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Pil in lieve ripresa nel primo trimestre 2023, l’aumento dei tassi d’interesse pesa sui prestiti alle famiglie e alle imprese. Giù l’inflazione, ma quella di fondo continua a correre

Lo scenario mondiale è quello di un’economia in rallentamento nel 2023, zavorrata dall’incertezza geopolitica che è lontana dal dissiparsi e dall’inflazione che resta ancora alta. Tuttavia la frenata è meno intensa rispetto alle previsioni dello scorso autunno.

Per l’Italia i primi tre mesi dell’anno segnano un ritorno alla crescita, seppur lieve, del Pil, dopo lo stop (- 0,1%) determinato soprattutto dalla contrazione della spesa delle famiglie – con un potere d’acquisto in flessione del 3,7% – registrato nell’ultimo trimestre del 2022, che nel complesso è cresciuto del 3,7%, dopo la vetta del 7% toccata nel 2021.

L’inflazione ha rallentato progressivamente la corsa, attestandosi all’8,2% nel mese di marzo (aveva raggiunto il 12,6% in autunno), grazie al calo dei beni energetici, con le quotazioni all’ingrosso tornate sui livelli precedenti allo scoppio della guerra in Ucraina. Ma la componente di fondo è aumentata, risentendo ancora della trasmissione ai prezzi finali dei maggiori costi legati agli shock energetici. Pesa poi il rialzo dei tassi d’interesse che si trasmette al costo del credito alle imprese e alle famiglie. È il quadro tracciato dalla Banca d’Italia nell’ultimo Bollettino economico.

PIL DEL PRIMO TRIMESTRE 2023 IN LIEVE CRESCITA

“Alla fine del 2022 si è interrotta la fase di espansione dell’economia italiana”, “decreta” Bankitalia, ma ora gli indicatori raccontano di una dinamica del Pil tornata lievemente positiva per il periodo gennaio-marzo grazie alla riduzione dei prezzi dell’energia e all’allentamento delle strozzature negli approvvigionamenti delle materie prime e delle forniture. A spingere il recupero è stato soprattutto il ritorno alla crescita della manifattura – dopo due trimestri consecutivi in discesa – e delle costruzioni, accompagnata dalla tenuta dei servizi.

È migliorata la fiducia delle imprese in tutti i settori e gli indici Pmi, sia nella manifattura sia nei servizi, sono compatibili con un’attività in espansione, si evidenzia, per la prima volta dal secondo trimestre del 2022. Prosegue l’accumulazione di capitale e, secondo la recente indagine di Palazzo Koch sulle aspettative, gli imprenditori considerano migliorate – rispetto alla rilevazione precedente – le condizioni per investire. Dopo la “decisa” contrazione nell’ultimo trimestre dello scorso anno, la spesa delle famiglie resta debole.

Nell’ultima parte dell’anno passato ha sofferto i rincari dei prezzi – che, nonostante gli interventi del governo, hanno ridotto il potere d’acquisto del 3,7% – registrando una contrazione dell’1,6% rispetto al trimestre precedente. E si è assottigliato il tesoretto familiare, con la propensione al risparmio che è scesa di due punti – al 5,3% – attestandosi sui valori minimi dall’inizio delle serie storiche.

PRIMO TRIMESTRE 2023: CONSUMI STAZIONARI MA MIGLIORA LA FIDUCIA E IL PIL CRESCE

Nel primo trimestre a una sostanziale stazionarietà dei consumi si accompagna un miglioramento del clima di fiducia, con aspettative migliori sulla situazione economica generale, l’inflazione e la disoccupazione. L’occupazione continua a crescere: tra gennaio e febbraio il numero degli occupati è aumentato dello 0,3% ascrivibile soprattutto ai contratti a tempo indeterminato, e la dinamica salariale resta moderata.

Per quanto riguarda gli scambi con l’estero, i dati di Bankitalia segnalano un rallentamento delle vendite nei primi tre mesi dell’anno, che sono però cresciuti più degli acquisti. Nell’ultimo trimestre 2022 le esportazioni sono tornate ad aumentare in volume – dopo il ristagno del terzo – una dinamica che ha interessato sia i servizi sia i beni, quest’ultima grazie alla domanda in particolare dei mercati francesi e tedeschi, con un contributo rilevante dei settori della meccanica, metallurgia e mezzi di trasporto. Mentre il turismo ha sostenuto i servizi.

Le importazioni, invece, dopo un lungo periodo di espansione, sono diminuite e il calo è legato interamente ai minori acquisti extra europei, dalla Russia e dalla Cina in particolare. Nel 2022 il saldo di conto corrente è andato in rosso per la prima volta dal 2012 (-25,1 miliardi) a causa soprattutto dei maxi rincari dell’energia, con il deficit energetico più che raddoppiato. E’ tornato in attivo alla fine dell’anno, grazie al forte calo dei prezzi delle materie prime energetiche.

IMPRESE E FAMIGLIE SOFFRONO L’AUMENTO DEI TASSI D’INTERESSE

Sul fronte finanziario, le imprese e le famiglie “soffrono” l’aumento del costo del credito legato alla stretta monetaria anti-inflazione della Bce. Il tasso di interesse medio sui nuovi prestiti bancari alle imprese è salito di circa 60 punti base da novembre (al 3,6% in febbraio). Il costo dei nuovi prestiti alle famiglie per l’acquisto delle abitazioni è salito al 3,8 % (dal 3,1), rispecchiando l’incremento del tasso sia sui mutui a tasso variabile (al 3,7%) sia su quelli a tasso fisso (al 3,8 %). I prestiti bancari sono diminuiti tra novembre e febbraio, soprattutto quelli alle imprese, registrando la riduzione della domanda e l’irrigidimento dei criteri di offerta.

Di fronte alle turbolenze legate al fallimento di Silicon Valley Bank e Signature Bank negli Usa e la crisi – con salvataggio lampo – di Credit Suisse, Bankitalia rassicura sulla tenuta del sistema bancario: “le banche della zona dell’euro, comprese quelle italiane, si trovano in una condizione nettamente migliore di quella osservata in occasione di passati episodi di crisi, grazie all’alta patrimonializzazione, all’abbondante liquidità e a una redditività in forte recupero”.


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