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Due notizie buone con il solito intermezzo del  terzo incomodo: l’inflazione. Tema al centro anche del lungo vertice a Palazzo Chigi con le parti sociali. La premier ha annunciato la costituzione di un “osservatorio” sul potere di acquisto”. L’altra buona notizia è il fatturato dell’industria, nonostante una lieve scivolata (-0,3%), a marzo, secondo il report Istat pubblicato ieri, è cresciuto su base annua del 4,3% e del 6,5% nel trimestre gennaio-marzo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In flessione ad aprile i prezzi alla produzione dell’industria e delle costruzioni (-4,8% su  marzo e -1,5% rispetto al 2022) che potranno avere un impatto importante nell’azione di contenimento dell’inflazione. Non a caso, sempre ieri, la Meloni ha annunciato che le stime del def “saranno confermate o migliorate”.

LE CIFRE DEL FATTURATO

Tornando al fatturato, l’unico neo è il dato di marzo su febbraio, sintesi della flessione del mercato interno e di un aumento di quello estero. Anche considerando il trimestre gennaio-marzo su ottobre-dicembre 2022  il segno resta infatti positivo.

A livello tendenziale  gli aumenti maggiori premiano i beni strumentali. Analizzando i settori del manifatturiero le migliori performance sono dei mezzi di trasporto (+23%) e prodotti farmaceutici (22%). In buona posizione l’industria alimentare, bevande e tabacco con + 10,4%, ma è ancor  più performante il risultato nel trimestre sullo stesso periodo del 2022 con un balzo del 14,4%.

A spingere gli alimentari – dice Coldiretti – sono i consumi interni,  trainati dalla ristorazione, e le esportazioni, che nel primo trimestre 2023 centrano, con un aumento del 13,4%, un nuovo record dopo il massimo storico di 60,7 miliardi registrato lo scorso anno grazie a prodotti simbolo della Dieta Mediterranea come vino, pasta e ortofrutta fresca che salgono sul podio delle specialità italiane più vendute all’estero. 

Un risultato che, secondo l’organizzazione agricola, conferma il primato dell’agroalimentare made in Italy che lo scorso anno ha raggiunto un valore di 580 miliardi, qualificandosi così come la prima ricchezza dell’Italia, nonostante le criticità della guerra che ha innescato una spirale inflazionistica che ha colpito, dopo i beni energetici, quelli alimentari.

Codacons vede segnali preoccupanti nella flessione di marzo, che interessa soprattutto il mercato interno. L’associazione dei consumatori sottolinea la contrazione dello 0,3% dei beni di consumo che raggiunge -1,5% per quelli durevoli. «Numeri che riflettono le difficoltà attraversate dalla nostra economia, causate principalmente da un’inflazione ancora altissima, con prezzi alle stelle in tutti i settori che si ripercuotono sulla spesa interna e, quindi, sulla salute della nostra industria».   Da qui l’appello del Codacons al governo a calmierare i listini al dettaglio per difendere il potere d’acquisto delle famiglie.

L’Unione nazionale consumatori sottolinea l’andamento altalenante del fatturato ed evidenzia l’anomalia del dato congiunturale positivo in volume,  a fronte del segno meno in valore,  nonostante l’inflazione al galoppo, spiegata dal fatto che «il fatturato in volume si riferisce solo al manifatturiero e a precipitare sono invece le attività estrattive che crollano del 21,4% su marzo 2022».

Le associazioni dei consumatori tornano a mettere il dito nella piaga del caro prezzi, così come giorni fa aveva fatto Coldiretti sottolineando il taglio del 4,7% delle quantità dei prodotti alimentari acquistati dalle famiglie, costrette a spendere il 7,7% in più. Con il rischio, denunciato da Confesercenti, di «bruciare in tre anni 10 miliardi di potere d’acquisto delle famiglie».

PREZZI ALLA PRODUZIONE

In attesa oggi della stima preliminare dei prezzi al consumo, un segnale positivo su questo fronte arriva dal calo in aprile dei prezzi alla produzione dell’industria e delle costruzioni del 4,8% su base mensile e dell’1,5% su base annua (+3,7% a marzo).

Sul mercato interno, precisa l’Istat, i prezzi  sono scesi del 6,5% su marzo e del 3,5% su base annua, mentre su quello estero  flette solo il dato mensile (-0,1%), mentre sul 2022 si registra un incremento del 3,3% (+2,7% nell’area euro, +3,7% non euro). Ancora più accentuato il calo registrato nel trimestre febbraio-aprile rispetto ai tre mesi precedenti: -7,7%. Nel commento l’Istat dice che «i prezzi alla produzione dell’industria segnano il quarto decremento congiunturale consecutivo, per altro marcato, e per la prima volta, dopo oltre due anni di crescita, flettono su base annua. Alla dinamica deflattiva contribuiscono i forti ribassi sul mercato interno dei prezzi di fornitura di energia elettrica e gas. Al netto della componente energetica, i prezzi sono stazionari su base mensile e crescono su base annua del 4,2% (da +6,2% di marzo)».

Analizzando i settori di attività resta positivo l’andamento dei prezzi delle industrie alimentari sia sul mese (+0,2%) che relativamente al  tendenziale (+9,2%), del tessile, dei computer e prodotti elettronici, di riparazione e installazione macchine e apparecchiature, raccolta, trattamento e fornitura d’acqua. Per altri settori come l’industria del legno, carta e stampa, prodotti farmaceutici, articoli in gomma e plastiche, il rialzo è solo rispetto ad aprile 2022. Crollo della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (-20,6 su marzo e -21,3% rispetto al 2022). Se  il calo dei prezzi rimbalzerà sul consumo si potrà sperare in un raffreddamento dell’inflazione.

ALLARME AGROALIMENTARE

Un dato allarmante resta quello dell’agroalimentare, dove i listini alla produzione continuano  a essere di segno positivo. Si tratta di un settore fortemente legato alla produzione primaria, da mesi nell’occhio del ciclone. Prima la siccità che ha pesantemente colpito aree come la Pianura padana dove si realizzano molte produzioni strategiche del made in Italy a tavola. Poi  le bombe d’acqua. A parte la catastrofe dell’ Emilia Romagna dove sono finite sott’acqua migliaia di  aziende agricole con tutto il prezioso patrimonio di raccolti, in una delle aree più agricole dell’Italia con una produzione lorda vendibile di circa 1,5 miliardi, il maltempo  ha colpito per mesi a macchia di leopardo tutto il Paese. Tagliando così sia i prodotti freschi sia quelli destinati alla trasformazione, appesantendo i bilanci delle famiglie, delle aziende agricole e delle imprese di trasformazione.

All’obiettiva situazione di difficoltà si sono aggiunti  fenomeni speculativi che hanno allertato Mr Prezzi, con l’ apertura di indagini sulla formazione dei prezzi per  la pasta, ma anche per gli alimenti destinati all’infanzia. Ed è questo uno dei fronti su cui oggi non si può abbassare la guardia.


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