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L’effetto-annuncio di Bruxelles sul Price Cap sul gas russo sta cominciando ad avere i primi effetti, anche se non sono per ora duraturi. Dopo un avvio a 202 euro a MWh sulla scia dell’annuncio dell’Unione europea di misure per far scendere i prezzi degli energetici in vista di un’imminente crisi in inverno, il gas sul mercato di Amsterdam è sceso per pochi minuti sotto 200 euro (cosa che non avveniva dal 9 agosto scorso) fino a toccare un minimo di 192,92 (-9,8%), per poi riprendersi sul finale e chiudere in rialzo del 3,1%, a 220,54 euro a MWh.

I future sul Ttf registrano, tuttavia, un calo di oltre il 40 per cento dal picco del mese scorso, malgrado la Russia abbia confermato i timori: fermerà tutte le forniture di energia in Europa il prossimo inverno nel caso in cui la Ue dovesse stabilire un tetto al prezzo del suo gas.

NELL’UNIONE EUROPEA TRATTATIVA DIFFICILE

Oggi a Bruxelles si terrà il summit dei ministri dell’Energia a cui, però, l’Europa si presenterà divisa. Sarà l’inizio di un negoziato difficile per l’opposizione alla proposta formulata mercoledì dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (si veda Il Quotidiano del Sud di ieri) di tagliare le entrate dalle esportazioni di oil con cui la Russia finanzia la guerra contro l’Ucraina, fissare limiti alla quantità che i generatori a combustibile non fossile e il monopolio del gas russo Gazprom possono ricevere dalla loro produzione. La flessibilità dei generatori a gas di aumentare o diminuire la produzione implica che quasi sempre determinano il prezzo marginale sul mercato spot.

La proposta di introdurre un tetto al prezzo del gas proveniente dalla Russia non verrà però discussa oggi dai ministri europei dell’Energia, perché la decisione dovrà in ogni caso essere assunta a livello dei leader Ue. I capi di Stato e di governo europei si riuniranno il 6 e 7 ottobre a Praga per un vertice informale e poi ancora il 20 e 21 ottobre a Bruxelles. Resta da definire in quale di queste riunioni il tema verrà affrontato.

Si prevede che durante la riunione non venga approvata alcuna misura politica, ma vengano chiarite piuttosto quali sono le opzioni che godono di maggiore sostegno, dando a Bruxelles un orientamento su ciò che dovrebbe essere inserito nelle proposte finali. Il piano per limitare i prezzi del gas russo è stato accolto da reazioni contrastanti. Alcuni Stati dell’Europa centrale e orientale (Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Ungheria, Romania) sono diffidenti, poiché temono che la misura possa tagliarli completamente fuori dalle già scarse forniture di gas. Gli Stati baltici sono a favore del piano, insieme ai Paesi che non dipendono da Mosca per il rifornimento, tra cui il Portogallo, che importa principalmente gas naturale liquefatto dalla Nigeria e dagli Stati Uniti.

Altri hanno accolto con favore l’idea dopo che la Russia ha ulteriormente ridotto le forniture di gas all’Europa il mese scorso, ma hanno avvertito che sarebbe necessario avere unità tra gli Stati membri Ue per realizzarla. «Se ci sarà unità su questo punto, lo sosterremo. Se invece si tratta di qualcosa di difficile da accettare per alcuni, dovremo esaminarlo con attenzione», ha detto un alto diplomatico di un Paese della Ue che ha voluto conservare l’anonimato.

I prezzi restano ancora a un livello di gran lunga superiore a quello visto prima dell’invasione russa dell’Ucraina (24 febbraio scorso) considerato insostenibile per l’economia europea in generale. L’industria è già in forte recessione in Germania, la principale economia europea, con la produzione scesa di quasi il 7% tra febbraio e luglio. La chiusura del gasdotto Nord Stream 1 da parte di Gazprom potrebbe avere degli impatti negativi sulle utility europee, con gli Stati europei che si stanno impegnando a mettere a disposizione nuova liquidità le imprese compite dal rialzo dei prezzi energetici.

IL REPORT DI S&P

Secondo un nuovo report di S&P Global, la chiusura a tempo indeterminato del principale gasdotto russo verso la Ue si aggiunge «alle pressioni esistenti sui prezzi del gas e dell’energia elettrica in Europa» e mette in evidenza «la questione, già molto sentita, di chi si farà carico dell’enorme onere finanziario che ne deriverà». «Sebbene questo riduca le forniture invernali dell’Europa solo di circa il 2% rispetto al livello dei flussi di agosto, tutte le riduzioni marginali pesano in modo esponenziale sui prezzi di mercato, come confermato dagli aumenti a due cifre di lunedì» dice Dubois-Pelerin, responsabile del settore utilities Emea di S&P Global Ratings.

Le pressioni sull’offerta e la spinta dei governi a stoccare il gas “a qualsiasi costo” per aumentare la sicurezza delle forniture nonostante l’interruzione del gas russo non sono gli unici fattori che, secondo le previsioni dell’agenzia di rating, continueranno «a sostenere i prezzi molto alti del gas e dell’energia elettrica nei prossimi mesi». A questo, si aggiungono la scarsa disponibilità di energia idroelettrica nell’Europa centro-meridionale, la bassa produzione nucleare francese, la lenta ripresa della produzione a carbone e la lentezza nel moderare i consumi residenziali e commerciali.


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