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Il riposizionamento delle truppe russe e l’avanzata di quelle ucraine nei territori abbandonati dal nemico fa scoprire nuovi orrori e massacri di civili. Dopo Bucha è la volta di Makariv (sempre nell’oblast di Kiev), dove – ha riferito il locale ministero della Difesa – sarebbero stati rinvenuti i corpi di almeno 133 persone, molti dei quali con evidenti segni di tortura e altri con le mani legate dietro la schiena. Per il dicastero si tratta di un «nuovo mostruoso crimine di guerra».

Il sindaco della cittadina ha raccontato al corrispondente dell’Ansa che due donne sarebbero state violentate e uccise, una addirittura sgozzata. Agghiacciante il resoconto di un gruppo di residenti, secondo cui i russi avrebbero «lanciato granate nei rifugi delle case perché non volevano che ci nascondessimo».

Il tutto mentre a Bucha sale il bilancio delle vittime, arrivato a 360 «civili uccisi, fra cui dieci bambini» ha spiegato su Telegram la delegata per i diritti umani del parlamento ucraino, Lyudmyla Denisova. Proprio a Bucha, ha continuato Denisova, si sarebbe trovato il quartier generale di Ramzan Kadyrov, leader ceceno fedelissimo di Vladimir Putin, nei cui confronti era scattata una vera e propria caccia all’uomo.

Di «ennesimo crimine di guerra commesso dai russi» ha parlato Volodymyr Zelensky in un nuovo video, riferendosi alla strage di Kramatorsk, sulla cui stazione – gremita di profughi in attesa di essere evacuati – sono piovuti missili. Mosca ha fermamente rifiutato le responsabilità dell’attacco, definito una «provocazione di Kiev» che «si fa scudo dei civili».

Ma in Occidente ci sono pochi dubbi e ieri il premier britannico, Boris Johnson, lo ha ribadito dopo l’incontro con Zelensky nella capitale ucraina. Il primo di un leader del G7 dall’inizio della guerra. Con questa missione, ha sottolineato Downing Street, «il primo ministro ha portato la sua solidarietà all’Ucraina». Londra, ha assicurato BoJo su Twitter, «prepara un nuovo pacchetto di aiuti economici e militari a Kiev, a testimonianza del suo sostegno nella lotta contro la barbarica campagna russa».

Sempre a proposito di armamenti vanno registrate le parole – che suonano a mo’ di monito – dell’ambasciatore russo a Washington. «Gli Stati occidentali – ha accusato su Newsweek – sono direttamente coinvolti negli eventi attuali, poiché continuano a rifornire l’Ucraina di armi e munizioni, incoraggiando così un ulteriore spargimento di sangue. Avvertiamo che tali azioni sono pericolose e provocatorie in quanto sono dirette contro il nostro Stato. Possono portare gli Stati Uniti e la Federazione Russa sulla strada del confronto militare diretto».

Il ministro italiano degli Esteri, Luigi Di Maio, ha intanto annunciato la riapertura della nostra ambasciata a Kiev dopo Pasqua. «Siamo stati gli ultimi ad andare via – ha ricordato – e saremo tra i primi a tornare».


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