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Nino Cartabellotta

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Sospinto dalle varianti, il Covid ha ripreso la sua corsa e la campagna vaccinale procede ancora troppo a rilento per arginarlo in modo efficace. L’allarme, l’ennesimo, arriva dalla Fondazione Gimbe che, spiega il presidente Nino Cartabellotta, «già da settimane segnala le spie rosse di un’aumentata circolazione del virus, la cui forte accelerazione sta di fatto avviando la terza ondata».

Ma, ha aggiunto, «i tempi di politica e burocrazia sono sempre troppo lunghi e le zone rosse locali arrivano quando la situazione ormai è sfuggita di mano».

In tutto ciò la campagna vaccinale «stenta a decollare non solo per i noti ritardi di produzione e consegna delle dosi, ma anche per difficoltà organizzative di molte Regioni che lasciano ‘in fresco’ dosi di vaccino che potrebbero evitare ricoveri e salvare vite, soprattutto tra le persone più a rischio di Covid19 severa.

Infine, il primo Dpcm a firma Draghi non segna affatto il cambio di passo auspicato: il sistema delle Regioni ‘a colori’ resta di fatto immutato, così come le misure per la maggior parte delle attività produttive e commerciali. E a pagare il conto più salato, come sempre, è la scuola».

Entrando nel dettaglio della campagna vaccinale, la responsabile per la ricerca sui servizi sanitari della stessa fondazione, Renata Gili, ha spiegato che l’avvio fuori da ospedali ed Rsa «ha determinato una frenata sul fronte delle somministrazioni, con quasi 2 milioni di dosi (pari al 30% delle consegne) ancora inutilizzate».

Si rilevano inoltre rilevanti differenze tra i diversi vaccini: mentre le somministrazioni di Pfizer si attestano all’89% delle dosi consegnate, quelle di Moderna e AstraZeneca stanno infatti procedendo più lentamente.

Tuttavia, se il 29,1% di Moderna è condizionato al ribasso dalla recente consegna della metà delle dosi, per AstraZeneca le somministrazioni si attestano al 26,9%, spia di problemi organizzativi nella vaccinazione di massa, anche se non si possono escludere possibili rinunce selettive a questo vaccino o ritardi nella rendicontazione dei dati.

«Peraltro a differenza dei vaccini di Pfizer e Moderna – ha evidenziato Cartabellotta – per i quali, visti i ritardi nelle forniture, è prudente mettere da parte le per il richiamo previsto rispettivamente a 3 e 4 settimane, per AstraZeneca è possibile somministrare la seconda dose sino a 12 settimane: non esiste quindi alcuna ragione per accantonare le dosi, ma bisogna invece velocizzare le somministrazioni».

Infine, rispetto alla protezione dei più fragili, degli oltre 4,4 milioni di over 80, 762.271 (17,2%) hanno ricevuto solo la prima dose di vaccino e solo 149.620 (3,4%) hanno completato il ciclo vaccinale, anche qui con rilevanti differenze regionali.


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