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DOPO decenni di ferrea neutralità, temprata nel bipolarismo tra “mondo libero” e totalitarismo sovietico, Finlandia e Svezia chiedono di entrare nella Nato. Una scelta che cambia la storia. Provocata dal timore che la volontà di potenza di Vladimir Putin che sta distruggendo l’Ucraina possa estendersi al Mar Baltico e ai paesi scandinavi.

La guerra del Cremlino è il frutto di una idea paranoica: l’Ucraina non esiste, è suolo russo, ci riappropriamo di ciò che è nostro. Per giustificare l’operazione si dice che il governo ucraino è “nazista”. E che i cittadini ucraini sono dei “nazisti passivi”. Tutto scritto nei testi che fondano l’attuale ideologia nazionalista russa. “Denazificare” l’Ucraina significa sottrarla all’Occidente per riportarla nel Russkiy Mir, il ‘mondo russo’.

Finlandia e Svezia – più volte nella storia oggetto dei tentativi di conquista da parte di Mosca – temono che questa mentalità espansiva possa scatenarsi contro di loro e corrono ai ripari. La richiesta di adesione alla Nato, tuttavia, richiede la pronuncia di tutti i paesi membri. È una decisione che va presa all’unanimità. Basta l’opposizione di un paese per bloccare tutto.

Anche l’Italia sarà chiamata a votare. Come ricorda il deputato e costituzionalista Stefano Ceccanti, “nel caso della adesione di Svezia e Finlandia alla Nato si tratta di una estensione di un trattato che l’Italia ha autorizzato per legge. Pertanto se si procede a una modifica dei contraenti di quel trattato bisogna usare la legge”.

Il dibattito parlamentare sarà una ghiotta occasione per quanti vogliono mandare fuori pista la macchina guidata con prudenza e lungimiranza da Mario Draghi, campione di europeismo e di atlantismo. Il M5s si prepara. Da settimane Giuseppe Conte ha preso di mira Mario Draghi in modo sistematico, cavalcando il “No” all’invio delle armi all’Ucraina. Ma rafforzare la resistenza militare è necessario proprio per raggiungere la pace. Chi si oppone all’invio di armi vuole, di fatto, la resa di Kiev e la vittoria di Mosca.

Alla base di questa posizione c’è quell’antiamericanismo ideologico che vede nella presunta espansione della Nato la giustificazione dell’attacco russo. È l’argomento base di Putin.

Benché falso, trova largo credito nello strano mondo parallelo di giornalisti putiniani, intellettuali falsari e pacifisti pro-dittatura ospitati ogni giorno nelle tv italiane a sostegno delle tesi di Mosca. Caso unico tra i paesi occidentali più sviluppati. Con la richiesta di adesione da parte di Svezia e Finlandia, l’esercito italiano dei propagandisti filorussi trova nuova linfa per le sue falsificazioni. Per esempio, c’è chi straparla di “intempestiva annessione di Svezia e Finlandia alla Nato”. Capovolgendo la natura della Nato. Un’organizzazione difensiva. Che prevede, di fatto, un unico impegno serio: la mutua difesa nel caso in cui uno stato membro venga attaccato (articolo 5 del trattato istitutivo).

Nessun paese è però obbligato ad attivare questa difesa. Se Mosca dovesse aggredire in futuro Helsinki o Stoccolma l’Italia seguirebbe i soliti noti del pacifismo peloso o gli altri alleati occidentali? La verità è che, nei suoi oltre 70 anni di storia e nonostante tutti i suoi limiti, la Nato ha garantito la pace ai suoi membri. Nessun paese aderente ha mai subito l’aggressione militare da parte di uno stato terzo. Men che meno da parte di una superpotenza nucleare come la Russia che, grazie alla deterrenza, si guarda bene dall’attaccare chi vive sotto l’ombrello protettivo dell’Alleanza.

Questa fortuna non è capitata all’Ucraina, aggredita proprio perché non godeva della protezione della Nato, non certo per una sua presunta logica espansionistica. Prepariamoci dunque, nei prossimi giorni, a un dibattito parlamentare clownesco e miserabile e alla conseguente grancassa degli opinionisti falsari. Per loro fortuna, Svezia e Finlandia non si affidano né agli ospiti delle tv italiane né all’avvocato di Volturara Appula. Ma potranno contare sulla serietà di Mario Draghi.


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