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Pierfrancesco Favino in una scena di “Padrenostro”, girato in gran parte in Calabria con il sostegno della Calabria Film Commission

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Un progetto industriale, ma anche culturale. Il grande polo della produzione audiovisiva che la Regione Calabria vuole realizzare a Lamezia Terme è tutto questo e molto altro. La giunta regionale, guidata dal facente funzione Nino Spirlì, ha approvato nei giorni scorsi la delibera relativa alla realizzazione di quelli che vengono definiti gli studio’s, ma la mente di quest’operazione è il giornalista Giovanni Minoli che la compianta Jole Santelli nell’agosto 2020 ha voluto come direttore della Calabria film commission.

IL PROGETTO

«L’idea è molto semplice – spiega Minoli – ed è quella del modello Napoli, della fiction “Un posto al Sole” che curo da 25 anni, realizzando circa 5.000 puntate e che è diventata ormai la più importante azienda della città. Non c’è famiglia che non abbia almeno un conoscente che vi ha lavorato. In questo modo abbiamo allevato una generazione di registi, attori, autori, tutte le professionalità insomma che ruotano attorno al mondo delle fiction. Negli anni Napoli è diventato il motore delle di questo tipo di industria in Italia perché ha formato le professionalità necessarie».

La scommessa adesso è replicare in Calabria questa esperienza. «Era il sogno della Santelli che sono certo avrà una coda lunga. Sono in Calabria proprio perché me l’ha chiesto lei e lo faccio a titolo gratuito con l’intento di restituire un po’, il molto che ho avuto dalla televisione».

Gli studio’s, quindi, come motore di un’industria dell’audiovisivo in Calabria e moltiplicatore di opportunità per molti giovani calabresi considerando anche la situazione del mercato. «Sulla fiction sta accadendo un po’ quello che è successo fra il teatro e il cinema, con i grandi attori teatrali che si sono trasferiti sul grande schermo. Un fenomeno ben evidente negli Usa dove star cinematografiche oggi fanno le fiction. Del resto siamo tutti attaccati a Netflix, c’è una grande richiesta di contenuti e noi proveremo a rispondere a questa domanda».

«Di norma – continua Minoli – le film commission danno aiuti finanziari o materiali, penso ad alberghi o logistica in genere, a chi vuole girare un film nella regione. Io voglio ribaltare questo concetto e far fare alla Calabria film commission un netto salto di qualità portandola a diventare produttrice diretta di contenuti da mettere sul mercato».

I COSTI

In Calabria qualche polemica si è sollevata sui costi dell’operazione, ma anche su questo Minoli è netto «costerà il giusto. I locali verranno dati in comodato gratuito dalla Fondazione Terina di Lamezia Terme, tutto il resto verrà messo a gara nella massima trasparenza. Ogni euro speso verrà pubblicamente rendicontato. Tenga presente che il progetto prevede la realizzazione del ciclo completo della produzione: dalle sale regia, a quelle del montaggio, alla post produzione e via dicendo. Da quando sono in Calabria ho incontrato non solo grande entusiasmo e grandi professionalità, ma anche una buona organizzazione. Sono sicuro che qui nascerà un settore fiorente dell’audiovisivo con una struttura importante che sarà di proprietà non di Minoli, ma dei calabresi. Fra l’altro, come spesso mi accade, saremo i primi e sono sicuro che in tanti in futuro vorranno imitarci».

Allora forse il luogo scelto per realizzare l’investimento non è per nulla casuale. Al di là della posizione baricentrica per la Calabria di Lamezia Terme e la presenza dell’aeroporto, l’area dell’ex Sir di Rovelli è da anni l’emblema del fallimento delle politiche industriali del Mezzogiorno con l’enorme complesso chimico realizzato nella piana di Sant’Eufemia e inserito nel “pacchetto Colombo”. Qui si dovevano produrre resine industriali, ma il progetto naufragò dopo pochi anni lasciando scheletri post moderni di una modernità però mai arrivata. Negli anni parte di quei capannoni sono stati convertiti facendo nascere un’area industriale con una sua vitalità. Qui è stata realizzata a tempo di record, ad esempio, l’aula bunker per celebrare il maxiprocesso “Rinascita Scott” che vede alla sbarra oltre 400 imputati fra uomini delle cosche vibonesi e la zona grigia che si muove fra ‘ndrangheta e massoneria.

RIVOLUZIONE CULTURALE

Gli studio’s, quindi, possono ripagare le promesse tradite e disegnare nuove politiche industriali per il Meridione. Non solo, ma saranno utili anche ad un’altra rivoluzione, questa volta tutta culturale. Il presidente f. f. della giunta regionale Nino Spirlì la spiega così: «Crediamo che arricchire la Calabria con l’industria dell’arte e della cultura non può che portare alla nostra terra quell’onore e quella gloria che ha sempre avuto, fino a quando tristi storie di cronaca non hanno tentato di sporcare quello che sporco non è, vale a dire la sua grande nobiltà e il suo destino futuro. Perché il destino futuro della Calabria è colorato e incoronato di gloria».

Noi ci permettiamo di aggiungere altro. Raccontare questo pezzo di Paese per come è, né cartolina né necrologio. Un Sud che non sia solo sbirri e malandrini o splendidi scenari inondati dal sole e dal profumo delle zagare. Ma un Sud vero che nessuno ha finora raccontato e che avverte l’esigenza e la voglia di raccontarsi. Da Sud.


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