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Vino, olio e pomodoro: sotto attacco i campioni della Dieta Mediterranea. A colpire pesantemente il top delle produzioni, vanto soprattutto del Sud, sono sicuramente i fenomeni meteo estremi, i rincari energetici e delle materie prime, aggravati dalla guerra in Ucraina, ma a mettere il carico da novanta ci  sta pensando Bruxelles.

L’ultimo “regalo” la Commissione europea lo ha riservato al vino, con il via libera all’Irlanda a utilizzare sulle bottiglie etichette allarmistiche che segnalano il pericolo per la salute dei consumatori. Come per le sigarette,  chi stappa una bottiglia in Irlanda leggerà  che «il consumo di alcol provoca malattie del fegato»  o ancora che «alcol e tumori mortali sono direttamente collegati» a un buon bicchiere di vino. Senza tener minimamente conto delle quantità ingerite.

Così come nessuno, a Bruxelles, si è ricordato del famoso “paradosso francese” (che qualcuno ha provato a smentire) e cioè che il vino rosso, in quantità moderate, non solo non provoca danni, ma addirittura fa bene al cuore.

L’ANNO D’ORO DELL’EXPORT

D’altra parte non è la prima volta che la Commissione  cede alle sirene degli oltranzisti dei Paesi del Nord. All’ultimo momento, proprio per quanto riguarda il vino, è stata bloccata la scelta di escludere il prodotto dalle azioni di promozione.

Il problema è sempre lo stesso: la tutela della salute. Ma così si va a distruggere una parte importante del sistema produttivo Ue, particolarmente forte per l’Italia. Il settore, infatti, muove un giro di affari di 14 miliardi, dà lavoro a oltre 1,3 milioni di  addetti e schiera una produzione di alta qualità, il 70% della quale destinata a Doc, Docg e Igt.

E sembra davvero una beffa per l’Italia che la decisione sia  rrivata a pochi giorni dalla fine di un anno d’oro per l’export. La Coldiretti ha infatti rilevato il record storico per le esportazioni  per un valore vicino agli otto miliardi. Stati Uniti, Germania e Regno Unito (a dispetto della Brexit) – rileva  lo studio dell’organizzazione agricola – salgono sul podio dei principali clienti del vino italiano, ma in fortissima crescita sono le vendite anche in Francia, concorrente storica.

La festa  rischia però di essere rovinata dalle demonizzazioni. Che si aggiungono  alle altre criticità che da mesi i produttori denunciano. Il clima, innanzitutto, che  ha tenuto fino all’ultimo con il fiato sospeso i viticoltori per la siccità che ha arso anche i vigneti.

E poi ci sono i costi di produzione sempre più cari, dai concimi (+170%) al gasolio (+129%). Sul valore della bottiglia pesano inoltre il vetro, più caro del 50%, i tappi, con rincari del 20% per quelli di sughero e fino al 40% per gli altri materiali, etichette e cartoni di imballaggio (rispettivamente +35 e+ 45 per cento).

LA DEMONIZZAZIONE

Ma per Coldiretti  in questo nuovo anno il problema numero uno è rappresentato dalle etichette che terrorizzano i consumatori: «Un pericoloso precedente –  ha denunciato il presidente Ettore Prandini – che rischia di aprire le porte a una normativa comunitaria allarmistica e ingiustificata, capace di influenzare negativamente le scelte dei consumatori. È del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici, tipico dei Paesi nordici, al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità e a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol».

Sulla questione delle nuove etichette che, come per il Nutriscore, sembrano più orientate a distogliere i consumatori da alcuni cibi che a fornire una corretta informazione,  c’è stata una levata di scudi dal mondo produttivo e politico.

L’europarlamentare Paolo De Castro, relatore della proposta di riforma delle indicazioni geografiche, ha contestato la decisione della Commissione non solo nel merito,  ma anche sul piano formale: «Sorprende – ha detto De Castro – come la Commissione europea non prenda minimamente in considerazione la posizione approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento Ue che, nella risoluzione sulla lotta contro il cancro del febbraio scorso, ha categoricamente escluso l’introduzione di sistemi di etichettatura sanitari, come quelli presenti sui pacchetti di sigarette».

SOTTO ATTACCO ANCHE OLIO E POMODORI

Problemi ci sono anche per altre eccellenze nazionali. Annata di scarica e siccità hanno falcidiato l’olio made in Italy, con un calo, calcolato dall’ultimo report  Ismea, del 37%, mentre  crescono i costi di produzione. E i tagli maggiori si registrano nelle regioni vocate del Sud, dalla Puglia (che rappresenta la metà della produzione nazionale) con  -52%, alla Calabria (-42%), fino  alla Basilicata (-40%) e alla Sicilia (-25%). Ma è stata un’annata difficile anche per il pomodoro da industria, con una riduzione dell’11% rispetto al 2021 e un incremento, secondo i dati  Coldiretti, dell’import di derivati da Cina, Spagna e Turchia. E si rischia un’ulteriore impennata degli acquisti dall’estero, considerando che dall’ultimo focus Ismea spicca una flessione generalizzata, con il solo aumento della Cina (+29%). Il futuro, dunque, non è roseo: se da un lato Bruxelles tenta di impallinare il cibo di qualità,  dall’altro continua ad agevolare la strada a insetti e a prodotti alimentari sintetici.


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