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Il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni

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RESTA il Pnrr il dossier più scottante per il governo, non solo per i ritardi certificati ma anche per le tensioni interne alla maggioranza, con più voci nel Carroccio a rilanciare «perplessità” sull’uso delle risorse messe in campo dalla Ue per l’Italia. Nei prossimi giorni intanto il ministro Raffaele Fitto si presenterà in Parlamento per fare il punto sullo stato dell’arte del piano, accogliendo la richiesta delle opposizioni, e non solo. «La consideriamo un’opportunità. Anzi, un’ottima occasione di confronto per approfondire e chiarire il merito delle questioni», ha affermato il ministro che porta avanti la trattativa con Bruxelles sulla rimodulazione del progetto.

La parola chiave su questo fronte è “flessibilità”, ovvero la possibilità di un uso flessibile dei fondi esistenti che consentirebbe di spostare su quelli ordinari europei e nazionali (il Fondo sviluppo e coesione) i progetti che non potranno essere realizzati entro il 2026. E quindi, anche «alla luce del mutato contesto internazionale ed economico», «massima flessibilità» il ministro è tornato a sollecitare alla Ue incontrando a Roma il commissario per il Bilancio e l’amministrazione, Johannes Hahn. Stessa richiesta il commissario ha ricevuto dal titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, durante una riunione in via XX Settembre. Dalla Ue arrivano segnali rassicuranti, anche perché in gioco non c’è solo l’interesse dell’Italia.

Lo ha spiegato con chiarezza il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni: «Il successo del piano italiano non è un’esigenza solo italiana per il rilancio del Paese, ma è un obiettivo comune e un’esigenza anche europea». «La Commissione europea lavorerà con il governo italiano per rendere il più possibile attuabili» i piani del Pnrr, ha assicurato Gentiloni intervenendo in video collegamento alla cerimonia inaugurale di “Pavia capitale della cultura di impresa 2023”. Il commissario ha ben presente «i rischi dei ritardi», «perché abbiamo tradizionalmente una grande difficoltà dell’assorbimento della spesa, ma so anche che questa deve essere la nostra assoluta priorità», per cui, ha sottolineato «dobbiamo essere occupati più che preoccupati». «Se noi siamo convinti che l’antidoto principale al rischio di crescita moderata o stagnante è costituito da quei fondi, è chiaro che dobbiamo lavorare tutti per questo obiettivo – ha aggiunto – Credo che il governo sia convinto di questo, e la Commissione europea lavorerà per rendere questi programmi attuabili».

Ieri il capogruppo del Carroccio, Riccardo Molinari, è tornato sull’opportunità di rinunciare a una parte dei fondi a debito: «O si ricontratta in Europa il Pnrr, e quindi si destinano quei fondi ad altro… Oppure se non si riesce piuttosto che spenderli male meglio non spenderli. E’ un ragionamento assolutamente logico. Se la Meloni dice: riusciremo a spenderli e riusciremo a ricontrattare, evviva. Stappiamo lo spumante», ha affermato. Sulla stessa linea anche il capogruppo della Lega in Commissione Bilancio del Senato, Claudio Borghi, che, intervistato da Affaritaliani.it, ha suggerito di valutare «finanziamenti più efficienti come i Btp», e il deputato della Lega, Alberto Bagnai, che ha sottolineato che «la Lega era perplessa fin dall’inizio». L’opposizione è tornata all’attacco di «un governo nel caos», il Movimento 5 stelle e Azione hanno chiesto chiarimenti alla premier Giorgia Meloni. A soffiare sul fuoco anche il presidente della Regione Veneto e della Lombardia, Luca Zaia e Attilio Fontana, che – come aveva fatto giorni fa il sindaco di Milano, Beppe Sala – hanno chiesto di dirottare sui loro territori i fondi che altri – il riferimento è al Sud – non sono in grado di mettere a terra. Dal canto suo intanto il segretario del Carroccio, il vicepremier Matteo Salvini, ha provato a smorzare le tensioni, affermando che il suo obiettivo è spendere «tutti e bene fino all’ultimo euro in cassa».

Quindi ha aggiunto: «Trasferire quella voce di spesa laddove ho progetti pronti non penso sia un atto di lesa maestà ma penso sia un atto di buonsenso. L’obiettivo è di spenderli bene se ci sono progetti campati in aria, giusto per spenderli allora no, questo diceva Molinari, ma conto che nell’arco del 2023-2026 l’Italia cambierà volto». Il leader della Lega ha chiamato in causa i governi precedenti da cui, ha sottolineato, abbiamo ereditato dei ritardi e dei progetti non allineati con l’investimento proposto, penso alla polemica sugli stadi: l’Europa non pensava a pagare lo stadio di Firenze o altre iniziative private, quindi se c’è qualcosa da rimodulare o ricalibrare lo faremo». Gli stadi di Firenze e Venezia – uno dei nodi oggetto delle verifiche della Commissione Ue che ha portato al congelamento della terza rata da 19 miliardi – sono stati al centro di un confronto tra il ministro Fitto, il sottosegretario agli Interni Emanuele Prisco, il presidente dell’Anci Antonio De Caro e i sindaci di Firenze e Venezia, Dario Nardella e Luigi Brugnaro da cui sarebbero emersi «elementi utili che il governo italiano trasmetterà alla Commissione europea al fine di superare tutte le criticità riscontrate e, si confida, poter consentire la realizzazione degli interventi previsti».

Ieri il governo ha presentato il pacchetto di emendamenti al dl Pnrr che dovrebbe accelerare la realizzazione degli obiettivi e sbloccare quindi la terza e quarta rata dei fondi del Next Generation Eu, mentre sul tavolo del prossimo Cdm dovrebbe arrivare il dl Pa che, tra le altre cose, prevede un rafforzamento dell’organico negli enti pubblici anche in vista dell’attuazione delle riforme legate al Pnrr: nella bozza si parla di tremila assunzioni nella Pubblica amministrazione – un numero, sottolineano da Palazzo Chigi, che si riferisce alle richieste arrivate dai ministeri, e che sarà ridimensionato – e stabilizzazione dei precari che hanno lavorato in Regioni, Province e Comuni per almeno tre anni.


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