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Neanche la condanna immediata del gesto della polizia è servita a fermare la violenza in Francia che parte dalle periferie degradate. Nel 2005 la protesta durò per tre settimane con danni notevoli

Come nel 2005, forse peggio. Dopo mesi di proteste contro la riforma delle pensioni, la Francia è sconvolta dalle violenze delle banlieue seguite all’uccisione di un ragazzo di 17 anni da parte di un poliziotto durante un controllo. Non c’è pace per un Paese dove le periferie delle grandi e medie città sono spesso talmente degradate da diventare contenitori indistinti di emarginazione, segregazione spaziale, violenza giovanile e criminalità.

Difficile mantenere l’ordine repubblicano in questo Paese ed è anche difficile parlare di temi legati strettamente ai flussi migratori attuali perché in questi luoghi – Nanterre, Sarcelles, Clichy-sous-Bois la degenerazione della protesta in violenza è animata da giovani francesi di seconda e terza generazione. Il presidente Emmanuel Macron, che ha dovuto rinviare la sua visita a Berlino, ha fatto un appello piuttosto generico alle responsabilità dei genitori prendendosela con i social media.

VIOLENZA IN FRANCIA, LA RIVOLTA PARTE DALLE PERIFERIE DEGRADATE

Quest’ultima è solo una delle mille concause di una situazione in realtà esplosiva da decenni. Nel 2005 i disordini e i saccheggi durarono tre settimane nonostante al ministero degli Interni ci fosse Nicolas Sarkozy, un duro che non esitò a definire racaille, feccia, la gioventù che teneva in scacco le forze dell’ordine. Anche in quel caso le proteste nacquero in seguito alla morte di due giovani che, incalzati dalle forze dell’ordine, finirono fulminati contro una centralina elettrica dell’EDF.

Stavolta la condanna e la presa di distanza del governo e dell’Eliseo, nei confronti di un atto sproporzionato e ingiustificato da parte del poliziotto, subito arrestato, sono state immediate e nette. Nessuno spazio per l’ambiguità, come in passato. Ma la rabbia giovane delle periferie degradate sembra al momento inesauribile, implacabile e apparentemente molto più organizzata grazie all’eco dei social media.

La Francia sembra non conoscere pace nonostante siano stati investiti negli ultimi quindici anni diversi miliardi di euro per riqualificare urbanisticamente queste periferie, per favorire l’inclusione sociale dei giovani. Sono realtà, quelle delle banlieue, situazioni stratificate da decenni di abbandono ed emarginazione, terreno ideale per il radicamento della criminalità organizzata.

Il Paese è nuovamente ferito, il passo da laboratorio sociale a polveriera sociale è breve. Politicamente si stanno rafforzando da tempo gli estremi, dalla sinistra radicale che si riconosce in Jean-Luc Mélenchon alla sempiterna destra estrema di Marine Le Pen che, guarda caso, negli ultimissimi sondaggi viaggia con il vento in poppa. Il centro di Macron è sotto assedio dopo l’esplosione dell’alternanza tradizionale tra neogollisti e socialisti. Per fortuna le presidenziali saranno non prima del 2027.


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