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IL GOVERNO continuerà a intervenire per proteggere il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese. Ieri il Cdm ha dato il via libera a un “rinnovato” decreto taglia-bollette, “altri provvedimenti arriveranno in luglio”. La prossima settimana, o al più tardi quella successiva ci sarà un incontro con le parti sociali, sindacati e confederazioni imprenditoriali, e sul tavolo c’è anche il cuneo fiscale.

“Dovremo trovare gli strumenti più adeguati” per far fronte alle emergenze, “non lo faremo da soli”. Al termine del Consiglio dei ministri Mario Draghi, fa il punto sulle sfide che attendono il governo e il Paese: la guerra in Ucraina, la crisi energetica, l’attuazione del Pnrr, la siccità. “E’ un momento di grande impegno – dice – occorre essere tutti insieme e trovare le risposte: sulle intenzioni del governo non ci sono dubbi, il momento sarà la legge di Bilancio, sugli strumenti ne discuteremo con tutti”. Sul fronte caro energia, intanto, il premier registra nuovi passi avanti sul price cap sul gas: cita una dichiarazione rilasciata da poco del presidente Biden “sull’importanza di avere un tetto al prezzo petrolio, che probabilmente porterà al tetto per il prezzo del gas. Perché – sostiene – è molto più facile avere un tetto al prezzo del gas che a quello del petrolio. Nel testo finale del comunicato (del G7, ndr) si richiama quest’esigenza che non era tanto scontato ci fosse”.  

Draghi presiede un Cdm “urgente”: all’odg c’è il rinnovo delle misure per contenere i rincari, in scadenza giusto ieri: senza l’ok dei ministri – sottolinea – “ci sarebbe stato un disastro. I cittadini avrebbero ricevuto bollette con rincari fino al 30, 40%”. E il 30 giugno è anche la data limite per l’approvazione dell’assestamento di bilancio. Spiga così il rientro anticipato, mercoledì, da Madrid dov’era in corso il vertice Nato, spostando quindi in secondo piano le fibrillazioni nella maggioranza e le tensioni il capo dei 5 Stelle, Giuseppe Conte. Rende, anzi, merito alla maggioranza per “i risultati importanti dell’azione di governo”, tra cui c’è il conseguimento di tutti i 45 obiettivi del Pnrr in calendario per il primo semestre del 2022 che valgono un assegno da 21 miliardi, al netto dell’anticipo incassato in agosto. “L’Italia finora ha rispettato tutte le scadenze previste dal piano ed è un segnale direi essenziale per la serietà e la credibilità del Paese. Stiamo già lavorando per le scadenze di dicembre”, afferma ringraziando quanti – ministri, Parlamento, enti territoriali – “hanno il merito di rendere l’Italia più moderna, più efficiente, più equa”.

Tra le prossime sfide da affrontare c’è l’emergenza siccità che ha colpito il Centro Nord: “Nel bacino padano – rileva il premier – si tratta della crisi idrica più grave degli ultimi 70 anni, secondo l’analisi dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po”. La “latitanza” della pioggia, sì, ma c’è soprattutto la rete idrica colabrodo dietro l’emergenza, insieme alla mancata manutenzione e al mancato coordinamento tra la pluralità di enti proposti alla gestione dell’acqua. Bisogna varare un “grande piano dell’acqua”, sostiene Draghi, stanziando risorse aggiuntive rispetto ai 4 miliardi già previsti nel Pnrr. Da lunedì, intanto, il governo è pronto ad approvare i piani di emergenza delle Regioni, con l’Emilia Romagna a fare da apripista.

Di emergenza in emergenza. C’è la sicurezza energetica da preservare e la strada passa per l’accelerazione degli stoccaggi che – dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, sono al 57% rispetto all’obiettivo del 90% fissato per novembre. E per raggiungerlo il nuovo dl “arruola” anche il Gse nell’operazione “scorte”. “Stiamo riformando completamente l’assetto energetico del Paese. Le diversificazioni dei fornitori di gas sono il primo passo: via dalla Russia e non dipendere da un solo fornitore”, afferma Draghi evidenziando che la “dipendenza da Mosca “è scesa dal 40 al 25% già quest’anno”. Si continua ad accelerare sulle rinnovabili, rimuovendo gli ostacoli burocratici ancora sul terreno.

Quanto alla possibilità di aumentare l’estrazione del gas sul territorio nazionale, il governo ne discuterà nelle prossime settimane, ma, chiarisce il premier, “se si percorre questa strada si va a sostituire le importazioni, non ad aumentare il consumo di gas perché la strada è tracciata”, ed è quella di un aumento delle rinnovabili. Ieri il governo, intanto, è intervenuto nuovamente per frenare la corsa dei prezzi energetici, sempre più “folle” dopo i tagli alle forniture verso l’Europa da parte di Mosca. “Proroghiamo l’azzeramento degli oneri di sistema per famiglie, negozi e piccole imprese, abbattiamo l’Iva e rafforziamo il bonus sociale, interveniamo per incrementare lo stoccaggio di gas naturale con la connessione di prestiti alle imprese di settore”: il premier sintetizza così le misure contenute nel decreto Bollette “rivisitato” rispetto al testo approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri, a partire dalla dote che scende da 3,27 a 3,044 miliardi. Il provvedimento, arrivato sul tavolo di Palazzo Chigi con due articoli in più rispetto alla precedente versione – 8 invece di 6 – conferma quindi per il terzo trimestre 2022 l’azzeramento degli oneri di sistema nel settore elettrico e la riduzione dell’Iva al 5% per il gas e degli oneri generali di sistema.

Si dà una sforbiciata alle risorse per finanziare le misure (1.915 milioni contro 2.080 per l’elettricità, 292 milioni contro 470 per il gas), “compensata” con l’introduzione del fondo da 116 milioni per il bonus sociale. Che diventa retroattivo. Si prevede che “chi presenta la documentazione Isee in corso d’anno e ha diritto al bonus sociale per l’energia elettrica e il gas destinato ai cittadini economicamente svantaggiati e in gravi condizioni di salute otterrà il beneficio anche per i mesi precedenti, dall’1 gennaio, ottenendo lo sconto nella prima bolletta successiva oppure, se non possibile, un rimborso delle somme extra versate entro tre mesi”. Le soglie di reddito per accedere ai bonus sono 8 mila euro per il primo trimestre 2022, 12 mila per il secondo e terzo trimestre 2022. Si accorcia – da 8 a 3 mesi – il periodo di riferimento per l’applicazione della tassazione sull’extragettito delle aziende del gas, da cui viene esclusa la quantità destinata allo stoccaggio. Da ottobre a dicembre le imprese dovranno versare un contributo alla Cassa per i servizi energetici e ambientali (CSEA) pari al 10% della differenza – se positiva – tra costo medio efficiente del mercato definito dall’Arera (la componente CMEM) relativo alla vendita al dettaglio di gas attraverso reti urbane e il prezzo medio di importazione nel mese in questione (ovvero l’extragettito tra prezzi dei contratti pluriennali e prezzi di vendita attuali).

Per fronteggiare il ricatto di Putin sul gas, attraverso il taglio delle forniture all’Europa – Italia e Germania in primis – scende in campo anche il Gse, cui viene concesso un prestito di 4 miliardi per l’acquisto di gas naturale in modo da accelerare gli stoccaggi in vista dell’inverno. Sempre per agevolare il riempimento degli stoccaggi viene, poi, conferma la concessione delle garanzie Sace agli operatori di settore a corto di liquidità di fronte ai prezzi folli del mercato.


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