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Paolo Gentiloni e Giancarlo Giorgetti

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Due iniezioni di fiducia all’Italia, Gentiloni: «Nessun problema per la rata del Pnrr», Giorgetti: «L’Italia cresce meglio delle previsioni»

Il giorno dopo il confronto con Sergio Mattarella, l’argomento più importante sul tavolo di Giorgia Meloni resta il Piano nazionale di Ripresa e resilienza. L’inquilina di Palazzo Chigi ha esaminato venerdì con il Capo dello Stato proprio questo dossier. Nel corso del colloquio la premier ha dato garanzie e rassicurazione all’inquilino del Colle, convinta che l’Italia non sprecherà le risorse.

E si inseriscono in questo contesto le parole di Paolo Gentiloni, commissario Ue all’Economia, a margine del workshop di Ambrosetti. L’ex premier si dice «ottimista» e «non preoccupato» per l’erogazione della terza rata da parte dell’Italia. «Penso che i punti che sono ancora da chiarire saranno chiariti e vedo grandissima buona volontà da parte del governo». Non è a rischio quindi la tranche da 19 miliardi su cui si è acceso il dibattito in Italia. «Le decisioni vengono prese quando la commissione dà un parere favorevole e questo avverrà nel giro di poche settimane». Segue un’apertura significativa: «C’è un margine certamente per rinegoziare i termini del Pnrr, e quando arriveranno le proposte di emendamento da parte italiana la Commissione è pronta ad esaminarle con il massimo di collaborazione e di flessibilità».

DA GENTILONI E GIORGETTI DUE INIEZIONI DI FIDUCIA PER L’ITALIA

Tutto questo viene accolto positivamente da Palazzo Chigi, anche perché dimostra che il lavoro diplomatico del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto sta portando dei risultati. Insomma, se le insidie ci saranno pure ma andranno semplicemente affrontate. Sempre in questa direzione vanno le parole di Giancarlo Giorgetti. Il titolare del ministero dell’Economia rassicura sul Recovery Plan: «L’attuazione del Pnrr è la priorità del governo, concordo tuttavia sulla necessità di effettuare un’analisi che consenta di avere un quadro preciso sulla realizzabilità complessiva degli interventi previsti per migliorare, quanto possibile, gli aspetti più problematici e nel caso rivedere i piani iniziali».

Tuttavia «le polemiche di questi giorni non hanno senso» taglia corto il ministro leghista. Di sicuro, scolpisce Giorgetti, «rispetto all’impostazione iniziale c’è stato lo scoppio di una guerra nel cuore dell’Europa con i riflessi in materia. E se proprio vogliamo trovare una causa della difficoltà di implementazione del Pnrr dobbiamo trovarlo semplicemente nello stress – spiega – a cui abbiamo sottoposto la struttura burocratica della pubblica amministrazione che probabilmente non era e non è all’altezza di sostenere questo tipo di choc di domanda».

Da qui un annuncio di Giorgetti: «Si sta valutando un provvedimento per migliorare l’organizzazione della struttura della Pubblica Amministrazione per il Pnrr» che dovrebbe essere approvato nel prossimo consiglio dei ministri. Ma c’è un altro messaggio importante che vuole inviare Giorgetti: «Le previsioni per il 2023 sono in miglioramento, ci aspettiamo variazioni congiunturali positive del Pil nella prima metà dell’anno, che ci porteranno a rivedere leggermente verso alto l’obiettivo di crescita per il 2023 precedentemente indicato dello +0,6%». E quanto all’inflazione, sempre Giorgetti la mette così: «Combattere l’inflazione con la politica monetaria non basta e la recessione non può essere il prezzo da pagare per domare l’inflazione».

IL NODO DELLE ELEZIONI REGIONALI IN FRIULI VENEZIA GIULIA

Ragion per cui il contesto economico sembra prefigurarsi positivo da qui in avanti. Sia come sia, oggi e domani si voterà in Friuli Venezia Giulia per il rinnovo del consiglio regionale, per il sindaco di Udine e 23 comuni. Va da sé che la sfida per il governo regionale viene considerata una sorta di test elettorale, per gli equilibri della coalizione dell’esecutivo e per l’opposizione. Il centrodestra è unito e sostiene il presidente uscente Massimiliano Fedriga.

L’alleanza Pd-Cinquestelle si misurerà con Massimo Moretuzzo. I giallorossi ci riprovano a ricostituire l’asse del secondo esecutivo Conte. Eppure venerdì a Trieste Giuseppe Conte non era con Elly Schlein che ha preso parte a un’iniziativa elettorale il giorno prima. Nessun comizio a due, segno che l’alleanza non decolla. In tutto questo il Terzo Polo cercherà a superare la soglia di sbarramento fissata al 4% con l’ex Pd Alessandro Maran.


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