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Franco Marini

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3 minuti per la lettura

di ANNAMARIA FURLAN
Segretaria generale Cisl

Franco Marini con la sua storia limpida, la sua anima sociale, frutto delle radici profonde nel cattolicesimo popolare, il suo noto pragmatismo da vecchio alpino abruzzese, è stato certamente uno dei “padri nobili” del nostro Paese. Nella Cisl, il nostro sindacato dove ha trascorso gran parte della sua vita, ha rappresentato un esempio di specchiata moralità, un baluardo dei valori democratici ed un fiero sostenitore del ruolo autonomo e riformista del sindacato e della sua necessaria unità, per guidare le trasformazioni della società.

Ha dato un contributo importantissimo alla vita del movimento dei lavoratori ed all’unità del Paese, in anni difficili, come quelli dell’attacco del terrorismo alle istituzioni e successivamente come “servitore” dello Stato, prima come ministro del Lavoro e poi come presidente del Senato. La democrazia, l’antifascismo, il valore della dignità del lavoro, la centralità della persona, la riduzione del divario tra Nord e Sud: sono stati questi i principi ideali interpretati, vissuti e difesi sempre da Franco Marini con grande determinazione e coerenza nel corso della sua lunga esperienza sindacale e politica. Valori ideali che gli aveva trasmesso Giulio Pastore, il fondatore della Cisl, del cui pensiero Marini è stato uno dei più fedeli interpreti, fin dalla sua primissima esperienza alla Cassa del Mezzogiorno.

Sono tanti gli accordi, le conquiste sociali e sindacali a cui Marini ha contribuito con le sue abili doti di mediatore e la sua indole popolare. Uno fra tutti, l’accordo sindacale importante del gennaio del 1989 con il governo De Mita per la restituzione del “fiscal drug” nelle buste paga che segnò anche la ricomposizione con la Cgil dopo lo strappo della storica intesa sulla scala mobile di San Valentino del 1984 a cui anche Marini aveva contributo accanto a Pierre Carniti. Un ruolo di mediazione alta, di dialogo unitario che Marini ha sempre praticato nella sua carriera sindacale che non cancellava le differenze storiche ed identitarie tra la Cisl e gli altri sindacati. Ma fu lo stesso Marini battagliero che alcuni mesi dopo proclamò lo sciopero generale contro il governo De Mita e l’introduzione dei ticket sanitari. Una lezione di grande autonomia del sindacato. Un seme importante anche per la stagione successiva che condusse tutto il sindacato ai grandi accordi di concertazione.

Marini credeva nella formazione, ha aiutato a crescere tanti sindacalisti e sindacaliste, con la sua grande capacità inclusiva. Fu l’artefice della ripresa dei corsi lunghi al Centro Studi di Fiesole ed aprì la Cisl ai nuovi strumenti di comunicazione come il passaggio a quotidiano di Conquiste del Lavoro, fino ad allora settimanale. Ma soprattutto Franco si batté nella Cisl per un nuovo modello organizzativo ed una nuova strategia sindacale per tutelare i redditi da lavoro e per affrontare le sfide del cambiamento, con la caduta del comunismo e l’arrivo dell’Europa di Maastricht.

Aveva scelto con convinzione di aderire alla corrente sociale di Carlo Donat Cattin, di cui fu il successore al ministero del Lavoro, per trasferire in politica e nelle istituzioni l’esigenza di giustizia sociale, di equità, di solidarietà. Quando è diventato presidente del Senato, un’altissima carica dello Stato, gli fu chiesto quale professione avesse svolto nella vita e lui rispose: “Sindacalista, La democrazia, l’antifascismo, il valore della dignità del lavoro, la centralità della persona, la riduzione del divario tra Nord e Sud: sono stati questi i principi ideali interpretati, vissuti e difesi sempre da Franco Marini per stare in mezzo alla gente, per la gente, per i lavoratori e per le lavoratrici, per i nostri giovani. Questo è il ricordo che noi conserveremo di lui, ringraziandolo per quello che ci ha insegnato.

È stato per me un Maestro di vita ancor prima che un grande Leader sindacale, con la sua autorevolezza, la sua grande umanità, la sua saggezza, sempre vicino ai lavoratori ed ai bisogni più deboli. Ecco perché Franco è stato sempre e resterà sempre per la Cisl un punto di riferimento costante. Lascia una grande eredità morale, sociale e culturale, che noi cercheremo di non disperdere e di trasmettere soprattutto ai giovani. Quei giovani che Marini ha sempre amato e valorizzato nella sua azione coerente al servizio del sindacato, delle istituzioni, del Paese.


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