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Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti

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Promossa ma con qualche riserva: è questo in pratica l’esito dell’esame della Commissione Ue sulla prima legge di Bilancio del governo guidato da Giorgia Meloni. Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, la mette così: “La valutazione” di Bruxelles “è nel complesso positiva, ma con alcuni rilievi critici”. Che si traducono di fatto in una bocciatura delle misure di bandiera inserite in una manovra dedicata per due terzi al contrasto dell’emergenza bollette. Il testo del parere è esplicito: l’innalzamento del tetto al contante da 2mila a 5mila euro nel 2023, la possibilità di rifiutare il pagamento elettronico di importi inferiori a 60 euro senza incorrere in sanzioni, il rinnovo nel 2023 dei regimi di accesso anticipato alla pensione in scadenza a fine 2022, con inasprimento dei criteri di età, non sono “in linea con la parte strutturale delle raccomandazioni” Ue. Come non lo è lo stralcio delle cartelle esattoriali fino a mille euro relative al periodo 2000-2015 che viene etichettato come “equivalente a un condono fiscale”.

Nessun giudizio “politico-culturale”, puntualizza Gentiloni. “Noi abbiamo rivolto all’Italia negli ultimi anni delle raccomandazioni sul tema della lotta all’evasione fiscale, sulle sanzioni per l’impossibilità di effettuare pagamenti digitali, sulla prudenza nella spesa pensionistica. E sull’importanza di procedere, ovviamente con gradualità a una riforma del sistema fiscale che alleggerisca il peso della tassazione sul lavoro”.

Una cosa, sottolinea poi il commissario europeo, è il parere sulla manovra, un altra quello sul Pnrr su cui l’interlocuzione con le autorità italiane è continua, ma nel Documento programmatico di bilancio (Dpb) ci sono misure che incrociano gli obiettivi del Recovery, come quelli legati ai pagamenti digitali che, avverte, “bisogna evitare di contraddire o capovolgere”.

Fin qui le note “dolenti”. Ma il giudizio di Bruxelles sul provvedimento è buono, come mostrano gli applausi nel tweet del vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, in cui mette nero su bianco che la bozza di bilancio dell’Italia “rispetta le raccomandazioni dell’Ue per il 2023”. In particolare il documento dà atto al governo di aver seguito le indicazioni sul contenimento della crescita della spesa corrente e sui finanziamenti per la transizione verde e digitale. Bene anche l’adozione di “misure rapide contro il caro bollette, mirate e temporanee soprattutto su famiglie vulnerabili e imprese esposte, per preservare gli incentivi alla riduzione della domanda di energia”. Dombrovskis, nel tweet, aggiunge l’invito a “tenere sotto controllo la spesa corrente e mantenere il ritmo delle riforme e degli investimenti”.

Nel complesso, si rileva, le valutazioni dell’impatto sui conti pubblici delle misure di politica di bilancio di Bruxelles e del governo coincidono. Come sono più o meno sovrapponibili le previsioni sull’economica italiana che nelle le previsioni della Commissione crescerà del 3,8 % nel 2022 e dello 0,6 % nel 2023, del 3,7 % e dello 0,6 % secondo Documento programmatico di bilancio. Mentre la prima “vede” l’inflazione attestarsi all’8,5 % nel 2022 e al 5,9 % nel 2023, all’8,5 % quest’anno e al 5,5 % il prossimo l’Upb. “Il profilo di crescita è sostanzialmente lo stesso nelle due proiezioni, che individuano entrambe nell’indebolimento della domanda interna la causa principale del rallentamento della crescita nel 2023”, scrive la Commissione.

La premier Giorgia Meloni sorvola sui rilievi critici – sostanzialmente in linea con quelli espressi da Bankitalia – e si dice soddisfatta per “una valutazione positiva che – sostiene – conferma la bontà del lavoro del governo italiano, sottolinea la solidità della manovra economica e ribadisce la visione di sviluppo e crescita che la orienta”. “Abbiamo smentito i gufi nazionali: serietà e responsabilità pagano e continueranno a essere alla base di ogni nostra decisione”, il commento che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, affida a una nota.

Poi abbandonando la formalità delle dichiarazioni ufficiali dice ai cronisti: “Ci sono dieci Paesi che sono in linea, noi giochiamo la Champions mentre ci sono altri 10 paesi sono in Europa League. Venite qua a contestarci che giochiamo in Champions League? Poi magari non la vinciamo ma è una bella soddisfazione”.

Durante il question time intanto dà conto del gettito della tassa sugli extraprofitti delle imprese dell’energia alla data del 30 novembre: 2,7 miliardi. Meno ottimismo il titolare del Mef esprime invece sullo stato dell’arte del confronto sul provvedimento: si troverà un accordo ma non non si chiude oggi, ammette arrivando alla riunione di maggioranza convocata alla Camera. Bisogna mantenere un atteggiamento di serietà – in linea con quello “premiato” dalla Ue – ed evitare di presentare richieste insostenibili: le risorse sono limitate e non devono essere disperse in mille rivoli, su interventi non focalizzati sull’interesse generale, è la posizione che sostiene nel corso della riunione.

Intanto se Forza Italia considera “imprescindibili” l’innalzamento delle pensioni minime a 600 euro per gli over 75, la Lega punterebbe alla riduzione dell’Iva sui pellet, FdI sul tema del payback per la sanità, Noi Moderati sull’estensione anche ai padri del congedo parentale. Inoltre FdI e Lega sosterrebbero l’ipotesi di ampliare a rivalutazione delle pensioni dal parametro attuale di 4 a cinque volte il minimo, proposta sostenuta nei giorni scorsi dalla Cisl. Si profila poi un’altra stretta sul reddito di cittadinanza che accoglierebbe la proposta del Terzo polo di escludere gli under 40 dalla platea dei beneficiari.

Sul fronte dell’opposizione Giuseppe Conte annuncia battaglia sui 77 emendamenti segnalati dall’M5s. Poi insieme Pd, Verdi e Sinistra e M5s decidono di occupare i banchi della presidenza della commissione Bilancio, convocata nella sala del Mappamondo, denunciando l’assenza dei partiti di maggioranza. “Non abbiamo capito bene quale aiuto o accordo chiedano alle opposizioni se mancano anche la presenza fisica nei luoghi del confronto parlamentare”, affermano la presidente del gruppo Pd Debora Serracchiani e il capogruppo dem in commissione Bilancio, Ubaldo Pagano. Insomma, bene sul campo Ue, ma in Parlamento la partita resta ancora tutta da giocare.


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