X
<
>

L'incontro tra Biden e Netanyahu

Share
3 minuti per la lettura

AL 33ESIMO giorno consecutivo di conflitto tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas, emerge con sempre maggiore evidenza una divergenza di opinioni tra l’amministrazione degli Stati Uniti, guidata dal presidente Joe Biden, e il governo israeliano del premier Benjamin Netanyahu. In particolare, i due si trovano schierati su posizioni opposte a proposito del futuro della striscia di Gaza dopo la guerra e di un cessate il fuoco nell’exclave palestinese. A proposito di quest’ultimo tema, Biden ha chiesto a Netanyahu di acconsentire a una pausa di tre giorni alla guerra nella striscia di Gaza per permettere il rilascio degli ostaggi catturati da Hamas.

Secondo alcune fonti anonime del portale di informazione “Axios”, le autorità di Washington sarebbero in contatto con le controparti in Israele e in Qatar. Da parte sua, Netanyahu avrebbe tuttavia detto di non fidarsi delle parole di Hamas e di non credere che il movimento palestinese sia pronto ad accettare un accordo per la liberazione degli ostaggi. A proposito del futuro dell’exclave palestinese dopo il conflitto, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha dichiarato che la rioccupazione di Gaza da parte di Israele “non è una buona idea” e che gli Stati Uniti continueranno a discutere di questo con il governo dello Stato ebraico. Biden “ritiene ancora che la rioccupazione di Gaza non sia una cosa buona per Israele”, ha detto Kirby commentando le parole di Netanyahu, secondo cui Israele si occuperà della sicurezza nella striscia di Gaza “per un periodo indefinito” di tempo una volta conclusa la guerra contro Hamas.

Durante la conferenza stampa a conclusione della sua partecipazione alla ministeriale Esteri del G7 a Tokyo, in Giappone, anche il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha ribadito che Gaza non può continuare a essere amministrata da Hamas, perché verrebbe utilizzata come base per nuovi attacchi come quelli dello scorso 7 ottobre, ma non può nemmeno essere nuovamente occupata da Israele. Il ministro dell’Istruzione israeliano, Yoav Kisch, appartenente al partito di centrodestra Likud, ha peraltro dichiarato di non escludere uno scenario in cui Israele costruisca insediamenti nella striscia di Gaza. Il ministro ha affermato che Israele non potrà lasciare la striscia subito dopo la fine dei combattimenti, ma ha anche specificato che, secondo lui, il Paese non è interessato a controllare Gaza a tempo indeterminato.

Nel 2005, 21 insediamenti israeliani nell’enclave palestinese erano stati smantellati e all’esercito israeliano era stato ordinato di evacuare l’area. L’allora primo ministro israeliano, Ariel Sharon, adottò un piano di disimpegno unilaterale per rimuovere tutti gli abitanti israeliani dall’exclave palestinese e da quattro insediamenti nella Cisgiordania settentrionale. Martedì 7 novembre, il Consiglio nazionale per la pianificazione e l’edilizia di Israele ha approvato un piano per stabilire una nuova comunità chiamata “Hanon” vicino alla striscia di Gaza. All’interno dello stesso mondo politico israeliano ci sono divergenze sul tema dell’occupazione di Gaza. Il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, ha infatti espresso la sua contrarietà all’idea di un’occupazione a lungo termine dell’exclave palestinese, poiché comporterebbe ulteriori responsabilità finanziarie per Israele.

Lapid ha proposto che sia l’Autorità nazionale palestinese (Anp) guidata da Mahmoud Abbas a prendere il controllo della striscia dopo la fine del conflitto con Hamas, aggiungendo che l’Anp è l’unico organismo in grado di prendere il controllo di Gaza e che lo farà dopo aver “sconfitto il gruppo Hamas”, che detiene il potere dal 2007. Lapid, tuttavia, ha spiegato che l’esercito israeliano dovrebbe avere il controllo sulla sicurezza a Gaza, anche se solo per un breve periodo, al fine di garantire l’incolumità degli israeliani negli insediamenti che circondano l’exclave palestinese. Lapid ha anche menzionato che, secondo la sua proposta, l’esercito israeliano dovrebbe garantire la sicurezza a Gaza, almeno per un breve periodo, per proteggere gli israeliani negli insediamenti circostanti la striscia palestinese.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE