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Christine Lagarde

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Non serve l’austerità, ma lo sviluppo, per abbattere il debito pubblico.  Non tanto a  livello di variazione assoluta (a febbraio ha toccato il nuovo record  a 2.772 miliardi), quanto in rapporto al Pil, considerato quello che è successo negli ultimi due anni: 6,6% nel 2021 e  3,9% nel 2022. Così il  rapporto debito-Pil in Italia è sceso dal 145,9% al 144% rispetto al trimestre precedente, facendo registrare uno dei cali più significativi nell’Unione europea.

UN RISULTATO CHE PESA SUL RATING

Lo ha reso noto Eurostat, in riferimento al periodo tra ottobre e dicembre del 2022.  Un risultato che è certamente tenuto in considerazione dagli analisti di S&P nell’assegnare il rating all’Italia. I mercati attendono la conferma del giudizio attuale a BBB con outlook stabile.

A non scendere, invece, è il costo del debito. Dall’ultima nota di aggiornamento al Def emerge che la spesa per gli interessi , vale a dire quello che il Tesoro riconosce ai sottoscrittori di Bot e Btp, salirà complessivamente di oltre 58 miliardi di euro nell’arco di quattro anni, dal 2022 al 2025. Lo Stato, rispetto al 2021, pagherà 11,4 miliardi in più quest’anno, 14,2 miliardi in più l’anno prossimo, 13,9 miliardi nel 2024 e 18,6 miliardi nel 2025.  Un effetto sia dell’incremento dei rendimenti, determinato in parte dall’aumento dei tassi  deciso dalla Bce per fermare la corsa dei prezzi, sia della previsione dell’aumento del Pil nominale, cioè a prezzi correnti, destinato a lievitare proprio per l’effetto inflazione, denominatore del dato percentuale.

I COSTI DEL DEBITO

Nel corso dell’anno, infatti, gli interessi delle ultime aste di titoli di Stato hanno infatti registrato progressivi aumenti. Ne è conseguita una crescita degli interessi: solo per il 2022, lo Stato italiano pagherà complessivamente 11,4 miliardi di euro in più, considerando che nel 2021 il totale del costo del servizio del debito si è attestato a quota 63,7 miliardi e quest’anno arriverà a 75,1 miliardi (+17,9%).

Quest’anno il Tesoro pagherà ai sottoscrittori di Bot e Btp 77,9 miliardi, pari a 14,2 miliardi in più rispetto al 2021 (+22,3%).

E ancora: nel 2024, la spesa complessiva si fermerà a quota 77,7 miliardi di euro, in lieve calo rispetto all’anno precedente, ma comunque più alta, rispetto al 2021, di 13,9 miliardi (+21,9%). Nel 2025, dalle casse dello Stato usciranno complessivamente 82,5 miliardi di euro di interessi diretti ai sottoscrittori di titoli pubblici, pari a una differenza di 18,6 miliardi rispetto all’anno scorso (+29,3%).

Complessivamente, dal 2022 al 2025,  la spesa per interessi su titoli di Stato si attesterà a quota 377,1 miliardi di euro, ben 58,3 miliardi in più rispetto a quanto sarebbe uscito dalle casse del Tesoro qualora l’inflazione non avesse spinto la crescita degli interessi lasciando stabile il costo del servizio del debito.

La spesa per interessi, che rapportata al Pil era al 3,6% nel 2021, salirà al 4% quest’anno, poi arriverà al 3,9% nel 2023, al 3,8% nel 2024 e al 3,9% nel 2025: rispetto allo scorso anno, dunque, il peso degli interessi su Bot e Btp sarà sempre più elevato nell’arco del  quadriennio 2022-2025.

Anche per quanto riguarda  le pensioni sono previsti aumenti: in totale, tra il 2022 e il 2025, gli assegni Inps peseranno sulle casse dello Stato per oltre 161 miliardi in più: se nel 2021 le erogazioni previdenziali hanno raggiunto quota 286 miliardi, nel 2025 si arriverà alla cifra di quasi 350 miliardi.


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