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L’incontro tra il il premier Draghi e il presidente di Confindustria Bonomi a Palazzo Chigi

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L’incontro martedì con i sindacati ha inaugurato il cantiere per la costruzione di quel “patto sociale” proposto dal premier Draghi per far fronte alle emergenze del Paese che la guerra di Putin in Ucraina, la corsa dell’inflazione (che negli Usa è volata al 9,1%), il caro energia hanno reso improcrastinabile. Bisogna difendere il potere d’acquisto eroso dall’impennata dei prezzi, intervenire contro il lavoro povero, “difendere” i consumi per salvaguardare la crescita che già deve fare i conti con «rischi» e «l’incertezza» che derivano dal quadro internazionale, sostenere la competitività delle imprese messa a dura prova dall’aumento dei costi di produzione. Il governo lavora a nuove misure a breve termine, cui seguiranno interventi più strutturali affidati alla legge di Bilancio. Intanto, per le fasce più deboli della popolazione intanto si studia l’abbattimento dell’Iva sui beni di prima necessità, in modo da alleggerire il peso dell’inflazione sul carrello della spesa.

Il vertice di ieri a Palazzo Chigi con il leader di Confindustria, Carlo Bonomi ha posto un altro mattone del “patto”. Il premier ha intenzioni di portare avanti il giro di “consultazioni”, incontrando nei prossimi giorni le altre associazioni datoriali in vista della messa in campo delle misure «urgenti» che confluiranno nel «corposo» decreto – di circa 10, senza ricorrere allo scostamento di bilancio, – annunciato da Draghi per la fine di luglio, e degli interventi strutturali, dal taglio del cuneo contributivo-fiscale alla riforma fiscale – che verranno definiti con la legge di Bilancio.

Un “piano” che è comunque appeso al voto di fiducia in Senato sul Dl Aiuti in programma per oggi, e in particolare alla posizione che il Movimento 5 Stelle deciderà di assumere. Il premier, dal canto suo, è stato chiaro: senza M5s il governo Draghi non c’è. Fine dei giochi. I pontieri sono stati tutti schierati e c’è stata una nuova telefonata Draghi-Conte. Nel contesto di una situazione già incandescente il leader della Lega, Matteo Salvini, ha aggiunto nuova legna sul fuoco, sostenendo che la necessità di un intervento «straordinario e coraggioso», di almeno 50 miliardi, altrimenti, ha detto, «non si va da nessuna parte», tornando ad attaccare il reddito di cittadinanza, dando manforte ai tassisti sulle barricate contro il Dl Concorrenza e tornando a spingere sullo scostamento di bilancio, affermando che su questo fronte il premier è stato «mal consigliato».

Ieri intanto durante il colloquio a Palazzo Chigi – “interlocutorio”, come quello del giorno prima con i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil – Draghi e Bonomi, presenti anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, e il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, hanno parlato della situazione economica del Paese, facendo il punto, in particolare, sul salario minimo e il taglio del cuneo fiscale. Il presidente del Consiglio ha poi “ricapitolato” i temi su cui intende declinare il confronto con le parti sociali, tra cui le politiche industriali, con riferimento ad alcuni settori chiave dell’economia italiana quali l’automotive e il siderurgico; il Pnrr; l’energia e la legge di Bilancio.

Secondo il ministro per il Lavoro, Andrea Orlando, ci sono già le condizioni per un’intesa con le parti sociali sul salario minimo, anche in linea con alcune degli obiettivi posti dalla direttiva Ue in materia. «Stiamo lavorando ad una proposta di sintesi», ha affermato nel corso del question time alla Camera, ricordando è allo studio la possibilità di estendere per via legislativa i trattamenti economici (Tec) dei contratti collettivi più rappresentativi e maggiormente diffusi come retribuzione minima, ritenuta «proporzionata e sufficiente», in ciascun settore: un «significativo passo in avanti» verso l’individuazione di una «retribuzione dignitosa». Certo, ha aggiunto, «non è la soluzione di tutti i problemi legati al trattamento retributivo», ma dà comunque «risposte concrete» ad oltre un milione di lavoratori attualmente non coperti da contratti collettivi siglati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative e agli ulteriori 1,5 milioni di lavoratori sommersi, che lavorano in nero. E non è escluso, ha sottolineato il ministro, «un ulteriore e più complessivo intervento del legislatore, ove maturino le condizioni politiche e naturalmente un’adeguata interlocuzione con le forze sociali». Fermo restando che il dibattito, ha avvertito, deve tener conto anche della questione previdenziale: «Bassi salari oggi sono basse pensioni domani sulle quali la collettività dovrà intervenire per evitare pensionati poveri».

Il premier, martedì in conferenza stampa, aveva anticipato alcune delle misure previste nel nuovo decreto Aiuti di fine luglio: dalla proroga del bonus sociale per luce e gas ai crediti di imposta per i consumi energetici delle imprese, fino al bonus da 200 euro che i sindacati chiedono di rinnovare per tutto il tempo dell’emergenza inflazione, estendendolo anche ai precari e agli stagionali per il quali non è al momento previsto.

E intanto si studiano interventi per abbattere l’inflazione che appesantisce il carrello della spesa, almeno per le famiglie più fragili. «Sto lavorando, assieme al ministro dell’Economia, a una serie di interventi per lasciare intatto quel carrello – ha affermato il ministro della Pa, Renato Brunetta, intervenendo al nono Congresso nazionale del Siulp. L’idea, ha spiegato, «è utilizzare l’extragettito Iva legato all’aumento generalizzato dei prezzi per azzerare l’imposta sui prodotti di prima necessità e largo consumo, in modo che le famiglie a basso reddito non debbano subire gli effetti negativi dell’inflazione».

Si punta poi, ha aggiunto, «all’ampliamento dei fringe benefit, agevolando gli accordi aziendali in tal senso e la partecipazione dei datori di lavoro alla difesa del potere d’acquisto dei dipendenti, che così potrebbero avere una sorta di bonus incrementale oltre al bonus di 200 euro che eroga lo Stato».

Tra le altre cose, poi, nel provvedimento, ha anticipato il ministro per le Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, dovrebbero entrare anche alcune disposizioni urgenti per affrontare l’emergenza siccità.


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