all’esito di una riunione fra esponenti del “partito di Dio” e rappresentanti della compagnia militare privata russa Wagner. Almeno duecento guerriglieri dovrebbero essere inviati in Bielorussia entro la fine del mese.

I combattimenti, intanto, proseguono in tutta l’Ucraina. Un tentativo di sbarco a Odessa da parte dei soldati di Mosca sarebbe stato respinto dalle forze ucraine. Nei dintorni di Leopoli, fra le poche città risparmiate dal conflitto sinora, sono state sentite forti esplosioni, tanto che il sindaco ha invitato la popolazione a mettersi al riparo. Completamente distrutta Chernihiv – metà dei residenti sono fuggiti – mentre nella periferia di Kharkiv è stato danneggiato dai raid russi il memoriale dell’Olocausto di Drobitsky Yar.  «I nazisti sono tornati. Esattamente 80 anni dopo», ha scritto su Twitter il ministero della Difesa ucraino a seguito dell’attacco.


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