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Piazza San Pietro sarà l’epicentro del Giubileo 2025

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HO FATTO una analisi capillare sulle scadenze temporali dei Governi che si sono succeduti dal 1948 in poi ed ho trovato che le uniche scadenze che avevano creato problemi, anche seri, erano quelli legati al sistematico evento dell’Anno Santo. Un evento che impegnava essenzialmente la città di Roma e le aziende garanti dell’accesso alla città come le Ferrovie dello Stato e l’Alitalia. Mai, però, queste scadenze generavano particolari preoccupazioni perché il mancato rispetto nell’attuazione degli impegni programmatici non comportava nessuna penalità, nessun annullamento di risorse assegnate.

Oggi, invece, siamo di fronte a cinque scadenze:

  • il 31 dicembre 2023 devono essere concluse tutte le opere del Programma supportato dal Fondo di Sviluppo e Coesione 2014 – 2020
  • il 30 novembre 2024 dovranno essere conclusi tutti gli interventi dell’Anno Santo 2025
  • il 31 dicembre 2026 dovranno essere concluse tutte le opere del PNRR e del Piano Nazionali Complementare
  • il 31 dicembre 2029 dovranno essere concluse tutte le opere del Programma supportato dal Fondo di Sviluppo e Coesione 2021 – 2027
  • il 31 dicembre 2029 dovranno essere concluse tutte le opere previste dall’EXPO 2030

1. La prima scadenza è quella che ricade, addirittura, questo anno cioè il 2023; sono sicuro che il Ministro Raffaele Fitto sta cercando di ridimensionare il danno generato dalla sottovalutazione del tema da parte di Ministri come la ex Ministra Lezzi, l’ex Ministro Provenzano, la ex Ministra Carfagna che si sono succeduti al Ministero del Mezzogiorno e della coesione territoriale ed anche di quelli che si sono succeduti al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti come l’ex Ministro Toninelli o l’ex Ministra De Micheli o l’ex Ministro Giovannini. Da tutti e sei avevamo avuto ampie assicurazioni che i Programmi Operativi Nazionali, cioè quelli di competenza dell’organo centrale, erano tutti rispettosi delle scadenze imposte dalla Unione Europea invece i Programmi Operativi Regionali, quelli di competenza regionali, erano solo leggermente in ritardo (per loro la spesa di appena il 6% era solo un leggero ritardo). A tale proposito posso solo ricordare che in una mia nota del 2019 avevo denunciato i folli ritardi che erano praticamente rimasti tale fino al 2019 ed il dato più sconcertante era che dal 2014 al 2019, dei 54 miliardi assegnati ne avevano utilizzati concretamente solo 6 miliardi di euro (tale valore è praticamente rimasto uguale fino ad oggi). Non so quante risorse e come il Ministro Fitto riuscirà a salvare ma penso che circa 20 – 25 miliardi di euro saranno ripresi dalla Unione Europea.

2. Poi c’è la scadenza del Giubileo, in questo caso non c’è il rischio di perdere le assegnazioni finanziarie, c’è però la paura che, in assenza di determinate infrastrutture, si blocchi la offerta dei servizi di trasporto ed al tempo stesso si offra al mondo intero una cattiva immagine del nostro Paese. Anche in questo caso abbiamo assistito, finora, ad ampie assicurazioni su disponibilità finanziarie e sul completamento di opere essenziali come il prolungamento della Linea C fino a Piazza Venezia o l’adeguamento funzionale di importanti nodi ferroviari. Abbiamo anche appena letto comunicazioni del Sindaco Gualtieri che sono disponibili ingenti risorse ma sono sicuro, alla luce di un primo anno e mezzo di gestione fallimentare dell’attuale nuova Amministrazione, (a tale proposito un solo dato su 10 progetti solo uno è stato cantierato), che per il 2025 i pellegrini troveranno questa Roma con qualche albergo in più e forse con qualche sistemazione di assi stradali principali.

3. Per il 2026, invece, sono fiducioso nell’operato del Ministro Fitto e nella comprensione della Commissaria ai Trasporti della Unione Europea Valean e del Commissario Gentiloni nell’accettare il trasferimento di alcune opere nel Programma del Fondo Sviluppo e Coesione 2021 – 2027. Sembra assurdo ma sono sicuro che in questa operazione di trasferimento di alcune opere del PNRR in Programmi garantiti dal Fondo di Sviluppo e Coesione, il Governo troverà ostacoli rilevanti da parte delle Regioni del Sud, cioè delle Regioni cui va quasi l’85% di tali risorse. Quindi, sembra strano, ma il PNRR sarà utilizzato non per i 191 miliardi assegnati ma, al massimo, per 70 – 80 miliardi di euro; però questo triste risultato sarà supportato dalla speranza di poter almeno vedere completate opere determinanti per la riqualificazione della nostra offerta infrastrutturale negli anni successivi al 2026.

4. Il 2029 rappresenta, invece, una data davvero decisiva e, al tempo stesso, l’unica scadenza che vedrà congelare definitivamente sia le risorse destinate dal PNRR che quelle del Programma del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021 – 2027. Nel 2029, in realtà, terminerà l’ottimismo della speranza che sta caratterizzando gli attuali mesi e capiremo quanto sia stato irresponsabile non capire subito, sin dal 2015, sin dal 2020 che la Unione Europea non è un organo monocratico ma è un organo composto da più soggetti che non possono, per nessun motivo, regalare al nostro Paese risorse che non siamo stati capaci di spendere.

5. Per quanto concerne l’EXPO siamo ancora in fase di candidatura però faremmo bene a denunciare, sin da ora, che la squadra che gestirà gli interventi non ha nulla a che fare con quella che, in modo irresponsabile, ha gestito le risorse del PNRR, del PNC e del Fondo di Sviluppo e Coesione. Penso sia utile anche ricordare che sarà quasi obbligatorio tenere conto anche degli interventi che, per quella data, riguarderanno infrastrutture strategiche dell’intero Paese; mi riferisco alle reti stradali e ferroviarie e agli aeroporti.

Queste mie banali considerazioni penso però diventeranno riferimento portante dell’agenda che la Presidenza del Consiglio, attraverso la governance unica seguita dal Ministro Raffaele Fitto, dovrà gestire e monitorare con una dedizione ed un impegno che è mancato per oltre otto atti. La Presidente Meloni sa che non si possono più commettere errori.


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