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Raffaele Fitto

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Pnrr, il ministro Raffaele Fitto garantisce: «Spenderemo tutte le risorse, servono serietà e responsabilità»

Alcuni progetti del Pnrr non potranno essere realizzati entro l’orizzonte fissato da Bruxelles, giugno 2026, se non si procederà alla loro modifica. L’impegno del governo resta quello di spendere tutte le risorse in campo, «e non c’è discussione su questo», ma «in modo efficace ed efficiente», facendo attenzione alla «qualità della spesa», «perché quando ci indebitiamo pesiamo sulle prossime generazioni e dobbiamo immaginare che questo sia per interventi utili per il Paese».

Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, intervenendo in Aula al Senato al termine della discussione generale sul dl Pnrr, è tornato a mettere l’accento sulla necessaria rimodulazione del Piano: «Dire, e mi auguro non porti a uno scandalo, che l’intero ammontare delle risorse non troverà al 100% la sua spesa finale al giugno 2026, è un tema sul quale sarei curioso di ascoltare qualcuno che mi smentisca, questo nella misura in cui non andiamo a modificare alcuni interventi che in questo arco temporale non possono essere realizzati nella loro interezza», ha affermato.

FITTO, LE RISORSE DEL PNRR E IL CONTESTO SCONVOLTO DALLA GUERRA IN UCRAINA

La guerra di Putin all’Ucraina, ha sottolineato, ha sconvolto il contesto di cui è piano è figlio, basti pensare all’aumento del costo delle materie prime che ne è derivato e all’impatto sulle opere per 110 miliardi previste nel piano. E la stessa esigenza di revisione il ministro rileva per l’accordo di partenariato per la programmazione 2021-2027 realizzato sulla base dati economici di contesto pre Covid e pre guerra. «C’è la necessità di una riflessione a 360 gradi», ha sostenuto il ministro, sottolineando il rischio «che queste risorse non vadano nella finalizzazione opportuna che è quella di una concentrazione auspicabile per dare risposte strategiche alle grandi questioni del Paese».

Tanto più che sull’allineamento tra il Pnrr, i programmi della politica di coesione, europei e nazionali, e sull’uso flessibile delle risorse il governo sta giocando con Bruxelles la partita sulla rimodulazione del Piano.

«Questo governo non deve guardare alla scadenza e agli obiettivi, ma a giugno del 2026, alla fine della legislatura e vuole capire adesso se ci sono progetti che non potranno essere realizzati entro il 2026», ha sottolineato Fitto. «È la stessa Commissione europea – ha sostenuto – che ci viene incontro con il RepowerEu, capisce che con la guerra è accaduto qualcosa che può essere la sponda per l’articolo 21 (che prevede la possibilità di aggiustamenti in caso di necessità, ndr), ci dice che c’è l’esigenza di modificare il Pnrr, descrivendo il Repower come un capitolo aggiuntivo del Pnrr».

PNNR E VIE ALTERNATIVE, L’IDEA DI FITTO PER NON PERDERE RISORSE

A breve il governo dovrà presentare il nuovo capitolo a Bruxelles, con gli investimenti infrastrutturali per far fronte alla crisi energetica e gli interventi per l’efficientamento energetico in grado di ridurre strutturalmente i consumi di famiglie e imprese. Le risorse disponibili sono esigue, dal momento che l’Italia ha utilizzato tutto il pacchetto disponibile dell’Rrf. In campo ci sono 2,7 milioni di fondi Ets per le emissioni assegnati all’Italia e la possibilità di usare fino al 7,5% dei fondi della politica di coesione, circa 3 miliardi.

«L’idea – ha spiegato Fitto – se vogliamo mettere in campo un Repower serio e credibile è costruire uno strumento che sia in grado di usare parte di quelle risorse laddove dovessimo accertare che non troveranno un completamento di spesa nel Pnrr. Inoltre per evitare di definanziare altri interventi, proprio perché la coesione 2021-2027 non ha capacità progettuale adeguata, può essere una soluzione far sì che progetti validi che non potranno essere realizzati entro il 2026, anziché perderli possano essere spostati sul fondo di coesione che ha il 31 dicembre 2029 come termine per la rendicontazione. A completare il quadro c’è il Fondo di coesione che il governo mette in campo in una visione strategica e globale per poter dare una soluzione ai problemi affrontando le difficoltà».

CONFRONTO COSTANTE CON IL PARLAMENTO

Il ministro ha assicurato un confronto costante con il Parlamento. Una volta convertito in legge il dl Pnrr si presenterà in Aula, o in Commissione, per l’informativa sul Piano richiesta dalle opposizioni. L’intervento dovrebbe essere fissato, quindi, a fine mese o nei primi giorni di maggio. Poi presenterà la relazione semestrale sul Piano. «L’auspicio è che si apra un confronto serio, con proposte concrete sulle quali poter dare delle risposte». Serve «un approccio realmente serio e costruttivo. Le parole d’ordine sono serietà e responsabilità, diversamente c’è la polemica politica che non serve a nessuno», ha detto il ministro che ha poi avvertito: «Noi non vogliamo fare nessuno scaricabarile nei confronti di nessuno ma è altrettanto palese ed evidente che nessuno può, dopo soli cinque mesi, pensare di fare lo scaricabarile su questo governo. Questo non sarà in alcun modo consentito perché sarebbe prima ridicolo e poi paradossale».

LE RASSICURAZIONI DEL COMMISSARIO UE PAOLO GENTILONI

Intanto il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, ha assicurato che la terza tranche dei fondi del Pnrr, i 19 miliardi legati al raggiungimento dei target e milestone del secondo semestre 2022, congelati per ulteriori verifiche richieste da Bruxelles, arriverà.

«Ci siamo accordati con le autorità italiane per qualche settimana di ritardo per il terzo versamento» del Pnrr. Non è un’eccezione, lo abbiamo fatto con altri paesi», ha evidenziato in un’intervista a Cnbc a margine dei lavori del Fondo Monetario Internazionale. «Quello che è cruciale non è questo versamento, che ci sarà, ma – ha sottolineato – la dimensione del programma a sostegno della ripresa italiana. E’ così importante che un impegno congiunto di Bruxelles e Roma dovrebbe essere molto importante se si vuole attuare questo piano». L’implementazione del Piano, ha quindi sostenuto, è «l’unico modo per Paesi come l’Italia di avere una crescita meno modesta nei prossimi anni: una corretta attuazione del Pnrr é nell’interesse del Paese e anche dell’Europa».

IL RAPPORTO INTERMEDIO SULLE INFRASTRUTTURE STRATEGICHE E PRIORITARIE

Ieri a Montecitorio è stato presentato il rapporto intermedio sulle “Infrastrutture strategiche e prioritarie” realizzato dal servizio studi della Camera in collaborazione con il Cresme e l’Anac, che dà conto del costo delle infrastrutture prioritarie della programmazione Pnrr-Pnc aggiornato al 31 dicembre 2022, pari a 132,504 miliardi, e dell’aumento di circa 7,2 miliardi (+5,7%) rispetto alla precedente rilevazione (al 31 maggio 2022) che individuava una spesa di 125,318 miliardi. Una quota di 60,584 miliardi (il 46%) riguarda le 48 infrastrutture prioritarie della programmazione affidate a un commissario di governo. Le disponibilità finanziarie ammontano a circa 102,332 miliardi, pari al 77% del costo complessivo, con un fabbisogno residuo di circa 30,172 miliardi.

Nel 2022, rileva il rapporto, sono state appaltate opere pubbliche per 83,317 miliardi di euro (di cui circa metà di opere Pnrr-Pnc contro i 38,265 miliardi mandati in gara l’anno prima (di cui solo il 14,8% di opere Pnrr-Pnc). E registra un balzo significativo sia per i bandi sia per le aggiudicazioni, rispettivamente del 117,7% e del 17,4%. Nel dettaglio quest’ultime sono passate dai 48,142 miliardi (di cui l’8,8% di opere pnrr-Pnc) aggiudicati nel 2021 ai 56,504 miliardi del 2022 (di cui 34,2% di opere Pnrr-Pnc). “Negli ultimi 2 anni – riassume il rapporto – sono stati aggiudicati lavori per oltre 100 miliardi». Lo studio sottolinea inoltre che in un anno si è notevolmente ridotto il tempo che passa tra il bando e l’aggiudicazione, che in particolare per le opere Pnrr-Pnc è passato da circa un anno e 6 mesi a meno di quattro mesi.


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