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Paolo Gentiloni

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Ultimamente il Commissario europeo per la Economia Gentiloni, intervenendo al Convegno dei giovani della Confindustria a Rapallo, ha dichiarato: “Chi propone di rifare il PNRR sbaglia e so anche che il Governo non è su questa linea. Quei miliardi assegnati alla Italia – ribadisce Gentiloni – li otterremo solo se rispetteremo gli impegni assunti, ma perché se proprio il Paese che più di ogni altro ha beneficiato delle risorse del Next generation UE non garantisse che questa innovazione straordinaria è gestita come sta facendo il Governo in modo serio e rigoroso, non avremmo alcuna possibilità di riproporre questo metodo – debito comune per obiettivi comuni nei prossimi anni. Questo non esclude dei correttivi; di fronte alla inflazione, all’aumento di alcuni costi di produzione e alla difficoltà di reperire alcune materie prime, la Commissione è pronta a discutere singoli emendamenti per singoli progetti”.

L’intervento del Commissario Gentiloni non solo è chiarissimo ma anche coerente con quanto dallo stesso Commissario precisato nell’autunno del 2020 (c’era ancora il Governo Conte) in un incontro formale nel Parlamento italiano con i membri delle Commissioni competenti. In quella occasione Gentiloni non solo fu molto preciso ma ricordò alcuni punti salienti del PNRR quali in particolare:

1) la organicità dell’intero Piano e la esigenza di dare contestualità all’avvio di tutte le iniziative, in particolare evitando che le Amministrazioni competenti non fossero coscienti di una simile esigenza e per tale motivo era fondamentale una unica governance dell’intera operazione

2) la importanza del fattore tempo e, quindi, la necessità di rispettare la scadenza del 31 dicembre del 2026 perché, proprio questa scadenza, dava forza e motivazione alle norme che avrebbero reso più snello il processo autorizzativo delle varie proposte progettuali

3) la urgenza che, per quanto concerne le infrastrutture, si desse corso in tempi certi alla apertura dei cantieri proprio perché la realizzazione delle opere rafforzava la consistenza degli eurobond emessi dalla Unione Europea in quanto testimoniava la misurabile patrimonializzazione di idee progettuali

4) il pieno rispetto delle linee guida sulla attuazione del PNRR emanate dalla Unione Europea e tra queste la chiara esigenza di mantenere inalterate le scelte iniziali del Piano stesso e l’obbligo di ritorno alla Unione Europea per possibili rivisitazioni; una ipotesi però da invocare solo sulla base di reali ed incontestabili variazioni.

Ripeto l’intervento del Commissario, che ho cercato di sintetizzare in quanto abbastanza lungo ed articolato, divenne più interessante nella serie di confronti tra il Commissario ed alcuni parlamentari e in tutte le precisazioni Gentiloni ribadì sempre la importanza della organicità del Piano, del suo avvio concreto nell’intero territorio nazionale e ciò in particolare al Sud e, soprattutto, la urgenza di fare le riforme e fare partire davvero i lavori proprio perché la forza chiave del PNRR era da ricercarsi nel fattore tempo.

In fondo la sua ultima dichiarazione conferma quanto detto nell’autunno del 2020 e forse l’unico elemento che il Commissario Gentiloni avrebbe fatto bene a precisare doveva essere, a mio avviso, la sottovalutazione proprio del fattore tempo. Perché le condizioni sopravvenute, quelle invocate dallo stesso Commissario quali la inflazione, l’aumento di alcuni costi di produzione e la difficoltà di reperire alcune materie prime, in realtà sono eventi che hanno compromesso il valore del PNRR perché lo stesso PNRR, almeno per le opere infrastrutturali, in due anni (ricordo sempre che l’elenco degli interventi era noto sin dal giugno 2020) non ha visto partire alcun intervento, non ha visto aprire alcun nuovo cantiere e, nel migliore dei casi, ha assicurato solo alcune risorse per cantieri aperti dal 2012.

Condivido pienamente con il Commissario Gentiloni la necessità di mantenere inalterato l’attuale PNRR ed ho, con una mia nota, motivato anche questa linea; infatti trasferire delle risorse del PNRR all’attuazione di interventi mirati alla riorganizzazione della offerta energetica e mantenendo però le opere del PNRR in un Programma a medio termine, significa scegliere interventi che non saremmo in grado di attuare entro i tempi previsti e cioè entro il 31 dicembre del 2026 e in questa scelta verrebbero meno subito quasi tutti gli interventi del Mezzogiorno. Appare evidente che la uscita dal PNRR delle opere del Sud significherebbe, ancora una volta, l’annullamento di tali opere per sempre. Penso invece che se c’è disponibilità da parte della Unione Europea come dichiarato dallo stesso Commissario ad effettuare un approfondimento sulle cause esogene che hanno incrinato il Piano, sarebbe più difendibile una proroga di un biennio solo per alcuni interventi.

Sono fiducioso che una simile ipotesi possa essere condivisa anche perché in tal modo eviteremmo vere crisi sollevate da alcune Regioni del Sud, sono invece preoccupato che anche con il superamento della soglia del 31 dicembre del 2026 non si riesca lo stesso a far partire nulla. Perché sono così pessimista? Perché per il Programma del Fondo di Sviluppo e Coesione 2014-2020 su 54 miliardi di euro sono stati spesi forse solo 5 miliardi di euro e si rischia di perdere definitivamente 30 miliardi di euro; ripeto sempre questo dato, sono diventato noioso e scomodo ma stranamente non vedo segni concreti di convinta preoccupazione su questa mia denuncia, per questo ho paura che, anche prorogando di due anni solo per alcune opere la attuale scadenza del PNRR, non succeda lo stesso nulla.


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